Il procuratore nazionale antimafia Roberti: la ‘ndrangheta è ovunque, anche a Cosenza

La ‘Ndrangheta? È ovunque. E questa volta non lo dice solo qualche studioso isolato, qualche attivista, o qualche giornale on line troppo zelante. A parlare di colonizzazione della ‘Ndrangheta di tutto il territorio nazionale e non solo, è il procuratore della Direzione distrettuale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti nella Relazione annuale 2016.

Dice il dottor Roberti (che sarebbe il capo di Gratteri) sulla ‘Ndrangheta: le indagini hanno rivelato un rapporto tra la ‘ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti – legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti – di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione, facendo parte di una ‘struttura riservata’ di comando”. (che potremmo tranquillamente leggere come “cupola”)

Avete letto bene? Si parla di esponenti di rilievo delle istituzioni ammatassati con la ‘ndrangheta, quello che diciamo noi da una vita, ma qui a Cosenza non ci ascolta nessuno. Ora è certificato dalla Dna, e nessuno può più affermare il contrario. La ‘Ndrangheta esiste anche a Cosenza e lo dice chiaro il procuratore Roberti nella sua relazione: “… è l’indagine che ha riscontrato il condizionamento, da parte di esponenti della cosca cosentina Ruà- Lanzino- Patitucci delle elezioni amministrative locali, fornendo, in particolare, sostegno elettorale ai candidati per il rinnovo del consiglio comunale di Rende nelle consultazioni dal 1999 al 2011, nonché alle elezioni provinciali di Cosenza del 2009 e Regionali della Calabria del 2010. L’attività d’indagine ha riguardato, soprattutto, una serie di rapporti collusivi tra Sandro Principe, sindaco di Rende, altri amministratori pubblici che gravitavano intorno alla sua figura e gli esponenti del suddetto sodalizio.

Alla medesima consorteria – ricorda la procura nazionale –  viene ricondotto il “condizionamento” fino al 2014, dell’attività del Dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di appalti pubblici nel settore della forestazione. Un’indagine che ha interessato anche l’ex assessore regionale Michele Trematerra, accusato di concorso esterno, l’ex sindaco di Acri, Luigi Maiorano, indagato per concussione, ma che ha portato anche all’arresto dell’ex consigliere comunale di Acri, Angelo Gencarelli, individuato, addirittura, quale promotore e dirigente dell’articolazione territoriale di Acri della cosca “Lanzino/Ruà” e capace di “condizionare” – a favore di tale gruppo criminale – le decisioni amministrative del comune di Acri, del quale era consigliere, specialmente nel settore boschivo e del movimento terra”

Le infiltrazioni, dice il procuratore nazionale non riguardano solo le amministrazioni, ma le istituzioni in generale, e aggiunge: “… l’arresto, sempre nel cosentino per concorso esterno in associazione mafiosa ed altro, di due appartenenti alle forze dell’ordine (polizia stradale e carabinieri) e di un funzionario del Ministero del’Interno, confermano che il reticolato di relazioni della ‘ndrangheta con rappresentati delle Istituzioni è, in Calabria e a Cosenza, molto solido ed attuale”.

Parole chiare che non lasciano spazio ad interpretazioni.

Dunque non siamo noi gli sballati che vedono complotti e cupole dappertutto. È vero allora che la ‘ndrangheta a Cosenza non è solo quella degli “zingari” dei “clan”, ma sta anche nelle Istituzioni. Si è travestita da sindaco, da deputato, da magistrato, da dirigente, da professionista, da carabiniere, da poliziotto, da consigliere, da assessore, da avvocato. Esattamente quello che diciamo noi che siamo sballati e ciuati. Una situazione che la procura di Catanzaro e quella di Cosenza si rifiutano di vedere. Perché come vi diciamo da tempo, sono troppi gli uomini delle Istituzioni coinvolti nel malaffare a Cosenza, e se mai dovesse intervenire qualche magistrato serio, capace e onesto, non basterebbero una trentina di cellulari per caricarli tutti.

E’ questo il nostro problema, nessuno ha il coraggio di intervenire a Cosenza. Non c’è speranza per la nostra città di avere Giustizia. Ci resta però la consolazione di aver visto giusto, e che la cupola mafiosa che governa la nostra città esiste: siamo condannati a sottostare al loro volere e potere. Dobbiamo stare zitti, muti e a cuccia. Sono troppo potenti e nulla possiamo noi cittadini contro di loro.

Chissà che ne pensa Gratteri della relazione del suo capo. Di sicuro, questa volta, non può dire che si tratta di sballati.

GdD