Metro leggera: tanti slogan, poche risposte (di Matteo Olivieri)

di Matteo Olivieri

Diversamente dai tanti volti sorridenti che era possibile scorgere durante la presentazione pubblica del «sistema di metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical», personalmente sono rimasto insoddisfatto, perché i dubbi iniziali intorno a questa infrastruttura non sono affatto scomparsi, semmai risultano riconfermati!

La presentazione del progetto, infatti, è stata molto sommaria e si è limitata ad una panoramica molto generica del tracciato. I relatori si sono focalizzati fin troppo su dettagli marginali e su caratteristiche tecniche del tutto secondarie rispetto alle numerose domande – tutte più che legittime – dei cittadini. Così, le problematiche ambientali, urbanistiche, viarie, idrogeologiche e finanziarie sono rimaste senza riposta, e per trovare spiegazioni, risultano molto più esaustivi gli articoli di stampa apparsi in questi giorni, i quali peraltro dimostrano che il livello di conoscenza del problema da parte dei cittadini è superiore a quanto comunemente ritenuto da numerosi rappresentanti politici.

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In queste ore si fa un gran parlare in città dei tanto citati 8.000m2 di verde pubblico, che – a detta dei progettisti – renderebbe la metropolitana un connubio perfetto di tecnologia e ambiente. Neanche per sogno! Il verde pubblico in questione va infatti a cancellare la strada che costeggia i Due Fiumi e che immette su via Isonzo.

Non si tratta dunque di dotazione di “verde aggiuntivo”, come qualsiasi ambientalista desidererebbe che fosse, bensì di “verde sostitutivo”, che riduce le possibilità di movimento. Purtroppo, eliminare una importante via di comunicazione nella città capoluogo non fa altro che aumentare il congestionamento del traffico veicolare, che ci sarà sempre ed è pura utopia pensare che sparisca. Per lo stesso motivo, non ha davvero senso prevedere al contempo l’apertura di piccoli varchi d’accesso per il flusso veicolare qua e là lungo viale Parco, se si vuole davvero mantenere il valore sociale e comunitario del luogo.

E neppure hanno senso le citazioni fuorvianti che sono state fatte del Protocollo di Kyoto e della Conferenza di Parigi, accordi internazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, che – impedendo la dispersione del calore prodotto dalla Terra – sono tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici. Tali accordi puntano sì ad una riduzione dei gas serra nelle nostre città, ma dicono pure che il grosso di essi (circa il 30%) è creato nei processi di produzione di energia elettrica, proprio quell’energia elettrica che è necessaria ad alimentare la metropolitana leggera.

Mario Oliverio
Mario Oliverio

Inoltre, come il Presidente Oliverio sicuramente saprà, nell’accordo di Kyoto sono elencati gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui l’obbligo di incrementare le “riserve” di ossigeno, attraverso  nuove foreste, corridoi verdi, siti da rinaturalizzare, coltivazione di suoli, tutela degli ecosistemi e salvaguardia della biodiversità. Tutti modi per mitigare i cambiamenti climatici, considerati causa di eventi estremi nelle nostre città, come pure della desertificazione di zone fertili o della carenza di risorse idriche. Insomma, tutto l’opposto di quanto si discute in questi giorni nell’area urbana!

Il tema del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici è un tema serio, che non può essere risolto con decisioni improvvisate e senza il coinvolgimento di veri esperti. Per esempio, non tutti sanno che le emissioni di gas metano (CH4) sono molto più nocive di quelle di anidride carbonica (CO2), poiché hanno un effetto termico circa 23 volte superiore, e che le discariche di rifiuti solidi urbani sono tra le sorgenti più significative di metano e anidride carbonica, e quindi di inquinamento delle nostre città. Solo nell’area urbana, di discariche se ne contano addirittura tre, di cui una molto pericolosa nel territorio di Castrolibero, tutte da bonificare e da mettere in sicurezza, per come i cittadini dell’area urbana chiedono insistentemente da anni!

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La motivazione di costruire la metropolitana leggera per ridurre l’impatto ambientale non sembra quindi molto solida. A dire la verità, la lista dei gas serra sarebbe più lunga. Infatti, andrebbero aggiunti anche i “gas fluorurati”, gas che non esistono in natura ma che sono stati creati dall’uomo per i processi industriali, e che normalmente vengono utilizzati anche nei sistemi di aria condizionata, un comfort previsto anche sui vagoni di ultima generazione della metropolitana leggera, e di cui i progettisti ne parlavano in maniera visibilmente fiera. Ebbene, si tratta di gas che pur contribuendo solo per l’1,5% delle emissioni totali di gas inquinanti nei paesi industrializzati, in realtà sono estremamente potenti poiché in grado di trattenere in atmosfera fino a 22.000 volte più calore dell’anidride carbonica, e a rimanervi per millenni.

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Alla luce di tutte queste considerazioni, risulta davvero incomprensibile spiegarsi come mai un progetto simile non sia mai stato assoggettato a Valutazione di Impatto Ambientale, per come riportato nella deliberazione della Giunta Comunale del Comune di Rende n.11 del 19/1/2010. Proprio ora che il progetto non è ancora nella fase esecutiva, ed è ancora possibile fermarsi a riflettere, giova ricordare che la Direttiva Europea 2014/52 (testo rilevante ai fini del SEE-Spazio Economico Europeo) impone agli Stati membri la valutazione dell’impatto ambientale di progetti pubblici e privati. In particolare, nella Direttiva citata si legge che “per meglio preservare il patrimonio storico e culturale e il paesaggio, è importante tener conto, nelle valutazioni d’impatto ambientale, dell’impatto visivo dei progetti, ossia del cambiamento di aspetto o di visuale del paesaggio edificato o naturale e delle zone urbane.”

Altro punto che desta perplessità è il problema dei costi di gestione della metropolitana legegra. Ciò che di certo ad oggi si sa, è che i Comuni di Rende e Cosenza si sono impegnati a farsi carico dei costi per un ammontare di 19,5 milioni di Euro per “assicurare la copertura finanziaria […] a concorrenza del costo totale degli investimenti programmati, mediante contributo a carico dei Soggetti gestori dell’opera”.

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Da dove verranno recuperate queste somme, considerato che il Comune di Rende è nel bel mezzo di una procedura di predissesto finanziario e le tasse sono già al massimo delle aliquote fissate dalla legge, mentre il Comune di Cosenza non si è visto approvare dai revisori contabili l’ultimo bilancio? Verrà forse creata un’imposta di scopo per finanziare un progetto largamente contestato? Personalmente penso che prima di imbarcarsi in un progetto tanto complesso bisognerebbe sedersi a tavolino ed esaminare anche le questioni finanziare, onde evitare di dipendere in futuro dalla ricerca di continue fonti finanziarie per ripianare i debiti. E’ veramente curioso definire il progetto “finanziariamente sostenibile” sulla base della finora non provata assunzione che tutti i residenti diverranno utenti del servizio, o che si possa fare affidamento cieco sulla capacità contributiva dei cittadini per ripagare eventuali debiti di gestione.

Alla fine dell’incontro ho avuto modo di parlare personalmente al presidente Oliverio e di chiedergli di ripartire da zero, cercando il coinvolgimento dei cittadini, affinché per una discussione così importante si possa elaborare un progetto davvero partecipato e, soprattutto, dal basso.

A mio avviso, questo sarà il solo modo perché i cittadini sentano propria questa città, e non – invece – estranei in casa propria. Quello che i cittadini dell’area urbana chiedono è che la domanda di mobilità non vada a discapito della qualità di vita e, soprattutto, non si producano enormi emissioni di gas serra derivanti da maggiori consumi energetici, o ulteriori fonti di inquinamento atmosferico, elettromagnetico e acustico.

Speriamo che il Presidente Oliverio ci ascolti, e tutti si mettano a ridisegnare il progetto con la massima attenzione verso le reali esigenze di popolazioni, ambiente e territori.