La Calabria del futuro che si vuole far filmare “è un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte” (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

“Questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte. E questo devi fare tu per vincere”. Questo è il suggerimento che uno degli sceneggiatori dà a Renè Ferretti, il regista-protagonista della meta-serie Boris. Una serie diventata cult per la capacità di descrivere le ipocrisie dell’Italietta. E pare che sia un suggerimento seguito anche dai sindaci dell’Alto Tirreno cosentino durante l’estate.

A quanti episodi violenti siamo arrivati? Almeno 4 restando tra i più eclatanti. Perché se invece contiamo le prepotenze rimaste inascoltate e si fa un giro nei bar, tra le persone se ne possono ascoltare a decine. Basta un attimo allontanarsi dai fari degli eventi dove le case scrostate si appoggiano le une alle altre stanche come chi vi abita. Sono luoghi popolati da canottiere denutrite che camminano rasenti i muri con gli occhi scavati di ragazzi ventenni o trentenni che ne dimostrano cinquanta, distrutti da giornate lavorative malpagate e da vizi. Le finestre tossiscono di anziani abbandonati e soli. Famiglie distrutte dal gioco o dall’alcol, sommerse da debiti e sfrattate. Gli incroci dove cresce immondizia divenuti punti di scambio di vari commerci. O ancora basta camminare la mattina presto e incrociare i ragazzi con i bustoni in bicicletta pronti a farsi chilometri o salire sui furgoni per essere portati su nelle terre e coltivare in chissà quali condizioni, o stipati a dormire nel retro di locali, ristoranti o lidi (sì, succede anche questo!).

Questa è la costa calabrese d’estate, non la riviera romagnola di musiche, eventi e bandierine. Basterebbe allontanarsi dalle musiche e dai colori della strada principale per rendersene conto. Un regno di semivivi, organizzato dalla criminalità della quale ci sorprendiamo solo quando arriva nei nostri centri, sul porto o vicino ai locali. Se rimane nell’ombra, va bene.

E no, non sono i napoletani mannari. Non sono nemmeno poveri cittadini oppressi dalle mafie (e si noti che in quasi nessuna comunicazione ufficiale venga utilizzata questa parola!). Sono persone più o meno in vista nei territori, a volte con passati noti alla giustizia, altre volte con passati noti nelle attività economiche o imprenditoriali della zona. Così è per l’ultimo caso a Diamante, del ristoratore pregiudicato, ma è una costante che si può rintracciare in molti casi precedenti che vanno da Praia a Cetraro. Ed è di questi casi che si fa molta più fatica a parlare nei comunicati di rito.

E allora quando Vetere si chiede perché nessuno ne parla, la risposta è trita e ritrita? Perché allora si dovrebbe parlare di accordi più o meno taciti tra imprenditoria e politica. Dei favoritismi fatti dalla politica ad imprenditori in cambio magari di favori elettorali o finanziamenti di eventi. http://www.iacchite.blog/incendi-e-intimidazioni-le-verita-che-nessuno-vuole-dire-di-saverio-di-giorno/. Bisogna parlare di cene, rinfreschi dove tutti mangiano insieme.

Bisogna andare a cercare non solo tra gli appalti vinti di cui abbiamo parlato più volte diffusamente e con riferimenti alle ditte consorziate, ai paesi e ai professionisti e dei professionisti (ingegneri, geometri e avvocati) sulla base di esposti presentati; bisogna andare a cercare tra le delibere, le autorizzazioni dei comuni  http://www.iacchite.blog/il-territorio-distrutto-dalla-politica-vessato-dalla-criminalita-di-saverio-di-giorno/; bisogna andare a controllare i pagamenti e le concessioni, mettere le mani al demanio, agli scarichi fognari, le cartelle esattoriali: sono questi i modi con cui si creano i favoritismi.

Quante strutture alberghiere e turistiche hanno pagamenti in arretrati (famoso è divenuto il caso di Scalea che ora a fatica sta riassorbendo il danno)? Na sono decine i comuni in perdita (Belvedere, San Nicola)… Quanti sono i lidi con le autorizzazioni e le concessioni? Bisognerà vigilare sulle prossime scadenze! È stato segnalato (anche alle autorità ovviamente) – giusto per fare uno degli ultimi esempi – il caso del ristorante la Caletta del Porto a Diamante che continua ad operare, pare senza tutte le carte in regola … E infine, molto più banalmente, in quanti casi i locali che si estendono su marciapiedi e si allargano hanno tutto in regola? https://www.youtube.com/watch?v=aQnurfnp5lM&t=1306s

Dopo una mappatura completa allora si potrà parlare poi di strutture di copertura o aperte per riciclare o ancora semplicemente appartenenti ad “intoccabili”. E se gli intoccabili cessano di essere tali perché non possono più godere dell’appoggio del politico di riferimento, dell’ufficiale amico allora ecco che gli altri gruppi (che siano zingari di Cosenza, o camorristi prevenienti dalla Campania) o altri interni, provano a farsi largo. Creano danni. A volte agli stessi amministratori o amici per ricordargli degli accordi. E questi non possono fare niente. Niente. Perché le strade, le pizze della costa non sono loro, non le amministrano loro. Le amministrano gli altri, dai Muto in giù.

Ma tutto questo non conta. La Calabria del futuro che si vuole lanciare e far filmare “è un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte”.