Incendi e intimidazioni: le verità che nessuno vuole dire (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

L’ondata di intimidazioni e segnali che la criminalità ha lanciato sul territorio non è una novità. É un fatto periodico. E non è una novità nemmeno il silenzio di gran parte delle istituzioni sugli episodi. Massimo qualche riga di circostanza. Sarà un caso? Bisogna essere chiari: il pizzo, quello tradizionale, è una vecchia favoletta che è quasi caduta in disuso. Questi episodi hanno dinamiche precise che legano le strade alle stanze dei comuni perché l’ambiente criminoso in cui emergono incendi ed episodi di corruzione è lo stesso e ha lo stesso scopo.

Innanzitutto le tempistiche: questi episodi si presentano ad intervalli più o meno regolari. Si presentano quando ad esempio è in corso l’approvazione di qualche piano, quando bisogna dare qualche permesso; quando vi sono da distribuire fondi. In tal caso le intimidazioni servono da memorandum per oleare gli ingranaggi.

In altri casi si presentano dopo le campagne elettorali e servono spesso per battere cassa, per ricordare che i voti non sono gratis. O ancora quando nell’aria c’è una nuova indagine o quando c’è una retata: il messaggio in tal caso mira a far capire il comportamento da tenere con gli inquirenti o per far intendere che la retata non ha liberato dai debiti.

Basta fare i dovuti collegamenti. E a questi possibili schemi non sono esenti né le grandi realtà. Si pensi al ciclo rifiuti e gli incendi che hanno colpito i capannoni di Calabra Maceri che ha un ruolo di estrema forza nel mercato o agli incendi degli stabilimenti balneari che hanno colpito la costa più di recente e spesso nel periodo estivo.

Bisogna poi porre l’attenzione sugli obiettivi: in molti casi sono imprenditori in vista nel territorio di appartenenza, magari con ruoli diretti o indiretti nelle amministrazioni quindi con un peso anche politico. Non gli ultimi disperati né persone che fanno battaglia alla ‘ndrangheta. La motivazione è semplice: gli ultimi dei nostri territori spesso soccombono e cedono le loro attività senza bisogno di atti eclatanti e spesso non possono nemmeno avere un’attività. Se invece si compie un atto eclatante contro chi si espone conto si crea l’effetto opposto: attenzione, solidarietà (giusta). Ci sono metodi migliori e volendo anche più legali per segare le gambe a chi si espone: cause, delegittimazione eccetera. La grande visibilità è utile se il messaggio oltre che al diretto interessato lo si vuole dare agli altri e alle istituzioni.

Un’analisi simile aveva fatto il maresciallo Galati che aveva parlato di una “connivenza tra pubblici amministratori ed il gruppo malavitoso di corrispondenza con le relative gare d’appalto truccate e turbate. Inoltre nei contenziosi extragiudiziari l’organizzazione ed il sistema dello Stato, così com’è, potrebbe incontrare difficoltà a gestire queste problematiche” e di una “collusione tra politici ed imprenditori. È evidente che in questo caso il cerchio si chiude con la sottomissione dei debitori. Pensiamo ad esempio ai proventi illeciti investiti da questi nelle campagne elettorali, cosi come agli imprenditori che hanno avuto bisogno, anche loro, del supporto di certi ambienti per gli stessi motivi. È evidente che il rischio è notevole qualora gli accordi di qualsivoglia natura, non vengono rispettatihttp://www.iacchite.blog/tirreno-cosentino-parla-il-maresciallo-galati-gli-accordi-non-rispettati-svelano-le-collusioni-tra-politici-e-imprenditori/. Ora molti di questi aspetti sono emersi anche nelle indagini.

E qua si arriva al punto principale: tale dinamica è possibile solo grazie all’ambiente soffocante creato da conflitti di interesse che ci sono tra imprenditori, politici e avvocati. Sui nostri territori chi riesce a lavorare, soprattutto a certi livelli sul nostro territorio, guarda un po’ il caso, appartiene ad una ristretta cerchia molto vicina alla politica locale.

É un caso che molte attività (da imprese a consorzi) siano anche vicine alla politica? Si pensi alle amministrazioni di recente finite sotto inchiesta o sfiorate dalle inchieste: da Praia, ad Aieta, da Diamante, a Belvedere fino ad Amantea. In molti casi quello che troviamo sono sindaci che al contempo sono imprenditori, o parenti di imprenditori, appartenenti a consorzi (da Manna, a De Marco e poi De Summa e altri). Poco importa se poi le indagini per qualche ragione si smontano. Resta il dato reale di una ristretta cerchia di pochi eletti con pochi interessi e molti altri che sopravvivono. Coincidono tesorerie, stazioni appaltanti e tecnici dei comuni che firmano. É un caso (per rimanere agli ultimi episodi), che nessuno abbia il coraggio di mettere mani alle concessioni demaniali e ai vari permessi commerciali?  E i tributi evasi? Non sarà nemmeno un caso che questi comuni si trovano spesso in dissesto? Tant’è che le uscite dei comuni vanno in consulenze, prestiti, contenziosi, soldi da recuperare per opere varie che costano il triplo che altrove (lo si diceva da tempo: http://www.iacchite.blog/sindaci-in-dissesto-indagati-e-ricattati-di-saverio-di-giorno/). Qui più o meno è arrivata la procura (quella di Paola, che se fosse per Cosenza…).

Si capisce meglio il silenzio dei sindaci sulle intimidazioni. Conoscono bene l’ambiente e sanno che possono muoversi poco. Il cerchio si chiude poi con un’altra ristretta cerchia. Gli avvocati: difendono i professionisti, i comuni, fanno consulenze qua e là il tutto contemporaneamente a volte cimentandosi direttamente in politica. Siamo la regione che ha più legali nei posti dell’amministrazione e anche quella che spende di più in beghe legali. Sempre casi.

Qual è il risultato di questo? Che il tessuto economico è completamente diviso e gestito. Dalle forniture (alimenti, materiali), ai permessi; poi ci sono le assunzioni; e poi prestiti agli spazi. Tutto. Ecco che quindi se c’è da ricordare di rinnovare un permesso, di dover “ringraziare per l’aiuto nell’ottenere quella concessione o quella firma si fa un memorandum. Incendiario. Ma anche se c’è da dover saldare i debiti per una campagna elettorale. Tanto per essere chiari con tutti. E questi criminali di strada sono spesso manovalanza di logiche più raffinate. Se poi ci sono contenziosi, aste o conflitti da sanare poco importa. Questa è una terra meravigliosa per venire a fallire persino Ferrero viene qua. I fondi sono al sicuro e le proprietà tornano dopo un lungo giro come gli amori. E sempre in questo modo mentre pochi eletti (nel senso di fortunati) accedono a bandi, a prestiti, hanno permessi e concessioni e magari nemmeno pagano, gli altri che ci hanno a che fare ricevono per errori casuali (e questo caso è molto preciso) mille cartelle da pagare, continui intoppi burocratici, ostacoli, richieste varie e per stare a galla devono rivolgersi a strozzini, usurai fino a cedere la proprietà che stavolta non torna, ma segue gli amori di cui sopra. Dopotutto pure per chiedere il pizzo, ci vuole il permesso.