“Mani Bucate”: Madame Fifì, il consorzio Tecnesud e i legami con Galati e col clan Piromalli

A chi finiscono i soldi dei contribuenti? 

“Mani Bucate”, un libro scritto nel 2012 dal giornalista Marco Cobianchi, racconta le storie di società, banche e multinazionali che hanno incassato miliardi di euro pubblici. E naturalmente c’è spazio anche per lei, l’unica, la vera “numero 1” del rastrellamento dei finanziamenti strutturali, Enza Bruno Bossio, in arte Madame Fifì. Con tanto di riferimento a colui che dava il via libera al “magna magna” ovvero il preziosissimo sottosegretario Pinuccio Galati, per qualche tempo (finalmente!) anche agli arresti domiciliari. Ricordate il leggendario asse Madame Fifì-Udc? (http://www.iacchite.blog/il-saccheggio-dellinformatica-lasse-madame-fifi-udc/) Ecco, proprio quello lì.

In esclusiva per i lettori di Iacchite’, ecco il passaggio dedicato alla first lady della politica calabrese.

mani_bucate “… Il primo fatto che le indagini portano alla luce è che i soldi complessivamente impegnati per Tecnesud sono stati 60 milioni di euro, erogati dal governo e in modo particolare dal sottosegretario Pino Galati e destinati alla realizzazione di nuove attività produttive, cinque a Lamezia e la sesta a San Marco Argentano nel Cosentino, tutte specializzate nella fornitura di software e nella consulenza informatica e gestionale, nella fabbricazione di sismografi, nella fornitura di servizi di logistica e stoccaggio, nella riparazione di impianti di telecomunicazione telefonici e radiotelevisivi. 

Alcune delle imprese consorziate erano serissime, ma tra loro c’era anche la Forest, che non ottenne dalla prefettura il certificato antimafia perché il presidente era Giuseppe Luppino (oggi pentito dopo essere stato arrestato, ndr), esponente dell’Udeur di Clemente Mastella e, scrivono i magistrati, “nipote di Emilio Sorridente, ritenuto organicamente inserito nella consorteria mafiosa dei Piromalli-Molé di Gioia Tauro, nonché sottoposto a procedimento penale per associazione per delinquere di tipo mafioso“.

La Forest era centrale nel consorzio Tecnesud, perché avrebbe dovuto digitalizzare l’archivio informatico della guardia di finanza. Dopo la sua uscita di scena, è Tecnesud a gestire il lavoro con la collaborazione di un’altra società, la One Sud, accusata di usare le informazioni riguardanti le indagini a fini, diciamo così, non istituzionali,

Nel Consorzio c’era anche la società Cm Sistemi Sud, che gestiva parte dell’archivio informatico delle procure calabresi, accusata da De Magistris di averlo spiato.

Il presidente è Vincenza Bruno Bossio, moglie del plenipotenziario diessino in Regione, Nicola Adamo… 

Tecnesud oggi va avanti. Alle altre aziende va riconosciuto il merito di non essersi arrese, anche se i risultati dell’intera operazione non corrispondono alle faraoniche aspettative della fase di lancio: il bilancio 2009 mostra un fatturato dell’intero consorzio di 228.224 euro, con un piccolo utile ante imposte di 14.000 euro. Un po’ poco di fronte ai 60 milioni pubblici investiti…“.

Già, che fine ha fatto il grosso dei soldi investiti? La risposta è sempre la stessa: saranno finiti anche loro in qualche clic?

Chiedetelo a Madame Fifì. Sempre se non vi “fulmina” prima!