Jole annuncia: blinderò la Calabria. Quando la realtà supera la parodia

È scontro tra Jole e il Governo. La governatrice della Calabria resta ferma sulle sue decisioni: l’ordinanza resta, io ho solo anticipato di qualche giorno quello che in sostanza vuole fare il Governo. Del resto, dice la presidentessa, i guai della Calabria provengono dalla prima ondata indiscriminata di rientri dal nord al sud. Non è certo colpa dei calabresi, o di due tavolini fuori dal bar se abbiamo avuto qualche contagio, e qualche morto. Ma ora è tempo di ripartire. Ed è per questo, e per maggior tutela della salute dei miei corregionali, che ho deciso, oltre “all’ordinanza liberi tutti”, di chiudere anche la Calabria al resto del mondo. Dice Jole con tono perentorio: “blindo la Calabria”. Potrà entrare, da oggi in poi, in terra di Calabria solo chi dimostra, carte alla mano, di essere calabrese almeno da sette generazioni.

Dopo l’ordinanza che libera tutti, Jole ne fa un’altra delle sue, anzi, non proprio “delle sue”, ne fa una che si ispira, in tutto e per tutto, al nuovo Cetto Laqualunque. Quello che auspica il ritorno della monarchia in Calabria. Cetto, copiato da Jole, configura l’ipotesi di separare la Calabria dal resto del Regno d’Italia e accompagna il tutto con un bel: “’nto culu a Cavour”. Giusto per mettere in chiaro le cose.

Cetto propone la creazione del Regno delle due Calabrie, con tanto di confine, barriere doganali, guardie armate di confine, fortificazioni e torri di avvistamento. Le stesse cose che propone Jole, con una sola differenza: Cetto vuole staccare la Calabria dal resto d’Italia attraverso la costruzione di un canale, all’altezza di Cosenza, che unisca lo Ionio con il Tirreno; Jole, invece, vuole costruire dal Tirreno fino allo Ionio, sempre all’altezza di Cosenza, una specie di muraglia cinese, con una sola entrata. Facile da controllare, e facile da chiudere. Una specie di muro di Berlino che separa fisicamente la Calabria dal resto del mondo, in modo da precludere ogni possibile via d’entrata all’odioso e pericoloso virus che proviene dal nord. Tanto possiamo vivere tranquillamente di peperoncino, cipolla e liquirizia. Non abbiamo bisogno di gente “di fuori”. Ce la possiamo fare da soli. Non c’è dubbio: la strategia di Jole è copiata pari pari da Cetto. Il che se è un bene o un male, non è dato sapere. Ad ognuno le proprie conclusioni.

Ma resta un fatto però: “… una decisione (prima o poi) bisognava pur prenderla, e ciò gli dispiaceva. Egli avrebbe preferito continuare l’attesa, rimanere assolutamente immobile, quasi a provocare il destino affinché si scatenasse davvero”. Ma si sa che per non far scatenare il destino bisogna cambiare atteggiamento nei suoi riguardi, non è certo “sfidandolo” che lo pieghiamo al nostro volere, e l’azzardo (facendo i dovuti scongiuri), non sempre paga. Ma tanto a rischiare non è certo lei, del resto qui, Cetto o non Cetto, l’atteggiamento della politica, nei riguardi dei veri problemi, rimane sempre lo stesso, chiacchiere e distintivo, e nel mentre la realtà supera la parodia…