Le magagne del centro stampa del Quotidiano della Calabria

All’epoca si chiamava Quotidiano della Calabria ed era finito sotto la lente di ingrandimento della Regione Calabria e della Guardia di Finanza per i finanziamenti ottenuti grazie ai Fondi Pop 1994-99 misura 2.1.

L’editore del Quotidiano della Calabria Francesco Dodaro, titolare all’epoca della Finedit Srl, è sempre stato un habituèe delle graduatorie regionali con tanti miliardi e poi milioni. Alla fine degli anni Novanta era riuscito ad entrare al quindicesimo posto della graduatoria delle imprese da finanziare e tra il 1999 e il 2000 avrebbe ricevuto un contributo che si aggira sui 7 miliardi delle vecchie lire (3 milioni e mezzo di euro).

Francesco Dodaro
Francesco Dodaro

Dopo essere subentrato alla precedente proprietà del giornale (nella quale spiccavano, tra gli altri, uno dei fedelissimi di Nicola Adamo, la buonanima di Giulio Grandinetti, e il celeberrimo Pierino Citrigno, che proprio da lì ha iniziato la sua “carriera” di editore), Dodaro, tra il 1998 e il 1999, apre la bella e grande sede di via Mattia Preti a Castrolibero, a cento metri da Cosenza.

E, proprio grazie al generoso finanziamento regionale, accanto al corpo centrale, prevede un altro edificio collegato ma soprattutto un capannone dove poter inserire la nuova rotativa che renderà il giornale autonomo. Il centro stampa del Quotidiano diventa realtà già nell’anno di grazia 2001.

Francesco Dodaro avrebbe presentato domanda di finanziamento per l’acquisto dell’immobile, che è tuttora sede del giornale (ora si chiama Quotidiano del Sud), compresi mobili, computer e attrezzature varie, e per la rotativa.

Ma è proprio sull’immobile che si addensano nuvoloni neri che hanno fatto partire segnalazioni e anche un’inchiesta, poi archiviata nel solito stile Granieri della procura della Repubblica.

Pare che la Regione, incaricata di effettuare i controlli in materia di finanziamento dei fondi strutturali, sia stata messa in guardia da qualcuno in merito al certificato d’agibilità rilasciato dal Comune di Castrolibero nel 2004 per la sede del giornale e il capannone da adibire a centro stampa.

I primi sospetti sarebbero nati dalla scansione dei tempi. Se il finanziamento risale al 1999 e l’impianto, com’è facilmente appurabile, è entrato in funzione nel 2001, com’è possibile che il certificato d’agibilità rilasciato dal Comune di Castrolibero porti la data del 2004 ovvero il termine ultimo per superare i controlli? E com’è possibile che per tre anni sia andata avanti la produzione se non c’era il certificato d’agibilità?

La risposta potrebbe essere semplice.

Nei tre anni in cui la Regione avrà chiesto lumi sulla destinazione del corposo finanziamento, Francesco Dodaro potrebbe aver prodotto autocertificazioni che si sarebbero rivelate completamente false e che, se dovessero uscire allo scoperto, potrebbero provocare molti guai a Dodaro. Anche perchè oggi, pure se il giornale ha cambiato denominazione ed editore, la sede e il centro stampa sono rimasti tali e quali.

Non dovrebbe essere stato molto difficile per la Guardia di Finanza risalire alla documentazione prodotta in tutti questi anni dall’editore dell’ex Quotidiano della Calabria ma se proprio l’imprenditore non dovesse essere in grado di produrla, ci sarà sempre qualche Dipartimento della Regione (Attività Economiche e Produttive), che potrebbe supportare l’attività investigativa.

Ci troveremmo, in sostanza, in una casistica che non è molto diversa dall’atteggiamento messo in essere da decine e decine di imprenditori, tutti condannati a restituire l’importo dei finanziamenti, che hanno usato soldi pubblici senza averne i requisiti prendendo per i fondelli con le autocertificazioni la politica regionale e gli organi investigativi.

Salvo poi provvedere a “riparare” solo quando si è iniziata a sentire la puzza di bruciato dei controlli. Ma Finanza e Regione, alla fine, con la supervisione della procura, hanno dato le carte a Granieri che le avrà messe nel leggendario terzo cassetto della sua scrivania.

IL BANDO DI GARA

Il soggetto attuatore dell’intervento finanziario (“incentivi all’industria e aiuti per programmi di investimento industriale in campo manifatturiero e dei servizi”) è la Svi Calabria Scrl, società appartenente al Gruppo Spi e partecipata anche da Fincalabra e Banca Carime. 

Sono state finanziate 21 iniziative, di cui solo 3 nel comparto del terziario avanzato.

Chi sgarra, deve restituire quanto ha illecitamente percepito.

“I beneficiari saranno sottoposti a un sistema di controlli e di ispezioni al fine di verificare le condizioni per la fruizione delle agevolazioni fino all’obiettivo completamento del programma di investimenti e se necessario saranno oggetto di sanzioni ed eventualmente revoche con recupero delle somme erogate rivalutate sulla base dell’indice Istat del costo della vita per operai e impiegati e maggiorate degli interessi legali…”.