Fincalabra, riuscirà Robertino a trovare un posto nel Cda a Daffinà anche se è stato condannato?

Tutti conoscono la grande amicizia sbandierata ai quattro venti tra Tonino Daffinà, il faccendiere per eccellenza – ufficialmente commercialista – della massomafia vibonese e Roberto Occhiuto. Amicizia quasi ventennale, risalente addirittura ai (bei) tempi del Ccd quando ancora giovani e… belli sgambettavano insieme a Pierferdi nelle verdi praterie del malaffare. Rapporto molto stretto il loro. Inevitabile che Robertino debba suggellarlo con qualche nomina di sottogoverno. Hanno provato subito con la moglie, Marina Patrizia Petrolo, segretaria comunale in servizio a Mileto, nominata poco dopo Natale (il 27 dicembre aumm aumm) vice capo gabinetto. Ma il piano è andato in fumo perché il Ministero non ha fatto arrivare il nulla osta: niente da fare.

Robertino allora ha pensato al ruolo di segretario della giunta per il suo caro amico Tonino ma anche in questo caso qualcosa è andato storto e così Daffinà s’è trovato fuori dal concorso per mancanza dei requisiti. Mannaia.

Daffinà non solo non è uno stinco di santo, ma è nominato da vari pentiti addirittura negli atti del maxi processo Rinascita Scott (http://www.iacchite.blog/calabria-2020-antonino-daffina-il-commercialista-delle-cricche-dai-cinghiali-ai-cazzari/) anzitutto come elemento di spicco della massoneria che conta e di conseguenza come persona vicina ai Mancuso e nei ruoli pubblici che ha assunto in passato grazie agli Occhiuto non ha mai mancato di fare danni penali e contabili.

Uno di questi è quello combinato all’Aterp di Vibo Valentia per l’acquisto di un immobile. Affare per il quale è in corso un processo penale mentre quello della Corte dei Conti si è concluso con condanne in primo e secondo grado. In particolare il Daffinà è stato giudicato così dalla Corte dei Conti in Appello “… condanna il Daffinà nella misura pari ad € 70.000,00 per l’ulteriore posta contestata, oltre agli interessi legali dal deposito della sentenza al soddisfo”.

Oggi ci troviamo però con un’altra illegalità commessa da Daffinà. Infatti lo ritroviamo in tutti gli elenchi per gli incarichi che deve assegnare il Consiglio Regionale. In particolare Daffinà sarebbe destinato al Consiglio d’Amministrazione di Fincalabra. Ma c’è un problema…

Per essere inseriti negli elenchi i candidati hanno dovuto presentare una domanda corredata da una autocertificazione nella quale dichiarano “di non essere stato/a condannato/a, anche con sentenza non passata in giudicato, per uno dei reati previsti dal Libro II, Titolo II, del Capo I Codice Penale “Dei delitti dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione” e “di non aver riportato condanne nei giudizi di responsabilità contabile e amministrativa per danno erariale” .

Quindi, caro Daffinà, hai dichiarato il falso e il Consiglio Regionale complice non ha controllato la tua dichiarazione perché non c’è opposizione e quelli del Pd, a partire da lady Truffa al secolo Amalia Bruni ed Ernesto Alecci, gran pagliaccio del circo di Soverato. Un altro falsario della banda Occhiuto&Pd-P2.