L’Armageddon in piazza Venezia (di Antonio Padellaro)

(Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “C’è un clima interventista e si parla con indifferenza di guerra atomica, come se fosse un caso. Ma che roba è? Siamo impazziti?”. Massimo Cacciari (“Otto e mezzo”, la7). L’altro giorno, su Sky News 24, si mostravano le conseguenze della eventuale esplosione di un ordigno nucleare tattico sulla Città del Vaticano. Si vedevano dei cerchi concentrici che misuravano l’impatto della bomba con centinaia di migliaia di vittime al centro di Roma, decrescenti mano a mano che ci si allontanava dal punto del cratere. Testaccio e Garbatella non se la passavano tanto bene mentre chi scrive, abitando all’Eur, poteva tirare, si fa per dire, un sospiro di sollievo perché, sul grafico, era collocato all’esterno del fallout. Mentre Massimo Cacciari aveva giustamente gli occhi di fuori nel constatare la “normalità” con cui Biden e Zelensky rispondono alle minacce atomiche di Putin, pensavo alla totale irrilevanza della democrazia.

I cosiddetti Grandi della Terra si trasformano in tanti dottor Stranamore in groppa a una testata e noi che possiamo fare per sottrarci all’Armageddon? Assolutamente nulla. Si dirà che nei regimi tirannici questo niente non puoi neppure provare a pensarlo se non vuoi finire male, ma è una ben magra consolazione alla luce dell’idea di contare qualcosa come cittadini (o semplicemente come esseri viventi) nei processi decisionali della nostra comunità. Contiamo un piffero perfino se la posta in gioco è la nostra stessa sopravvivenza come genere umano sulla faccia della Terra. Del resto, quando pochi giorni fa Papa Francesco si è rivolto personalmente all’uomo di Mosca e a quello di Kiev per implorare almeno un cessate il fuoco, da parte di entrambi non è stata registrata reazione alcuna. Un palese disprezzo che fa venire in mente la famosa frase attribuita a Stalin davanti a un’analoga richiesta di pace rivoltagli dalla Santa Sede. “Quante divisioni ha il Papa?”, avrebbe ghignato il degno predecessore di Mad Vlad.

Perfino la proposta di una innocua manifestazione per la pace promossa da Giuseppe Conte, Arci, Acli e altri settori del mondo cattolico suscita i più orrendi sospetti. “La tentazione finale potrebbe rivelarsi proprio la ‘neutralità’ additata da Grillo. Di fatto una dichiarazione di resa ai russi”, ha sentenziato il “Corriere della Sera”. Per salvarmi la pelle (e non ritrovarmi in qualche scheda segnaletica del giornale di via Solferino) ho deciso, se le circostanze lo richiedessero, di spostarmi un po’ più a sud. Verso la spiaggia di Ostia dove, secondo gli analisti, l’apocalisse di un ordigno sparato su Piazza Venezia non potrebbe raggiungermi. Mi chiuderò in una cabina dove rifletterò sulle cause della crescita delle astensioni nelle ultime elezioni e sulle conseguenze del distacco tra Paese legale e Paese reale.