Longobucco, strada Sila-Mare: il viadotto crollato era stato appaltato e aperto al traffico 9 anni fa da Pino Gentile

La notizia del crollo di ieri pomeriggio a Longobucco sulla famigerata strada Sila-Mare ha fatto il giro d’Italia e viene commentata largamente in tutto lo Stivale. Su un aspetto tutti – ma proprio tutti – sono d’accordo. Quando Salvini e i suoi compari calabresi e siciliani, capeggiati dai presidenti di Regione Occhiuto e Schifani, notoriamente e nella migliore delle ipotesi funzionali alle logiche della massomafia in quota Berlusconi-Dell’Utri, parlano del Ponte sullo Stretto, dovrebbero venire a Longobucco a vedere che cosa è accaduto ieri. Il crollo è avvenuto nel tratto di strada che attraversa il comune di Longobucco (Cosenza), tra il bivio di Ortiano e quello di Destro/Manco. E solo per puro caso in quel momento la strada era chiusa. 

I lavori della Sila-Mare sono iniziati nel 1990 e ad oggi non sono ancora stati ultimati. Nonostante i 33 anni trascorsi e una spesa di 100 milioni di euro, solo 11 dei 25 chilometri totali sono percorribili. A cedere è stata una delle tratte costruite più di recente e aperta al traffico poco meno di dieci anni fa.

Eravamo nel 2014, infatti, quando era stato appaltato (e qualche tempo dopo reso transitabile) il primo tratto di strada e ultimato il primo lotto lavori che consentiva il collegamento del centro abitato fino al bivio della frazione Ortiano, esattamente quello interessato dal crollo.

All’epoca in cui erano stati appaltati i lavori, reso transitabile il primo tratto di strada e ultimato il primo lotto dei lavori, l’assessore regionale era Pino Gentile, della famiglia dei Cinghiali di Cosenza (faceva parte della Giunta presieduta da Giuseppe Scopelliti), e non dovrebbe davvero essere difficile risalire agli “scienziati” individuati da Gentile che hanno “costruito” – evidentemente con il… cartone – quel viadotto. Tutti capiscono che le gravissime responsabilità politiche sono di Gentile e di Scopelliti, che hanno affidato i lavori ad una banda di delinquenti, che presto smaschereremo così come stiamo smascherando Gentile e Scopelliti. 

Nel 2014, dopo anni di attesa, lunghi periodi di fermo lavori, dopo centinaia di manifestazioni di proteste e incontri presso gli enti istituzionali interessati, i longobucchesi e gli abitanti dell’intera vallata del Trionto avevano tirato un sospiro di sollievo ma evidentemente avevano mal riposto la loro fiducia.

Con l’apertura di questo primo tratto – si diceva all’epoca -, oltre ad accorciare notevolmente i tempi di percorrenza fino alla costa, si poteva finalmente evitare di percorrere il tratto di strada lungo la statale 177 interessata a fenomeni di dissesto idrogeologico ed a continui smottamenti con cadute di massi e frane che procurano pericoli costanti agli automobilisti (la stessa statale in questo tratto nel 2014 era ufficialmente ancora considerata chiusa al traffico nelle ore notturne da parte dell’Anas dopo gli eventi alluvionali del 2009). E proprio a causa di una frana – e meno male – la strada era stata chiusa da appena un paio di ore prima del crollo!

Per la realizzazione del secondo lotto di lavori fino al ponte Manco – si leggeva ancora nelle cronache del 2014 -, era in corso la procedura di appalto mentre per il definitivo completamento fino a Mirto Crosia esisteva un impegno di spesa da parte della Regione. Dieci anni dopo sono solo 11 i chilometri percorribili sui 25 complessivi e abbiamo appena visto “come” sono percorribili. Povera Calabria nostra!