‘Ndrangheta e appalti: Mario, io non ti lascio solo (di GdD)

Lo so, avresti voluto non arrivasse mai un giorno così. L’inizio della fine.

Don Barbieri in cella  a Regina Coeli non te l’aspettavi. Pensavi di avere ancora margini di movimento, ma non è  così. L’ingresso della DDA di Reggio Calabria nei fatti cosentini ha spento definitivamente ogni residua speranza di poter, magari, apparare qualche fattarello con la DDA di Catanzaro. Anche Luberto ti ha mollato. E presto il castello di chiacchiere che in tutti questi anni hai costruito crollerà.

Lo sai anche tu che a questo epilogo non c’è alternativa.

Fin quando dipendeva da quel corrotto del procuratore Granieri, dal suo braccio destro più corrotto di lui Tridico, e dai loro servi sciocchi Cozzolino, Marletta, Gallo e tutto il cucuzzaro di intrallazzati della Procura di Cosenza, potevi stare tranquillo. Ci pensavano loro ad annientare i tuoi nemici e oppositori.

Ma ora i bei tempi sono finiti. I tempi belli quando la tua paranza a Cosenza facia chiova e scampà. Tutti insieme appassionatamente a lucrare sulle spalle di quei caggi dei cittadini. Eravate una banda fantastica, inattaccabile, spietata, determinata e all’apice del successo.

Correva l’anno 2011. Un clan di primissimo piano formato da pezzotti delle istituzioni e politici senza scrupolo: Mario Occhiuto, sindaco della città, l’allora questore Anzalone, l’allora prefetto Cannizzaro, l’allora procuratore capo Granieri (e tutta la banda), il colonnello Ferace. Gente d’onore e di rispetto. E poi c’erano i vecchi padrini che a quel tempo si erano alleati con l’astro nascente della ‘ndrangheta cosentina, Occhiuto. Su tutti: Madame Fifì,  Nicola Adamo, i Cinghiali, Morrone.

Una paranza che per 5 anni ha fatto brutto. Si su mangiati puru i muri du Comuni. Ma nonostante ciò i cosentini ti hanno rieletto perché piazza Fera/Bilotti è bella e perché la colpa di tutto quello che succede a Cosenza, non è mai tua, ma sempre di qualcun altro: detrattori, ricattatori, intrallazzatori. Sebbene amministri questa città da oramai quasi 6 anni.

Chissà cosa dicono oggi quei cittadini che ti hanno riaccordato la loro fiducia, sapendo che tutte le opere della città sono state gestite dalla ‘ndrangheta!

Oggi, caro Mario, non siamo solo noi i ciuati a dire questo, ma due procure antimafia. La storia è seria. E lo sai anche tu. Il tuo nome, insieme a quelli di Paolini, Manna, Greco, Potestio, Magorno e di molti altri, viaggia nei verbali delle DDA che è una meraviglia. Ogni tre righe escia u numi tua. Non hai scampo. Game over.

Mo’ se per una volta e, dico per una volta, mi sta a senta, che se l’avessi fatto dal primo momento non ti troveresti in questa situazione, forse una “resa con onore delle armi” riusciamo ad ottenerla. Ma devi fare esattamente tutto quello che ti dico. Lascia stare tutti, non ascoltare più nessuno. Nemmeno i Cirò, i De Rose, i Geppini, le Jole , devi ascoltare solo me.

1 – dobbiamo (mi ci metto anche io nella matassa, resto al tuo fianco. Voglio vedere quanta gente ti resterà vicino in questo difficile momento, io non scappo) dimostrarci pentiti di tutto quello che abbiamo fatto. Nel senso che: se insistiamo con questa storia della colpa è sempre degli altri, finisce che non ci crede più nessuno e rischiamo di diventare antipatici ai giudici e alle persone. Non dico pentirsi di botto, ma almeno per gradi. Piano piano. Questo atteggiamento è sempre ben visto dai giudici. Ai quali dobbiamo lanciare un chiaro messaggio: siamo disposti anche a sparire dalla vita pubblica (in caso di “perdono”).

2 – come mai ancora non hai fatto un comunicato di congratulazioni alle procure di Reggio e Catanzaro? Questo è un grave errore. Rimedia.

3 – Arriveremo ad un punto in cui ci chiederanno del perché di tante cose. Cercare finucchiaddri i timpa non ci conviene. Dobbiamo dimostrarci disponibili, malleabili, magari giocando sulla nostra ingenuità. Sulla nostra presunta buona fede.

Tipo: che ne potevamo sapere noi che uno che abita nel centro storico di Roma in uno dei più bei palazzi di Trastevere, che veste bene e con molta eleganza, che frequenta la meglio società, come don Barbieri, alla fine si rivelasse uno ‘ndranghetista? Non l’avremmo mai detto. Meglio dire così che negare di averlo conosciuto. Ok. E’ questo l’atteggiamento giusto, Mario. Fidati.

4 – Nel mentre ci concediamo a questo atteggiamento remissivo, dobbiamo in qualche modo accelerare i tempi. E anticipare chi come noi sta pensando di fare la stessa cosa, vista la maliparata. Si sa che in queste cose chi prima arriva meglio alloggia.  Non possiamo permetterci il lusso di aspettare che la polizia bussi alle nostre porte. Dobbiamo chiedere un incontro con Gratteri. Prima che sia lui a chiamarci.

Non andare dietro a chi ti dice che fare una cosa di questo tipo è segno di colpevolezza. Non è così. Se c’è, la nostra unica colpevolezza, è l’ingenuità. Perciò non farti fregare che questa volta in galera non ci finisce solo Potestio. Andiamo da Gratteri e ammettiamo di aver visto, di aver sentito, di aver firmato ma sempre in buona fede e mai pensando di commettere qualcosa di male. Non ci crederà, ma dovrà prendere atto della nostra collaborazione e vedrai che avrà per noi un occhio di riguardo. E da qui, andando vedendo. Se vogliamo evitare Poggioreale.

Questo le cose più urgenti da assumere subito.

Ti dico questo perché io non voglio vedere in galera nessuno, men che meno te. Ed è per questo che sono, siamo, disposti ad aiutarti. Saremo al tuo fianco in questo duro cammino che ci aspetta. E non ti lasceremo mai solo. Ad un patto però: dimissioni subito. E mai più amministratore di qualsivoglia ente pubblico. Ritorna al tuo onorato lavoro e vivi del tuo sudore.

Mario, te lo dico, fai la cosa giusta questa volta. Segui i miei consigli e vedrai che presto tutto questo sarà solo un lontano ricordo. A meno che a te non piaccia vivere negli incubi.

GdD