La grande bufala di Diamante Capitale e i replicanti di Capu i Liuni e Madame Fifì

Come ormai tutti sanno, soprattutto nei centri del Tirreno Cosentino, ci prendiamo la briga di seguire le vicende di Don Magorno, senatore renziano, sindaco di Diamante e affiliato al clan Muto, perché come tutti sapete “nun ni facimu i cazzi nuastri”.

E allora eravamo veramente curiosi di sapere qualcosa in più su questa grottesca candidatura di Diamante, il regno di Don Magorno apounto, a Capitale della cultura 2024 tanto sbandierata ai quattro venti da ottenere addirittura pochi mesi fa la presentazione all’interno del Parlamento italiano, che per quanto spubblicato e sconsacrato sia, resta pur sempre il… Parlamento. E’ finita – come ormai tutti sapete – che Diamante non è entrata neanche tra le 10 finaliste. Insomma, un flop totale.

Eravamo curiosi perché a Capitale della cultura 2024 concorrevano ben venti altre città del calibro di Saluzzo (Cn) in Piemonte, Sestri Levante (Ge) in Liguria,  Asolo (Tv), Chioggia (Ve), Cittadella (Pd), Vicenza in Veneto, Ala (Tn) in Trentino Alto Adige, Pordenone in Friuli Venezia Giulia, Grosseto, Unione Comuni Montani Amiata Grossetana (Gr), Viareggio (Lu), Vinci (Fi) in Toscana, Ascoli Piceno, Pesaro nelle Marche, Gioia dei Marsi (Aq) in Abruzzo, Unione Comuni Paestum-Alto Cilento (Sa) in Campania, Conversano (Ba), Mesagne (Br) in Puglia, Aliano (Mt) in Basilicata, Burgio (Ag), Siracusa in Sicilia, La Maddalena (Ss) in Sardegna e infine Diamante e Capistrano per la Calabria.

Se escludiamo Diamante e Capistrano (provincia di Vibo Valentia, sponsorizzata dai ladroni di Forza Italia vicini al mitico Peppe ‘ndrina), parliamo di città piene di storia millenaria con personaggi storici che vanno da Pitagora a Leonardo Da Vinci di fronte alle quali Diamante è solo una mollica di pane.

Capirete allora che presunzione ha questo senatore renziano amico ed elettore del nuovo governatore Occhiuto e amico degli amici, trafficante di ogni genere che ha fatto del suo comune un bene personale dove distribuisce solo favori ad una ristretta cerchia di papponi, parassiti, clientes et parentes lasciando il paese nel pieno abbandono e illudendo tutti con luminarie, fuochi d’artificio e speranze che mai si avvereranno.

Don Magorno, forte della sua impunità e immunità evidentemente aveva avuto qualche rassicurazione da parte del Ministro Franceschini di poter ottenere il premio di 1 milione di euro da spartire alla sua corte e non certo nel suo paese. Ma è andata malissimo: Diamante è rimasta fuori anche dal novero delle dieci finaliste e Don Magorno è rimasto con il cerino in mano (https://www.iacchite.blog/diamante-capitale-della-cultura-una-grande-bufala-da-38-mila-euro-piu-una-collana-in-oro-e-in-argento/).

Ma leggendo il dossier della grande bufala di Diamante Capitale che abbiamo trovato nel sito del Comune qualche idea sul perché di questa candidatura ci è venuta.

Partiamo dai realizzatori del dossier, che portano i nomi di Lucia Serino ed Ersilia Magorno. Una – Ersilia – è addirittura la sorella del senatore, l’altra è la moglie del giornalista Paride Leporace, noto alle cronache per le sue giravolte politiche e assiduo frequentatore di Diamante dietro la povera Santelli, gli Occhiuto e prima ancora dietro Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, che sono i veri e propri modelli di riferimento della coppia.

Leporace in stile Capu i Liuni riesce a trasformarsi a ritmo vertiginoso: prima punk, poi ultrà, poi direttore di un quotidiano di regime e fiancheggiatore – ben pagato, si capisce – di tutta la politica corrotta ma soprattutto di loschi figuri come Mimmo Barile, Giancarlo Pittelli e persino Stefano Delle Chiaie, poi cinematografaro al soldo dei Pittella’s, i politici più impresentabili della Basilicata, e infine consulente della Santelli (ma beffato dalla sua dipartita) aspettando che Robertino gli butti qualche osso dal finestrinoSembra davvero la reincarnazione di Nicola Capu i Liuni, non c’è che dire.

La moglie – anche lei giornalista – è la sua impareggiabile Madame Fifì, emula in tutto e per tutto della strega cosentina, alla quale è stato dato il compito di elaborare il dossier. Il dossier fatto di 64 pagine costerà al Comune di Diamante ben 38 mila euro che intascherà sicuramente Lucia Serino in Leporace Capu i Liuni alias Madame Fifì de noantri. Una parte (14 mila euro) già intascata a dicembre, il resto appena possibile…

La sorella del sindaco, dal canto suo, ha fatto scrivere a fianco del suo nome “pro bono civitatis” che vuol dire che il suo impegno è gratuito, ma non ci crede davvero nessuno.

Il bilancio è un falso in atto pubblico in quanto al suo interno vengono inserite voci di opere pubbliche già finanziate a parte, che con la cultura c’entrano poco, così come sono falsi finanziatori come l’Accademia del Peperoncino, che pur essendo onlus investe ben 350 mila euro. La Corte dei Conti dovrebbe dare più di un’occhiata a questo vero e proprio imbroglio finanziario.

Ma nel dossier troviamo ben poco della storia di Diamante e di Cirella, se non qualche accenno dovuto. Il dossier è copiato da altri dossier delle passate edizioni di altre città capitali della cultura che la Serino, molto brava a ottenere finanziamenti come la sua modella di riferimento, sa ben fabbricare e proporsi. Insomma i replicanti di Capu i Liuni e Madame Fifì hanno trovato un nuovo pollo da spennare in Don Magorno, in attesa che qualcuno se ne accorga… Intanto, se ne sono accorti quelli che hanno cacciato a calci nel sedere Don Magorno dalla selezione, per gli altri attendiamo fiduciosi.