Pittelli e la masso-‘ndrangheta: la “potente autostrada universale”

“Per gestire ogni affare, ogni interesse, ogni esigenza, si utilizzava “la potente autostrada universale”: la massoneria. La definizione e’ dell’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore della Repubblica, indicato come elemento di congiunzione tra i colletti bianchi, la ‘ndrangheta e la stessa massoneria. Un “Giano bifronte”, come lo definiscono i giudici che hanno seguito l’operazione “Rinascita Scott”. Dalla moltitudine di pagine che compongono il provvedimento emergono nomi e legami inquietanti. Magistrati, politici, ‘ndranghetisti, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti legati dal rito massone. Quello ricostruito dagli investigatori e’ un “coacervo di relazioni tra i ‘grandi’ della ‘ndrangheta calabrese e i ‘grandi’ della massoneria, tutti ben inseriti nei contesti strategici (giudiziario, forze armate, bancario, ospedaliero e via dicendo), e’ l’effetto del pactum sceleris in forza del quale Pittelli – e’ scritto nell’ordinanza – si e’ legato stabilmente al contesto di ‘ndrangheta massona’, stabilmente a disposizione dei boss alla ‘mammasantissima’ e al ‘Crimine’ dei Mancuso”.

Legami ricostruiti anche da diversi collaboratori di giustizia. Come Andrea Mantella, che ha permesso di ricostruire questa “zona d’ombra” nella quale si addensano tutti i piu’ alti interessi. Si tratta di relazioni intessute a condizione di reciprocita’. E poi ci sono le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio, nel definirsi massone maestro venerabile, ha sostenuto che proprio “la citta’ di Vibo Valentia e’ l’epicentro della massoneria sia legale che di quella cosiddetta deviata” e che l’avvocato Pittelli avrebbe avuto una doppia appartenenza, una “pulita” con il Goi del distretto catanzerese e poi quella “coperta” legata alla Loggia di Petrolo di Vibo. Tutto sarebbe passato da questa organizzazione capace di mettere insieme massoneria e ‘ndrangheta, a cui avrebbe fatto parte anche il super boss Luigi Mancuso. Tutto sarebbe passato da loro: dai favori piu’ semplici agli affari piu’ complessi. Fino alle elezioni: “Nelle competizioni elettorali, infatti, i candidati “massoni” venivano appoggiati dagli appartenenti segreti chiamati “Sacrati sulla Spada”, ovvero dei criminali che facevano catalizzare su di loro i voti”.
Massone iscritto al Goi e in stretto rapporto con la ‘ndrangheta, al punto da essere definito il “Giano bifronte” essendo allo stesso tempo un noto avvocato, un ex senatore della Repubblica e un professionista molto noto, Giancarlo Pittelli, 66 anni, e’ una delle figure centrali dell’operazione “Rinascita Scott” portata a termine dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. La sua posizione e’ complessa, dal momento che, secondo gli inquirenti, “avrebbe messo sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale”. L’inchiesta dei carabinieri ha, anche, documentato – riporta l’Agi – i rapporti diretti tra Pittelli e Luigi Mancuso, il boss per eccellenza di Vibo Valentia. Le accuse nei confronti di Pittelli sono pesantissime, a partire dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, “per avere concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della Provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero”.
Secondo gli inquirenti, le accuse sono mosse dal fatto che “anche al di la’ delle sue qualita’ di ex Parlamentare della Repubblica, di avvocato, di massone (e, in quanto tale, di soggetto portatore di un rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale e del mondo imprenditoriale e delle professioni, caratterizzati da vincoli di fratellanza e reciproca riconoscenza), nella veste sostanziale di uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento per il sodalizio” avrebbe “instaurato con la ‘ndrangheta uno stabile rapporto ‘sinallagmatico’, caratterizzato dalla perdurante e reciproca offerta di ausilio ed in forza del quale il Pittelli, oltre a garantire la sua generale disponibilita’ nei confronti del sodalizio a risolvere, anche commettendo specifici reati e comunque sfruttando la propria rete di relazioni personali, i piu’ svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialita’ derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e/o della pubblica amministrazione, in particolare delle forze dell’ordine, e, quindi, dalle illimitate possibilita’ di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore consentiva, altresi’, a tale organizzazione d’infiltrarsi e di avere decisiva voce in capitolo in importanti affari ed iniziative imprenditoriali, anche mediando con altri imprenditori ed operatori economici in relazione alle pretese lato sensu estorsive della cosca Mancuso”.
Pittelli, sempre secondo la Dda, si sarebbe anche posto “all’esterno quale “uomo” con il quale necessariamente parlare per risolvere un tal tipo di questioni, cosi’ oggettivamente rafforzando la sfera di influenza del sodalizio nel tessuto economico, accrescendone, ad un elevato livello imprenditoriale e relazionale, il controllo sul territorio, ed ottenendo cosi’, oltre alla “protezione” mafiosa, una serie di ulteriori vantaggi ingiusti, quali la possibilita’ di una interlocuzione privilegiata con l’esterno e, quindi, di “contrattare” termini e condizioni piu’ convenienti nella gestione di tali rapporti (in una sorta di circolare rapporto “a tre” tra il politico/ professionista/faccendiere, l’operatore di impresa e la cosca mafiosa, in cui il primo ottiene e concede favori – e’ scritto nell’ordinanza del Gip – in forza dei suoi legami con le istituzioni e la ndrangheta, fungendo da “cerniera” tra i due mondi, il secondo cresce e/o risolve problemi grazie all’influenza mafiosa ed alla politica collusa, e la terza rafforza il suo radicamento nel tessuto politico ed economico)”.
Nel provvedimento del Gip Barbara Saccà è stata riportata anche una intercettazione inquietante del boss Luigi Mancuso, già citata nell’operazione “Mammasantissima”: “La ‘ndrangheta non esiste più! … una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a …c’era la ‘ndrangheta! … la ‘ndrangheta fa parte della massoneria! … diciamo … è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose … ora cosa c’è piu’? … ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta! una volta era dei benestanti la ‘ndrangheta! … dopo gliel’hanno lasciata ai poveracci agli zappatori … e hanno fatto la massoneria! … le regole quelle sono! … come ce l’ha la massoneria ce l’ha quella! perché la vera ‘ndrangheta non è quella che dicono loro…, perché lo ‘ndranghetista non è che va a fare quello che dicono loro… perché una volta.., adesso sono tutti giovanotti che vanno.., vanno a ruota libera sono drogati!…”.