Il Campo Lardo (di Marco Travaglio)

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Dopo un lungo e straziante travaglio in sala parto, Letta e Calenda – per gli amici “i Calettaz” – sono lieti di annunciare la nascita della gioiosa macchina da guerra che il 25 settembre perderà le elezioni. Archiviato il Campo Largo, in base al geniale principio che è meglio la certezza di perdere in pochi che il rischio di vincere in tanti, si passa al Campo Lardo. Infatti a dettar legge non è il leader con più seggi e consensi, ma con più chili. Il quale, dato al 3,6% da Pagnoncelli e al 7% da se stesso, avrà il 30% dei posti contro il 70 del Pd (dato al 23 da Pagnoncelli). E decide pure tutto il resto: gli alleati da cacciare dai collegi (Fratoianni, Bonelli, Di Maio, D’Incà, Crippa&C.), gli alleati da cacciare dall’alleanza (Renzi), il programma (l’Agenda Draghi, cioè una risma di fogli bianchi da far riempire a Confindustria, a partire dalla demolizione del Rdc e dell’ambiente) e la politica estera (contro l’“Italia alleata di Orbàn e Putin”). Letta, nell’alleanza, svolge le funzioni dell’Avis: dona sangue e porta i voti (si fa per dire).

Non potrà neppure insistere sull’idea (l’unica partorita in 16 mesi, infatti ripete sempre quella) della tassa di successione: siccome Draghi l’ha già sbeffeggiata, è fuori dall’Agenda omonima. Quanto alle quinte colonne di Orbàn e Putin, bisognerà rimpatriare il gen. Figliuolo, inviato in marzo da Draghi (o dalla sua Agenda) in Ungheria per le manovre militari congiunte; e Gelmini&Carfagna dovranno cancellare dai social le lodi a Putin e le richieste di levare le sanzioni alla Russia per farla entrare nell’Ue, sennò Calenda chi lo sente. Chi sarà il premier indicato dal Campo Lardo non si sa, ma è inutile litigarci, tanto il premier (a parte Draghi e altre rarissime divinità) lo indica chi vince. Nel ’94 Occhetto non lo indicò e perse. Ma, per trovare un’alleanza astuta come questa, basta risalire al 2008, quando Veltroni candidò il falco confindustriale Calearo e il cilicio della Binetti: e, siccome la gente preferisce l’originale alle imitazioni, stravinse B.. C’è anche un tocco di humour: Calenda – più divisivo di Nancy Pelosi a Taiwan – pone il veto sui “candidati divisivi”. Lui, così unitario.

Spiace per Renzi, avviato verso un seggio sicuro a Riad (ma c’è ancora tempo per un ripescaggio). E soprattutto per Di Maio, che ha fondato due partiti in un mese: Insieme per il Futuro, per mettere al sicuro il governo Draghi e la sua poltrona, terremotandoli entrambi; e Impegno Civico, per mettere al sicuro qualche seggio per sé e i suoi draghetti, pregiudicandoli tutti. Ora Letta gli ha promesso un posto nel partito di Bibbiano per “diritto di tribuna”. Non sarà quella dello stadio San Paolo, ma sempre tribuna è.

Ps. Pare che Giorgia Meloni abbia allungato le vacanze fino al 24 settembre.