Fenomenologia di Mario Occhiuto (di Pasquale Rossi): “Uno di noi” al potere

di Pasquale Rossi

La vittoria di Donald Trump negli Usa nel 2016 era stata la conferma, definitiva, che viviamo in una temperie culturale, sociale e politica tragica nella quale gli incompetenti, gli incolti e i parvenus possono anche governare il mondo.

Il palazzinaro Trump, il globo, il comico Grillo, l’Italia sia pure alleandosi ora con la Lega ora col… Pd e, addirittura per 10 anni, l’architetto Occhiuto, Cosenza.

I tre hanno in comune una sfrenata ambizione, una sostanziale ignoranza dei complessi meccanismi del governo della cosa pubblica accompagnata da un’arroganza tracimante in volgarità, un’incrollabile convinzione di essere nel giusto e un violento disprezzo per le posizioni degli oppositori e, infine, un odio sociale nei confronti delle élites.

Le dichiarazioni di Grillo dopo la vittoria di Trump 5 anni fa gettavano, finalmente, luce sulla vera natura del suo movimento: i grillini, come il palazzinaro americano, erano e sono ancora i barbari (ipse dixit) che, dopo aver premuto sui confini dell’impero, hanno finalmente conquistato Roma, intrallazzando anche loro col potere costituito.

La loro è stata solo una lotta contro l’establishment, contro le élites socio-economiche, politiche e, soprattutto, culturali colpevoli di averli marginalizzati, ignorati e disdegnati. Li animava e li anima un sentimento di rivalsa e di rivincita da capopopolo, da Masanielli, sebbene ricchi o ricchissimi, che raccolgono intorno a loro una plebe un po’ barbarica, senza alcuna coscienza di classe, priva di istruzione e ciecamente rabbiosa contro l’establishment, contro i potenti che li hanno, finora, sfruttati, disprezzati, ridotti e tenuti ai margini. E con i quali ora governano a braccetto. Da Berlusconi a Draghi per finire a… Letta!

OCCHIUTO, UNO DI NOI, CONQUISTA IL POTERE

La parabola dell’ormai ex sindaco Occhiuto appartiene, a pieno titolo, a questa temperie culturale e politica nella quale ha vinto Trump e ha vinto Grillo.

A Cosenza ha stravinto, nel 2011 e nel 2016, proprio il miglior Masaniello calabrese che -pur facendo parte dell’establishment perché è stato un imprenditore e il presidente di un ordine professionale per più lustri- ha avuto l’abilità di farsi passare e percepire come “uno di noi”: una persona normale, oberata di debiti, una persona fuori dal sistema che mai si era occupata di politica.

Facendosi passare, per dieci lunghi anni, solo come “uno di noi”, un libero professionista prestato alla politica conquistando, pezzo per pezzo e clientela per clientela, un apparentemente piccolo, ma pervasivo, potere.

La lotta che ha finto di ingaggiare contro le vecchie, e colpevolissime, élites cosentine e calabresi lo aveva trasformato, ipso facto, in una sorta di icona popolare, populistica, agli occhi della ggente comune che s’era innamorata di lui e approvava qualunque cosa facesse, in qualunque modo la facesse, specie dopo 5 anni di immobilismo totale.

Occhiuto, di cose, ha iniziato a farne tante perché sapeva che la ggente, dopo anni di immobilismo, voleva che si facessero cose, non importa quali e come. Ha instaurato un rapporto diretto, emotivo, con la ggente grazie a, da una parte, un sistema clientelare raffinatissimo e, dall’altra, per mezzo di un gioco di specchi fasullo che suscita nella ggente un’empatica immedesimazione in lui, che glielo fa riconoscere come “uno di noi”. Il tutto veicolato grazie ad un uso sapiente e dispendioso dei social sui quali spadroneggia grazie a decine di trolls e fakes stipendiati che presidiano le pagine più frequentate, ma anche grazie a genuini fans.

Come Grillo, il comico straricco, che è diventato il capopopolo di un’immensa massa di plebe rabbiosa e irragionevole, Occhiuto, pur occupando una posizione di potere, è diventato il leader dell’antipolitica cosentina mentre il fratello è diventato il numero uno della massomafia calabrese grazie all’accordo col Pd che ha restituito Cosenza ai delinquenti che c’erano prima.

È questo il motivo per il quale il M5Stelle a Cosenza in pratica non esiste, non presenta candidati eleggibili (neanche stavolta è riuscito ad eleggere uno straccio di consigliere), non prende voti: il vero, unico e inimitabile grillino in chief è stato proprio Occhiuto. Ha stravinto nel 2016 perché è stato lui ad essere diventato, a dispetto dell’enorme potere acquisito nei suoi primi lunghi cinque anni di potere, il campione dell’antipolitica che ha detto di avere contro i potenti ed i potentati politico-affaristici della città e ne è uscito vincitore con il voto della ggente.

E Occhiuto ha assecondato queste rozze pulsioni che vengono dal basso, facendo cose in maniera compulsiva e ossessiva senza badare al bene comune, senza porre attenzione al modo, senza tener conto delle regole.

luminarie Un ininterrotto profluvio di: guide turistiche contenenti errori marchiani, ma pagate decine di migliaia di euro, ridicole celebrazioni e feste alariciane che saranno ricordate solo per i soldi sprecati ed il disdoro (nazionale ed internazionale) di averle realizzate, volgari e costosissime luminarie in ogni dove, allargamenti, distruzioni e rifacimenti continui di marciapiedi, deturpazioni architettoniche di piazze e piazzette e persino del Viale Parco intitolato a Giacomo Mancini, stagioni teatrali da strapaese, manifestazioni artistiche di infimo livello, ristrutturazioni di monumenti, come il Castello, da denuncia penale, totale e colpevole incuria del centro storico che nel frattempo è sempre più in pezzi, progettazione di un museo (quello di Alarico, per 7 milioni di euro) per costruire un ennesimo contenitore senza contenuti, che non vedrà mai la luce, et cetera et cetera.

Il nostro eroe, insomma, è riuscito a conquistarsi una credibilità popolare basata su un attivismo frenetico, dispendioso e inconcludente, adottato per ottenere il facile e immediato consenso della ggente… 

1 – (continua)