“Povera Calabria”, la copertina del libro come una premonizione fuori tempo della tragedia di Thurio

Egregio Direttore,

sto leggendo un libro dal titolo in oggetto – “Povera Calabria” – e scritto da un viaggiatore austriaco che visitò la Calabria nel 1908, Friedrich Werner van Oestéren. Ma più che il titolo è eloquente l’immagine di copertina. Infatti sembra una premonizione fuori tempo di quanto è accaduto tre giorni addietro sulla linea ferroviaria Jonica in contrada Thurio del comune di Corigliano Rossano. Sicuramente ci saranno indagini da svolgere, ma la questione di fondo genericamente parlando, è sicuramente che la tratta ferroviaria Taranto-Reggio Calabria realizzata dalla Società delle Strade Ferrate Meridionali nel 1870, ad oggi di progressi tecnici ne ha fatti ben pochi. Forse il più importante è stata la sostituzione della locomotiva a vapore con quella a motore diesel che ancora percorre la tratta Sibari- Catanzaro. Meglio di niente. Povera Calabria nostra !

Con la solita stima, 30.11.1923 – forse non è un refuso –

Friedrich Werner van Oestéren visita la Calabria nel maggio del 1908. Per i suoi spostamenti si serve di tutti i mezzi di trasporto disponibili: dal treno alla carrozza, dalla diligenza al mulo e al cavallo. entra in contatto con la gente comune, conversando per quanto glielo consentono le sue conoscenze dell’italiano, ma anche quelle dei suoi interlocutori. L’immagine della Calabria che questo viaggiatore ci lascia è un’immagine composita. Accanto alle sempre presenti suggestioni magno-greche se ne aggiungono altre: la presenza saracena nella tipologia umana, l’accostamento del paesaggio montano della Calabria al paesaggio alpino della Svizzera e dell’Austria, ma anche tratti inediti quale il paesaggio delle baracche che, nate per dare una risposta all’emergenza del terremoto, diventano residenza stabile, quasi uno “stile” abitativo. Le rovine non rimosse, non quelle classiche o quelle medievali, ma quelle prodotte dai terremoti, da ciarpame senza valore diventano cifra della frammentarietà irrelata del moderno. Anche l'”esistenza umbratile” di un povero matto di paese, il matto di Soveria, assurge a simbolo di una condizione umana più generale: la Vienna fin-de-siècle e l’arretrata Calabria per un attimo s’incontrano e si confondono. (Povera Calabria, Rubbettino 2013)