Omicidio Tersigni, parla Oliverio e il processo passa alla Dda di Catanzaro

CROTONE – Sarà il gup distrettuale di Catanzaro ad occuparsi del processo per l’omicidio di Giovanni Tersigni avvenuto il 7 settembre 2019 a Crotone. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola, infatti, ha dichiarato la propria incompatibilità giudicando il delitto come un fatto accaduto nell’ambito di logiche contigue alla criminalità organizzata e quindi non di competenza del Tribunale ordinario.

La decisione è stata presa al termine dell’udienza svolta sabato 19 settembre presso il Tribunale di Crotone durante la quale è stato sentito anche il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, 29 anni, ritenuto il mandante dell’omicidio Tersigni per il quale è stato arrestato insieme a Cosimo Berlingieri, 28 anni, di Catanzaro, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, Cosimo Damiano Passalacqua, 23 anni, di Catanzaro, e Dimitar Dimitrov Todorov, bulgaro di 22 anni residente a Crotone, e Paolo Cusato, 30 anni, di Crotone. Proprio le dichiarazioni di Oliverio – che ha iniziato a collaborare con la Dda dal luglio scorso – sabato 19 settembre hanno portato all’arresto di una sesta persona, Giuseppe Passalacqua, 33 anni di Crotone.

Oliverio ha ricostruito in aula le fasi dell’organizzazione dell’omicidio sostenendo che l’agguato a Tersigni era nato per problemi legati alla divisione delle piazze di spaccio a Crotone e per vendicare un traggiro subito dal gruppo che gestisce lo spaccio a Fondo Gesù. per questo si era rivolto agli ‘zingari’ di Catanzaro con i quali aveva un ottimo rapporto ed  aveva anche dato delle doti di ‘ndrangheta. “L’intenzione – ha detto Oliverio – era quella di gambizzare Tersigni, ma Berlingieri, dopo il primo colpo, si è intimorito vedendo Tersigni che si alzava ed ha continuato a sparare”.

Nel corso dell’udienza proprio Berlingieri ha fatto delle dichiarazioni spontanee sostenendo di essere stato costretto da Oliverio a sparare a Tersigni: “Eravamo venuti a Crotone per un affare legato allo spaccio di erba, ma poi Oliverio mi ha costretto a fare l’agguato. Mi ha pure puntato la pistola alla testa minacciando la mia famiglia. Non ho sparato subito. L’ho fatto alzare ed ho sparato alle gambe. Ho proseguito a sparare perché non sapevo se lo avevo colpito perché lui camminava verso di me. Chiedo scusa alla famiglia Tersigni”.

Nel corso dell’udienza, in base alle dichiarazioni del pentito (“non volevamo uccidere Tersigni, ma solo gambizzarlo”), il pubblico ministero Pasquale Festa ha anche modificato il capo di accusa in omicidio volontario escludendo la premeditazione.