Parcelle d’oro all’ASP: condannati (solo) tre scagnozzi del Cinghiale. Due anni al ras Scarpelli

Il Cinghiale e Scarpelli

Il Tribunale di Cosenza (giudici Giusi Ianni, Urania Granata e Palmina Formoso) ha emesso la sentenza di primo grado per il processo cosiddetto delle “parcelle d’oro” all’Asp di Cosenza.

L’ex direttore generale Gianfranco Scarpelli, da sempre uomo del Cinghiale e in questo caso anche “parafulmine”, nonché riconosciuto ras di piazza Riforma, è stato condannato a 2 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Il pm Assumma aveva chiesto una condanna a 4 anni.

L’avvocato del Cinghiale, il paolano Nicola Gaetano, al quale sono andati circa 800mila euro di incarichi legali e consulenze, è stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Il pm Assumma aveva chiesto 2 anni. Condannato anche Dario Gaetano (fratello di Nicola) a 10 mesi di reclusione.

Sentenza di assoluzione per gli ex direttori generali Franco Petramala e Franco Maria De Rose, per gli avvocati Giovanni Lauricella e Maria Rita Iannini e per il faccendiere Flavio Cedolia. Il pm Assumma aveva chiesto addirittura 4 anni e 6 mesi per Cedolia e 2 anni per Lauricella.

Al di là di ogni discorso che si possa fare sul processo in questione, che vedeva alla sbarra un buon numero di scagnozzi del Cinghiale, c’è da chiedersi come si fa a dare incarichi per ottocento mila euro a un solo avvocato, Nicola Gaetano da Paola, che sicuramente avrà pagato qualche tangente e sappiamo anche a chi: persino la carenza di legali non giustificherebbe questo affidamento. Quindi, il reato è bello e dimostrato.

Di conseguenza, l’aspetto più delirante di tutta questa vicenda è che il mandante di ogni operazione è sempre e solo il Cinghiale, al secolo Tonino Gentile, in combutta col fratello compa’ Pinuzzu. E’ mai possibile che un magistrato degno di questo nome non sappia di chi è la responsabilità politica di tutto questo sfacelo? Nessun magistrato degno di questo nome si è mai interrogato sul fatto che il 25% del bilancio dell’ASP viene “riciclato” attraverso incarichi legali o contenziosi giudiziari, arbitrati e compagnia bella? Un pozzo senza fondo.Non solo: da una conversazione intercorsa proprio con Pino Gentile all’epoca delle indagini, dal tenore emerge come le scelte amministrative di Scarpelli fossero dettate da interessi politici. E lo dice lo stesso pm Assumma quando riporta le parole di Pino Gentile – “uno lo fai provvisorio l’altro definitivo –: “…Mi sembra un linguaggio scarno e laconico – affermava – che lascia presagire l’oggetto della conversazione non precisamente lecito…”. Capito? Non precisamente lecito! Eppure Pino Gentile e suo fratello non fanno parte di questa inchiesta. Non hanno neanche ricevuto un avviso di garanzia. Niente di niente.

Non solo si consente il saccheggio e si occulta il nome dei mandanti ma in sostanza sono usciti anche senza particolari conseguenze da un processo. Scarpelli prima di arrivare in Appello arriverà quasi sicuramente alla prescrizione e così Gaetano… Ma come si fa?