Giustizia alla cosentina: il furbo Luberto, la polizia corrotta e il pentito Cavaliere

Luberto

Stiamo riproponendo ai nostri lettori gli atti dell’ispezione ministeriale del 2005 alla DDA di Catanzaro e al Tribunale di Cosenza svolta dal magistrato Otello Lupacchini e chiesta da Eugenio Facciolla. Ne emerge un quadro allucinante e, in particolare, un magistrato, Vincenzo Luberto, fa davvero di tutto per screditare e danneggiare il collega Facciolla utilizzando in maniera a dir poco spregiudicata anche le forze di polizia.

LA GUERRA LUBERTO-FACCIOLLA (https://www.iacchite.blog/toghe-e-veleni-la-guerra-luberto-facciolla/)

LE SOFFIATE IN CARCERE (https://www.iacchite.blog/giustizia-e-veleni-le-soffiate-in-carcere-sul-blitz-di-facciolla/)

I VELENI E LA TALPA (https://www.iacchite.blog/i-veleni-di-luberto-e-degli-avvocati-cosentini-contro-facciolla-il-processo-twister-e-la-talpa/)

Il collaboratore di giustizia Giorgio Cavaliere, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia nel procedimento cosiddetto Twister, chiede di essere sottoposto ad interrogatorio.

L’interrogatorio in questione viene assunto il 14 dicembre 2004 dal dottor Eugenio Facciolla e dal dottor Minisci (sostituto procuratore di Cosenza, applicato alla DDA), codelegati alla trattazione del procedimento, avente ad oggetto episodi di riciclaggio dei proventi di attività usurarie.

Come risulta dalla trascrizione della registrazione dell’interrogatorio, il Cavaliere, assistito dai difensori, dopo aver ricevuto gli avvisi e le informazioni di rito, narra vicende riguardanti prestiti, assegni e rapporti tra vari soggetti, affermando di aver consegnato tutta la documentazione in suo possesso (fotocopie di assegni, appunti e così via) al dottor Luberto, che lo aveva più volte interrogato dal 2002.

LE PRESSIONI DI FERACO E CIVITELLI, IL DOPPIO GIOCO DI LUBERTO E IL SOLITO DODARO

Cavaliere asserisce di aver subito sin dall’inizio pressioni da parte del suo difensore, l’avvocato Feraco, il quale lo aveva insistentemente invitato a collocare in un contesto mafioso i fatti che andava riferendo, nonostante che Cavaliere avesse negato che i vari episodi fossero riconducibili ad un gruppo mafioso.

Il dottor Luberto, dal canto suo, travisava le dichiarazioni di Cavaliere al momento di verbalizzarle, così che alcune dichiarazioni assumevano una valenza accusatoria che superava o addirittura contrastava con quanto Cavaliere aveva inteso dichiarare.

Il solito Dodaro
Il solito Dodaro

Cavaliere prosegue lanciando gravi accuse anche nei confronti dell’avvocato Civitelli, nominato al posto dell’avvocato Feraco su sollecitazione del dottor Stefano Dodaro (all’epoca dirigente della squadra mobile di Cosenza) asserendo, in sostanza, di aver subito pressioni anche da tale difensore, che prima degli interrogatori gli indicava il soggetto del quale avrebbe dovuto parlare, lo invitava a reperire qualche assegno a riscontro delle dichiarazioni che avrebbe dovuto rendere e gli forniva un “riassunto” delle dichiarazioni stesse che Cavaliere trascriveva per poi leggerle nel corso dell’interrogatorio.

Ad un certo punto, il dottor Facciolla domanda: “Ma per queste cose, scusatemi, avete chiesto di parlare con chi?”. Il dottor Minisci interviene affermando che l’interrogatorio può concludersi, avendo Cavaliere reso i chiarimenti che intendeva fornire in merito alle vicende relative agli assegni e, in generale, in merito all’operazione Twister, alla quale si riferiva l’avviso di chiusura delle indagini, mentre le “altre cose” riguardavano un altro procedimento.

Cavaliere, poi, in modo quantomai confuso, dichiara di voler porre rimedio alle false accuse, ma di avere timore delle conseguenze di una ritrattazione.

Sia Facciolla che Minisci lo sollecitano ripetutamente a farsi interrogare dal magistrato titolare del procedimento nell’ambito del quale sono state rese le dichiarazioni, per chiarire i fatti. Cavaliere, poi, riprende a riferire di rapporti di usura che, dal tenore delle dichiarazioni stesse e dagli interventi dei magistrati, sembrano riferirsi al processo Twister.

In data 11 gennaio 2005, il dottor Facciolla trasmette al procuratore Lombardi la trascrizione dell’interrogatorio di Cavaliere “per le sue valutazioni e per l’eventuale trasmissione all’Autorità giudiziaria di Salerno competente”. Ai fini del coordinamento, trasmette l’atto anche al coordinatore e al dottor Luberto, titolare del procedimento Azimut, al quale si riferiscono le pressioni, le manipolazioni e le false dichiarazioni denunciate da Cavaliere.

“E’ appena il caso di rilevare – scrive il magistrato ispettore Otello Lupacchini – che la trasmissione al procuratore della documentazione relativa all’interrogatorio, per l’eventuale trasmissione all’autorità giudiziaria di Salerno, non solo è corretta ma addirittura doverosa, poiché è ragionevole pensare che sia stato commesso un illecito da parte del dottor Luberto o, in suo danno, da parte di Cavaliere. Va sottolineato, poi, che il dottor Facciolla non ha espresso alcuna valutazione in merito all’attendibilità o meno di quanto dichiarato da Cavaliere.

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LUBERTO RIGIRA LA FRITTATA

“Il 17 gennaio 2005 il dottor Luberto, riscontrando le richieste del procuratore e del coordinatore della DDA, trasmette documentazione unitamente ad una nota con la quale afferma che le dichiarazioni rilasciate dal Cavaliere sono pienamente riscontrate dalla documentazione acquisita, dagli esiti delle intercettazioni e dalle dichiarazioni rese dalle parti offese, ragion per cui non può prestarsi credito alle affermazioni da lui rese nel corso dell’interrogatorio del 14 dicembre 2004 nel procedimento Twister.

Riferisce inoltre che Carolina Peluso, un mese prima dell’interrogatorio di Cavaliere, aveva spontaneamente dichiarato di essere stata contattata da Cavaliere, il quale si era offerto di ritrattare le accuse nei confronti dei suoi fratelli in cambio di assistenza legale ed economica”.

Non solo. “Il dottor Luberto conclude adombrando sospetti nei confronti del collega Facciolla, sostenendo che nell’interrogatorio non vi era alcun riferimento ai fatti per i quali lo stesso Facciolla procedeva e definendo “strano” che Cavaliere avesse deciso di rendere le dichiarazioni di cui sopra proprio al dottor Facciolla, il quale in precedenza lo aveva fatto trasferire dal carcere di Palmi a quello di Paola impedendo l’attività di intercettazione che Luberto intendeva eseguire presso il carcere di Palmi”.

LUPACCHINI SMASCHERA LUBERTO

Il magistrato ispettore Otello Lupacchini ha quasi gioco facile a smontare l’ardita e improbabile ricostruzione di Luberto.

“Per amore di precisione, è facile osservare che dal verbale di spontanee dichiarazioni rese dalla Peluso alla sezione di polizia giudiziaria-Guardia di Finanza di Cosenza il 12 novembre 2004 non risulta affatto che Cavaliere avesse chiesto un aiuto economico in cambio della ritrattazione. Risulta invece che Cavaliere, nel corso di una conversazione telefonica intrattenuta con la Peluso (unico contatto avvenuto tra i due), si mostrò preoccupato e, piangendo, le disse di avere falsamente accusato i fratelli di lei e di essere intenzionato a ritrattare le accuse.

A tale scopo le chiese di aiutarlo trovando un buon avvocato per concordare modi e tempi della ritrattazione. Nessuna menzione di compensi di alcun genere…

Detto verbale risulta consegnato personalmente al dottor Luberto il 15 novembre 2004…”.

LE STRANEZZE DELL’ISPETTORE CICIARELLO E DEL SOLITO DODARO

“Vi è poi un’annotazione di servizio della squadra mobile di Cosenza, anch’essa datata 15 novembre 2004, nella quale l‘ispettore capo Vincenzo Ciciarello (arrestato qualche mese fa e del quale ci occuperemo ancora, ndr) attesta di aver contattato la Peluso e di aver avuto con lei “un colloquio finalizzato alla verifica di quanto la stessa aveva precedentemente verbalizzato” in merito al contatto avuto con Cavaliere. Ed è singolare che le dichiarazioni rese dall’indagata Peluso all’ispettore Ciciarello siano state da questi riferite in una annotazione di servizio e non siano state invece verbalizzate, senza contare l’irritualità del “colloquio” (chiamiamolo così, ndr) con una indagata.

E’ curioso poi che le dichiarazioni stesse contrastino in parte – per ciò che attiene allo svolgimento della vicenda e al luogo – con quelle contenute nel verbale di spontanee dichiarazioni ritualmente redatto dalla Guardia di Finanza e sottoscritto dalla Peluso…”.

“Comunque – riattacca Lupacchini -, neppure in detta annotazione vi è menzione di una richiesta, da parte del Cavaliere, di un compenso per la ritrattazione. E’ davvero strano, infine, che la citata annotazione del 15 novembre 2004, unitamente alla missiva di accompagnamento sottoscritta dal dirigente della squadra mobile Stefano Dodaro e recante la data del 16 novembre 2004, sia stata consegnata al destinatario dottor Luberto, sempre personalmente, con un ritardo di oltre due mesi (26 gennaio 2005), dopo che era scoppiato il caso Cavaliere.

LUBERTO IL TRAVISATORE

“Stranezze a parte – osserva Lupacchini -, ciò che balza agli occhi è il travisamento dei fatti da parte del dottor Luberto, il quale, come si è detto, nella nota del 17 gennaio 2005 diretta al procuratore e al coordinatore della DDA, ha dichiarato che Cavaliere si era offerto di ritrattare le accuse nei confronti dei fratelli Peluso “in cambio di assistenza legale ed economica”…

Il fatto che Luberto abbia riferito una circostanza non rispondente al vero e idonea di per se a screditare l’eventuale ritrattazione di Cavaliere, il fatto che detta circostanza sia insussistente induce a dubitare della correttezza del magistrato o, nella più benevola delle ipotesi, della sua capacità di valutare i fatti attenendosi ai dati concretamente risultanti dagli atti…”.

Della serie: o è in malafede o è incapace! E abbiamo detto tutto.

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