Giustizia nel caos. Robespierre vs “Sistema Palamara”

di Lucia Spadafora

Fonte: Adesso Parlo Io (adesso parlo io)

La necessità di contrastare l’assolutismo monarchico e la sua peculiarità a ricondurre ad un unico soggetto sia il potere di emanare che di applicare le leggi, fu la spinta che diede il via alla rivoluzione a tutela delle garanzie di libertà e della separazione del potere giudiziario dagli altri poteri dello Stato.
Si privilegiava la difesa del diritto contro l’abuso del potere a tutela delle libertà individuali.
Così il giusnaturalismo paventò la necessità di essere “assistito” dal giuspositivismo al fine di limitare al massimo la discrezionalità del giudice in materia decisionale.L’introduzione di norme positive nell’assetto giurisdizionale di uno Stato rispondeva alla esigenza di garantire certezza, imparzialità, autonomia nelle decisioni ambito del diritto penale, la separazione del potere giuridico dagli altri poteri dello Stato ed inoltre a garantire la riduzione ad uno, dei possibili casi di sillogismo.

Per gli illuministi ed i giuspositivisti, anche la remota possibilità che nella valutazione di un fatto a rilevanza penale ci si possa ricondurre a più di un sillogismo, rappresenta una reale minaccia alla garanzia di imparzialità ed indipendenza del giudizio espresso dal giudice a tutela dei diritti e libertà individuali inviolabili.
Tutto il sistema giuridico penale moderno, affonda le sue radici in questa rivoluzione filosofico-giuridica che ha condotto alla definizione e proclamazione dello Stato di Diritto. Un concetto di estremo valore e garanzia per ogni individuo assoggettato e non, al Contratto Sociale.

Ma cosa esprimono questi concetti di giusnaturalismo, giuspositivismo, sinallogia e Contratto Sociale?Sono ciò su cui si basa il riconoscimento dei diritti naturali inviolabili sanciti nelle carte costituzionali degli stati moderni, ed allo stesso tempo ciò che costituisce il baluardo a difesa di questo Santo Graal.
La filosofia del diritto, nel raggiungimento dell’apice della sua evoluzione, ha voluto attribuire una scientificità alla comminazione delle pene che riducono le libertà individuali, in quanto in virtù del Contratto Sociale su menzionato, viene riconosciuto che ogni individuo è disposto a cedere il minimo possibile delle stesse libertà individuali per il raggiungimento del fine comune e di riflesso viene sancito il diritto di punire.Ogni erosione superflua di queste libertà in nome della giustizia, rappresenta esclusivamente un abuso. 

Questo stabilivano i massimi esponenti del pensiero illuminista che diedero inizio ad una rivoluzione epocale indiscussa tutt’oggi, e difesa a spada tratta da ogni sostenitore dello Stato di Diritto.
In Italia stiamo assistendo con Palamara e company, ad un disconoscimento di questi valori rivoluzionari illuministi nei quali ci si aspetterebbe si riconoscessero essendo alla base del nostro Ordinamento.
Il vergognoso mercimonio, tra potere e giustizia da parte del potere giuridico italiano in pieno sdegno degli alti valori fondanti dello Stato che rappresenta, è la riproduzione di uno scenario ante rivoluzione illuminista.
Le bande di magistrati e giudici assoggettati al potere politico (quelle che Palamara faccia da tonno, definisce impunemente “correnti) che scorrazzano sottobraccio per i corridoi dei tribunali e delle procure italiane come fossero i padroni del mondo, sono delle organizzazioni anti-stato e sovversive che identificano il procedimento penale (diritto) con l’atto politico (forza).

In uno scenario simile, l’interpretazione delle leggi dipende dagli “umori” di un piccolo giudice di cui non è dovuto sapere e dal cui arbitrio la legge non può proteggere.
Giuliano Vassalli sosteneva che “ogni qualvolta si lascia il terreno della legge (vorremmo poter dire il terreno sicuro della legge) per un metro anche solo parzialmente diverso, come il richiamo a superiori principi di giustizia, o simili, ci si mette nelle mani di un giudice e della sua interpretazione”. 

Così assistiamo che in certi tribunali (non parlo certo di Catanzaro, sia chiaro…), certi personaggi (non parlo di Gratteri e compagnia, sia altrettanto chiaro…) forti dello strapotere che rappresentano, portati in auge da queste “correnti” e che sono stati nominati ormai è chiaro a tutti come, esercitano impunemente e senza vergogna atti di forza ed intimidazione nei confronti dell’organo giudicante anche il giorno della pronuncia della sentenza, con il massiccio impiego di forze di polizia in tutti gli abiti possibili (in borghese, antisommossa, polizia, carabinieri, finanza, penitenziaria) come a dire “noi siamo qui e guarda in quanti siamo. Se sgarri sono xxxxx tuoi”. Riuscireste a trovare voi una definizione per questi atti che sia diversa da quella di “atto di intimidazione mafiosa”?
Ma non solo, queste bande di sovversivi anti-Stato, sono riusciti ad eludere agli occhi del popolo i principi fondamentali su cui si basa lo Stato stesso e convertire la forma democratica con la tirannia. Hanno eroso completamente il principio della legalità riconosciuta nella riserva assoluta di legge sostituendolo con il principio del libero convincimento del giudice, rimettendo cioè all’interprete il reale contenuto offensivo del fatto.

Queste bande di sovversivi anti-Stato hanno annientato i capisaldi del diritto penale moderno: il compito del diritto penale che non è quello della promozione dell’etica, della morale o di una corrente, ma quello della salvaguardia laica della sicurezza sociale ed individuale; il principio della estrema razio della pena (la comminazione della pena deve essere l’ultima ipotesi applicabile); l’equazione “miglior diritto penale=sistema repressivo estremo” non funge a conciliare il grado di efficienza del controllo sociale con il principio utilitaristico della massima libertà degli individui.
Il grado di depravazione di questo sistema mafiosissimo e sovversivo è tale da renderli immuni da ogni forma di provvedimento disciplinare, procedimento penale, da ogni forma di contestazione civile ma sonora. Restano tutti lì, adagiati sulle loro poltrone del potere, a comminare ergastoli bianchi a quelli per i quali le leggi si interpretano (s)favor rei seguendo indicazioni della corrente che criminalizza il popolo ed assolve ancor prima di un processo, i delinquenti mafiosazzi “correntisti”.
L’Italia con i Palamara, Lotti, Gratteri di turno, è caduta in uno dei periodi più scuri della sua storia ed il popolo dovrebbe rivendicare la propria sovranità.