Il Cosenza e Guarascio: 10 anni sulle montagne russe e senza un “progetto”

Il 31 luglio 2003 la Figc sanciva la radiazione del Cosenza Calcio e la conseguente perdita non solo del patrimonio della Serie B ma anche la fine di un’era che era iniziata 15 anni prima, nel 1988, con la terza storica promozione tra i Cadetti e con 14 campionati nella seconda serie nazionale.

Sono stati anni maledetti: il disastro di Nicola Adamo ed Eva Catizone, incapaci di avviare un progetto serio, che hanno affidato il Cosenza ad avventurieri senza né arte e né parte. Addirittura i due Cosenza (Football Club e 1914) della stagione 2004-05, fino alla sparizione definitiva di entrambe le mostruose “creature” appena due anni dopo. Successivamente, due anni di rinascita (2007-2009) grazie all’operazione Rende e all’insediamento sul ponte di comando di Massimo Mirabelli con gli imprenditori del Tirreno, Damiano Paletta e Pino Chianello, con due campionati vinti consecutivamente e il ritorno in Serie C. Ma dietro l’angolo si nascondeva l’ennesima beffa e così, nell’anno del Signore 2011, ci siamo ritrovati davanti l’ennesimo fallimento e la prospettiva di ricominciare daccapo.

E’ a questo punto che entra sulla scena Eugenio Guarascio, deus ex machina della raccolta dei rifiuti con la sua “Ecologia Oggi”, spinto proprio in virtù dell’appalto milionario e ricco della monnezza dal sindaco Occhiuto a prendere in mano la fatidica “patata bollente” del Cosenza Calcio appena fallito nella terribile Serie D come volgare merce di scambio. Guarascio è un imprenditore molto particolare sotto il profilo caratteriale: restio ai voli pindarici, sempre con i piedi per terra e “attaccato” tremendamente alla pulizia dei conti. Non è stato facile uscire dall’inferno della Serie D. Due campionati “disgraziati”, nel corso dei quali si è consumata una guerra aperta con Stefano Fiore e Aristide Leonetti. Il Campione cosentino riteneva, a ragione, che Guarascio non fosse ancora pronto per buttarsi nel business del calcio e glielo ha sempre detto a muso duro provocando situazioni al limite del surreale, come l’esonero di Patania e il suo successore Tommaso Napoli decisi dal presidente e non dal direttore sportivo. Fiore insisteva sull’esigenza di dare una “casa” alla società dove poter creare un Centro sportivo e una scuola calcio come fanno tutte le società serie del mondo, ma non c’è stato verso. La vittoria nei playoff ad Arezzo sembrava potesse determinare il “miracolo” del ripescaggio e invece niente: un’altra stagione di guerre interne. Ma stavolta lassù qualcuno ha strizzato l’occhio ai Lupi e così è arrivato il ripescaggio e l’approdo nella Seconda Divisione.

Rotto il rapporto con Fiore, Guarascio per la stagione del Centenario si è affidato a Ciccio Marino, ma anche con lui i rapporti sono stati tesi e conflittuali fin dalle prime battute e meno male che, grazie alla riforma dei campionati e alla buona scelta del tecnico Roberto Cappellacci, è bastato arrivare quarti per tornare nella terza serie nazionale e provare a pianificare un progetto serio. Mauro Meluso sembrava l’uomo giusto ma anche in questo caso non sono mancati gli ostacoli – leggi budget bassi e corsa al risparmio perenne – e solo dopo l’esonero di Cappellacci il Cosenza ha ripreso quota uscendo dai bassifondi della classifica e conquistando con Giorgio Roselli al timone la Coppa Italia di Lega Pro, che ha ridato un po’ di entusiasmo alla piazza.

Ma il “progetto-Guarascio” (che in sostanza non è mai esistito) era ancora ben lungi dal realizzarsi. Il patron ha continuato a rifiutare qualsiasi idea per far mettere radici a un Centro sportivo per l’avvio di un settore giovanile, linfa vitale per ogni società che si rispetti e così si sono vissute ancora altre due stagioni difficili, che hanno portato disaffezione e disinnamoramento e altri direttori sportivi e allenatori dopo l’addio di Meluso (eroico nel resistere tre anni e poi ingiustamente additato come traditore…) e il “siluramento” di Roselli. Ma negli ultimi due mesi del 2018, arriva la svolta con al timone Piero Braglia, nel frattempo subentrato a Fontana: dalle contestazioni vibranti successive al disastro col Rende – 0-3 al Marulla!!! – del mese di aprile (in molti dissero e scrissero che era stato toccato il fondo) al trionfo di Pescara e dei playoff. Lassù qualcuno ancora amava il Cosenza e qualcuno spingeva forte anche Guarascio. 

Nove partite memorabili, iniziate dalla fase preliminare contro la Sicula Leonzio, battuta in rimonta negli ultimi minuti (2-1, gol di Okereke e Baclet) e contro la Casertana (1-1, gol di Tutino). Poi la prima fase nazionale e i due successi contro il Trapani, battuto sia al Marulla (2-1, gol di Tutono e Okereke) sia al Provinciale (2-0, gol di Okereke e Tutino). E ancora la seconda fase nazionale e i due successi contro la Sambenedettese. 2-1 a Cosenza con i gol di Bruccini e Baclet e 2-0 al Riviera delle Palme con i gol di Mungo e ancora Baclet. Una progressione straordinaria, culminata nell’indimenticabile semifinale di ritorno al Marulla contro il Sud Tirol, che aveva vinto la gara di andata per 1-0. Il gol di Baclet e l’autorete di Frascatore proprio all’ultimo respiro proiettavano i ragazzi di Braglia alla finale di Pescara del 18 giugno contro il Siena. E all’Adriatico arriva l’apoteosi del trionfo: 3-1 con i gol di Bruccini, Tutino e Baclet. Una promozione insperata e festeggiata a lungo dal popolo rossoblù. 

La luna di miele con Guarascio però non è durata molto. Dopo la salvezza nel campionato successivo, conquistata grazie alle prodezze dello “zoccolo duro” del protagonisti della promozione (Tutino, Palmiero, Bruccini, Corsi e Idda su tutti) con un bellissimo girone di ritorno, nella stagione 2019-20 Guarascio ha lasciato andare via i “gioielli” ex Napoli e la squadra è crollata sempre più in basso fino al doloroso esonero di Braglia. Poi i tre mesi di stop per la pandemia e l’avvento di Occhiuzzi con la squadra penultima e quasi spacciata. E qui va in scena il secondo miracolo, quello della salvezza conquistata con 7 vittorie nelle ultime 10 partite, un’impresa davvero epica. Ed è giusto ricordarle le “sette meraviglie” del tecnico di Cetraro: 2-1 all’Entella (Bruccini-Carretta), 2-0 a Cremona (Riviere-Baez), 2-1 al Perugia (Bruccini-Baez), 2-1 a Pordenone (Riviere-Bittante), 2-1 al Pisa (Carretta-Asencio), 5-1 a Empoli (Riviere 2-Bittante-Carretta-Baez) e 3-1 alla Juve Stabia (Sciaudone-Riviere 2).

FOTO ANDREA ROSITO

Anche in questo caso festeggiamenti e frasi retoriche del patron tipo “una seconda promozione” ma sotto sotto covava qualcosa e la gestione della stagione chiusa rovinosamente ieri con la retrocessione è stata tutto un susseguirsi di assurdità. Una squadra smantellata senza ragione e costruita quasi con “autolesionismo”, il mercato di gennaio ancora più assurdo e una retrocessione praticamente “programmata” per mettersi in tasca gli ultimi quattrini del “paracadute” della Lega e togliere il disturbo. I cosentini e i tifosi rossoblù non ne possono più dei metodi di Guarascio e aspettano un nuovo presidente che dia una “casa” e un futuro a questa squadra e a questa società che in questi 10 anni ha vissuto come sulle montagne russe senza mai avere avuto un vero progetto, se non quello di essere utile “merce di scambio” ad un affarista senza sentimenti come lo squallido patron.