Reggio, aspettando il Giro stasera la storia di Marco Pantani

Reggio Calabria. La storia del ciclismo si compirà anche a Reggio Calabria, città inserita tra le 21 tappe dell’edizione del centenario del Giro d’Italia. Il percorso si snoderà tra oggi, 5 maggio, e il 28 maggio prossimi. La tappa di partenza sarà Alghero – Olbia. La quinta e la sesta toccheranno le città dello Stretto: Pedara-Messina il 10 maggio e Reggio Calabria – Terme Luigiane (parco termale ad Acquappesa, in provincia di Cosenza) l’11 maggio. Dunque la città di Reggio Calabria ospiterà la partenza della sesta tappa. Un evento sportivo storico, con un lungomare Italo Falcomatà che diventerà un grande villaggio interamente dedicato al ciclismo, ed anche un’opportunità per valorizzare le ricchezze del nostro territorio e dare impulso all’economia locale.

In occasione della sesta tappa reggina, saranno percorsi 207 chilometri, attraversando quasi completamente la Calabria tirrenica, con due lunghe salite, tra cui il primo Gran Premio della Montagna del Giro, ed un percorso lungo la costa fino ai tre “denti” finali per giungere all’arrivo, adatto ai velocisti, alle Terme Luigiane, in provincia di Cosenza.

Prima della partenza, prevista intorno alle ore 12:00 di giovedì 11 maggio, si terrà la sfilata del “trofeo senza fine”, la firma dei fogli gara da parte degli atleti, l’incolonnamento su strada e la sfilata per le vie della città.

La sesta tappa sarà preceduta dallo spettacolo scritto e diretto dalla regista romana Chiara Spoletini, che rievocherà la storia di Marco Pantani e intitolato “D5, Pantani. Storia di un capro espiatorio”, con la partecipazione video di Alessandro Lui e Giuseppe Spoletini, la consulenza di Francesco Ceniti e la voce di Davide De Zan. Il titolo D5 richiama la stanza di quell’albergo di Rimini in cui il ciclista spirò nel 2004. Quel che accadde all’interno di quella stanza ha ancora oggi, a distanza di tredici anni, i contorni di un giallo. Lo spettacolo ha già debuttato a Dozza in provincia di Bologna (BO) lo scorso dicembre ed è stato realizzato con il sostegno della fondazione Marco Pantani, nella persona di Tonina, madre di Marco.
Il tour dello spettacolo farà tappa proprio nelle città in cui passerà il centesimo giro d’Italia.

Si inizierà proprio a Reggio Calabria oggi, venerdì 5 maggio, data dell’inizio del giro da Alghero.

Alle ore 22:15 presso l’auditorium “Umberto Zanotti Bianco” lo spettacolo avrà luogo, in prima regionale, nell’ambito della rassegna teatrale – Yard cantiere operativo – a cura della compagnia teatrale ScenaNuda di Reggio Calabria. Lo spettacolo è stato organizzato in collaborazione con il circolo culturale “Guglielmo Calarco” di Reggio Calabria. Lo stesso circolo ospiterà, dal 6 al 9 maggio presso la sua sede di via Amerigo Vespucci, il workshop “Dal libro…alla scena…al giro d’Italia” con gli attori Sebastiano Gavasso, Chiara Spoletini e Stefano Moretti.

“D5. Pantani. Storia di un capro espiatorio”.

L’opera nasce da un gruppo di artisti, autori, giornalisti e illustratori uniti dal proposito di restituire a Pantani la sua dignità sia umana che sportiva. Obiettivo che li ha spinti anche a promuovere una petizione contro l’archiviazione dell’inchiesta sulla sua morte.

C’è una intercettazione che potrebbe riscrivere la storia del 5 giugno 1999, quando Marco Pantani fu estromesso da un Giro d’Italia stravinto per un valore di ematocrito (51,9) oltre la soglia consentita (50). Una vera e propria “confessione” involontaria da parte di un affiliato alla camorra: la criminalità organizzata avrebbe pianificato e portato a termine l’esclusione del Pirata dalla corsa rosa. Il motivo? Economico, in primis: c’era sul tavolo un vortice di scommesse clandestine miliardarie con il romagnolo vincente. (…) Non è una novità la pista della camorra “regista” nello stop di Pantani. Spunta già nel 1999: a raccontarla non è uno qualunque, ma Renato Vallanzasca che nella sua biografia, uscita pochi mesi dopo il 5 giugno, racconta: “Un membro di un clan camorristico, mio vicino di cella, mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. Alle mie obiezioni sulla forza dimostrata in salita dal Pirata, rispondeva: “Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati.”

(Francesco Ceniti, La Gazzetta dello Sport, 25 Settembre 2015)

Lo spettacolo celebra la memoria di Marco Pantani, alla quale si è unita anche quella di Michele Scarponi, travolto mortalmente da un veicolo lo scorso 22 aprile scorso mentre si allenava, e stimola riflessioni sul mondo del doping e dello sport pulito minacciato dal doping e dal malaffare e su una giustizia che, non restituendo verità, non rimuove fango ingiustamente gettato.

E’ la storia di un uomo e di atleta che non è mai più riuscito a tornare quello che era prima, di una tragedia familiare inevitabile. La storia di Marco Pantani, entrato nella leggenda come il collega Fausto Coppi per avere vinto nello stesso anno il Giro d’Italia e il Tour de France nel 1998, è scandita dal baratro in cui è sprofondato solo l’anno dopo con quella gravissima accusa di doping che lo squalificò, da vicissitudini umane, sportive e giudiziarie e poi dalla depressione e da quella morte nel 2004 sulla quale la madre, Tonina, per nulla convinta dall’ipotesi del suicidio, aveva chiesto ulteriori accertamenti e la riapertura delle indagini, non accordata nel 2015.

Nel 2016 tuttavia sono emerse da un’inchiesta della procura di Forlì elementi concordanti nell’accertare che in quell’esclusione di Pantani dal giro nel 1999 fosse coinvolta la camorra. Restano gli aloni di un mistero attorno a questa vicenda in cui Marco Pantani appare come un capro espiatorio, avendo innegabilmente e amaramente pagato le ombre abbattutesi sulla sua persona; ombre di cui non si liberò nonostante, altrettanto innegabilmente, avesse scritto la storia del ciclismo italiano più emozionante di tutti i tempi.

La verità latita come per tante altre storie e morti in Italia, e molto spesso la sua assenza lacera e uccide nell’anima, ancora prima che nel corpo. Troppi sono gli innocenti che pagano ingiustamente anomalie irrisolte e corruzioni impunite e troppi i colpevoli che non rispoderanno mai dei loro misfatti.
Intanto il giro d’Italia continua e in molti vedranno il ‘pirata’, come era stato soprannominato Marco Pantani, espugnare il suo percorso, pedalare superando limiti e ostacoli e tagliare il suo traguardo.

Anna Foti