Rende, l’incredibile storia dei divani di Ariosto Artese a piazza Matteotti: un danno erariale di 872.000 euro

La vicenda emblematica del potere degli Artese è quella degli uffici dell’Inps a Rende. Pare che l’Inps si fosse resa disponibile alla totale riqualificazione e alla definitiva ristrutturazione dell’area, a Commenda di Rende, di fianco alle scuole medie De Coubertin.
Si tratta dei locali di fianco all’immobile a due piani che si vede dalla strada di colore bianco. L’Inps voleva far diventare la sede di Rende un nuovo polo dove inserire la sede provinciale.
Di fatto, il sindaco Manna ha voluto con la sua decisione continuare a tenere quell’area così com’è adesso e non se ne capisce la ragione.
Sta di fatto che gli uffici Inps di Quattromiglia hanno chiuso e anche qui il sindaco Manna si è superato in termini di intraprendenza decisionale e infatti quei locali di Commenda sono stati assegnati in affitto ad una attività commerciale di mobili. Una decisione veramente scellerata.
Si fa chiudere la sede Inps per fare aprire un salottificio della Chateau d’Ax.

I malpensanti riferiscono di un diretto interessamento da parte nientemeno dell’allora presidente del consiglio Annamaria Artese alla vicenda, perché c’erano forti interessi di suo fratello, il famigerato Ariosto, vicesindaco-ombra, affinché quell’immobile fosse assegnato a un’azienda commerciale pratica in salotti e in divani della Chiateau d’Ax. E non è finita qui. Manna manda qualcuno di particolare a fare i sopralluoghi con il direttore dell’Inps di Cosenza. Una persona che rappresentava dal punto di vista politico oltre che personale il settore tecnico immobiliare del comune di Rende… Sapete chi era? Ma sì che avete indovinato! L’allora presidente del consiglio comunale di Rende Annamaria Artese meglio nota come la sorella di Ariosto.

Non ci vuole molto a capire che l’Inps masticava amaro e che ci doveva essere, a sua volta, qualcuno che aveva interesse alla soluzione più logica (dal punto di vista funzionale). Abbiamo scritto per anni che la vendita dei divani riguarda Ariosto stesso, tuttora fidanzato con la sorella di Donato (il titolare dell’attività commerciale Dodo Srl). Manna aveva fatto una delibera con la quale praticamente avrebbe alienato l’immobile senza che esso fosse nel piano delle alienazioni. In sostanza fra il fitto e una serie di modifiche al bene, Donato (o Ariosto?) sarebbe diventato proprietario dell’immobile grazie ad una valutazione affidata al dirigente venduto ai poteri forti ovvero Infantino. Un atto del tutto illegittimo che, alla fine, fu bloccato. Ora il magazzino è solo in fitto e non può essere venduto. E meno male! Ma il danno erariale è stato pesantissimo ed è questo che emerge dalla relazione del prefetto Vincenzo Ciaramella, che riportiamo. 

Altro caso di gestione di bene pubblico che, a causa di condotte attive e omissive, si è tradotto in un’agevolazione indiretta degli interessi della criminalità organizzata a discapito degli interessi della collettività, è quello relativo alla vendita dei locali comunali siti in piazza Matteotti.

Il Comune di Rende ha venduto alla Società Alba leasing SpA detto immobile per la somma di 1.450.000,00 euro a fronte di un prezzo di mercato di 2.215.000,00 euro e nonostante vi fosse una pendenza debitoria — a titolo di canone di locazione — ascrivibile alla conduttrice DODO Srl di € 107.089,78.
II danno erariale arrecato alle casse derivante dalla compravendita. risulta pari ad e 872.089.78.

Ebbene, Socia della DODO srl è DONATO Simona, compagna di ARTESE Ariosto, indagato nella operazione Reset della DDA di Catanzaro e colpito da misura cautelare. Non è un mistero, lo abbiamo scritto ripetutamente nel corso di questi anni inquadrando la storia nel canovaccio tragicomico dei divani di Ariosto, visto e considerato che quei locali sono serviti ad Artese e alla compagna per aprire un salottificio, divanificio chiamatelo come volete.

Ariosto Artese

La loro convivenza si evince, tra l’altro, dall’esecuzione della stessa misura, avendo i militari incaricati dell’esecuzione rintracciato l’Artese proprio nell’abitazione di Simona Donato. E come emerge dall’operazione Reset, Ariosto è imprenditore asservito al gruppo di criminalità organizzata dei cosiddetti “italiani” ed attivo nel settore dei call-center, titolare della società “K CALL Srl”.

Roberto Porcaro

Uno dei maggiori esponenti dei clan cosentini, Roberto Porcaro, in una conversazione telefonica spiegava a Carlo Drago (elemento di spicco della cosca che fa capo proprio a Porcaro) di aver riferito ad altro accolito (Gennaro Presta) che Artese era da ritenersi una persona a loro vicina (“un amico vicino a noi mettendosi a disposizione del gruppo.

I contatti con l’imprenditore avvenivano attraverso un’utenza formalmente intestata all’impresa di costruzioni Ferrise: questa è stata colpita da informazione antimafia interdittiva…

Artese, pur senza far parte dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, quale contropartita della protezione a lui offerta dai membri del predetto clan, contribuiva concretamente alla conservazione, al rafforzamento ed al raggiungimento degli scopi del sodalizio di matrice ‘ndranghetista, egemone sul territorio della città di Cosenza e della relativa provincia, mettendo a disposizione dello stesso le sue risorse economiche e le sue relazioni imprenditoriali, fungendo — tra le altre cose – da intermediario nonché prodigandosi nella mediazione finalizzata a far ottenere al capo cosca una partecipœione a proventi di provenienza illecita “.

Al fine di meglio delineare i rapporti tra omissis e gli organi elettivi del Comune di Rende, risultano particolarmente interessanti le ulteriori dichiarazioni rese da un ex amministratore, il quale lo ha definito “frequentatore assiduo del Comune. Io personalmente l’ho visto più volte dai Dirigenti: INFANTINO, MINUTOLO, all’Ufficio Anagrafe, Ufficio Urbanistica ed in altri uffici… “.

Inoltre, “i rapporti tra Munno, Manna e Artese sono ottimi e, considerati i loro legami, sostanzialmente, loro tre, prendono le decisioni più importanti senza tener conto del resto della Giunta. Per i rapporti intercorrenti tra Artese ed i tre sopracitati, ribadisco quanto già precedentemente detto in ordine alla sua presenza negli uffici comunali. E’ palese il rapporto di amicizia tra MUNNO ed ARTESE Ariosto, tra MANNA e ARTESE Ariosto, nonché gli ovvi rapporti con la sorella Annamaria.

Tornando alla vicenda dell’immobile comunale, essa ha una risalenza contrattuale al 2017, quando veniva sottoscritta la locazione con opzione d’acquisto tra il Comune di Rende, rappresentato dal Dirigente del Settore Bilancio Francesco Minutolo, e la Dodo Srl, rappresentata dal padre di Simona Donato.

Nel predetto contratto, il canone di locazione annuo era stato stabilito in € 92.400,00 con rate mensili di €7.700,00 ciascuna e gli interventi, già computati in € 147.644,00, “potranno essere scomputati nella misura di € 2.050,061 mensili per l’intera durata della locazione. In caso di esercizio dell ‘opzione di acquisto da parte del conduttore, il valore residuale del costo di adeguamento degli impianti, sarà detratto dal prezzo di vendita periziato”.
Detta opzione, esercitata una prima volta, è stata rinnovata nel febbraio 2019 e, con successiva relazione estimativa, il Settore Lavori Pubblici indicava in € 2.865.000,00 il più probabile valore di mercato del cespite nonchè, con separata perizia, in € 120.000,00 il canone di locazione. I predetti elaborati risultano sottoscritti da un tecnico e da un dirigente del Comune di Rende.

Nello stesso periodo (luglio 2019) l’Ufficio Patrimonio dell’Ente comunicava alla Dodo Srl che da una verifica contabile la società non risultava in regola con i versamenti dei canoni per complessivi € 101.606,39, invitando il Donato a concordare un piano di rientro ed a predisporre offerta di richiesta di acquisto, come da volontà espressa in febbraio 2019.
Senonchè, con nuova relazione estimativa del 17 aprile 2020, a firma dell’Ing. Minutolo in qualità di Dirigente del Settore Tecnico Manutentivo, veniva attribuito all’immobile in questione il valore di € 1.686.000,00 con un decremento quindi, in soli 9 mesi rispetto alla precedente valutazione, di € 1.179.000,00.

Con deliberazione del 16 ottobre 2020, la Giunta Comunale approvava la proposta a firma del Dirigente del Settore Tecnico Manutentivo omissis e del Dirigente del Settore Legale omissis avente ad oggetto l’autorizzazione alla vendita a omissis seguito della conferma da parte della della volontà di acquistare al prezzo corrispondente al indicato dall’Ente, ma detraendo le spese sopportate per lavori di manutenzione straordinaria. Pertanto, con la deliberazione in questione, la Giunta Comunale, aderendo in toto alla proposta avanzata dalla parte privata per il tramite del suo legale, ha accettato la somma di e 1.450.000,00, approvando, con successiva deliberazione, anche la modalità di acquisto tramite contratto di leasing finanziario.

Di qui l’atto di compravendita tra il Comune di Rende rappresentato dall’ omissis e la società omissis che cederà in locazione finanziaria l’immobile alla omissis sua cliente.
Nell’atto pubblico inoltre, sebbene non si rinvenga nel contratto di locazione alcun riferimento a tale previsione, né vi sia stata alcuna quantificazione economica operata dall’Ente per il riconoscimento di un tale diritto, viene specificato che la parte venditrice “concede l’uso di Piazza Matteotti e Piazza Falcone e Borsellino per parcheggi a servizio dell ‘attività commerciale nel rispetto dei parametri stabiliti… “ e “essendo stato il prezzo interamente regolato dalla società acquirente, l’Ente venditore… dichiara di null ‘altro avere a pretendere in dipendenza del presente atto”.
Null’altro avere a pretendere. Eppure, sulla base di calcoli effettuati dalla Commissione d’accesso, tra i canoni di locazione corrisposti e quelli che l’Ente avrebbe dovuto incassare residuava un importo pari ad € 107.089,78.

Inoltre, la Commissione d’accesso ha richiesto il più probabile valore di mercato dell’unità immobiliare venduta all’Agenzia delle Entrate di Cosenza, la quale, a seguito di valutazione tecnico estimativa, ha affermato che “il più probabile valore in regime di libero mercato riferito all’anno 2021 dell’unità immobiliare censita al Comune di Rende al foglio 38 p.lla 687 sub 29, stimato con procedimento comparativo diretto, è pari in cifra tonda a € 2.215.000,00”

Rispetto al prezzo di compravendita pari ad € 1.450.000,00 risulta dunque un minor incasso pari ad € 765.000,00 e, sommando il mancato introito dei canoni di locazione per C 107.089,78, risulta un danno erariale arrecato alle casse comunali pari ad € 872.089,78.

In occasione dell’audizione del dirigente del Settore Tecnico Manutentivo, che risulta firmatario della valutazione tecnico estimativa dell’immobile comunale venduto alla Dodo Srl, nonché firmatario delle proposte di deliberazione e sottoscrittore dell’atto di vendita, questi ha avuto modo di rimarcare il pieno coinvolgimento del livello politico e di quello tecnico nell’operazione: “La Giunta ha avuto un ruolo attivo nel momento in cui ha deciso di vendere l’immobile (autorizzazione alla vendita) ed ha avuto un ruolo fondamentale nell’adottare tale decisione. Le proposte di delibera sono state sempre preconcordate tra il dirigente comunale e la giunta, in particolare con il Sindaco e l’assessore al bilancio, Iantorno’.

Una “collegialità” decisoria che il dirigente comunale tiene a sottolineare anche successivamente e per iscritto affermando, con più specifico riferimento al sindaco Manna, che “lo scrivente su esplicita richiesta del sindaco …ha redatto nel mese di aprile 2020 una perizia tecnica estimativa per la determinazione del valore di mercato del suddetto immobile…”.

Lo stesso sindaco Manna era inoltre a conoscenza della forte situazione debitoria ascrivibile al Donato atteso che, per come affermato sempre dal dirigente “nel mese di luglio 2020 è stata redatta una nota riservata per il sindaco nella quale sono state evidenziate le modalità con cui si è arrivati alla stima del suddetto valore di mercato, sono state rilevate le criticità inerenti i canoni non versati dalla omissis, sono state esplicitate le motivazioni ostative per l’accettazione di una proposta della suddetta società inerente un prezzo d’acquisto inferiore a quello stabilito dal competente settore comunale”.

La vendita dei locali commerciali in favore della Dodo Srl costituisce un plastico esempio di non corretto esercizio delle proprie funzioni da parte dei dirigenti comunali e degli organi elettivi.

In particolare, la non corretta modalità di messa a reddito del patrimonio comunale, che si è tradotta in un evidente nocumento per l’Amministrazione con conseguente indebito arricchimento di soggetti privati a discapito della collettività, è avvenuta tramite: la rimodulazione, più volte, del prezzo di vendita; la reiterata revisione dei canoni dovuti per la locazione; la vendita in favore della società omissis anziché al titolare del contratto di locazione; il riconoscimento di un diritto in favore della parte privata, non previsto dal contratto di locazione, tramite la concessione nell’atto di vendita dell’uso di Piazza Matteotti e Piazza Falcone e Borsellino per parcheggi a servizio dell’attività commerciale; lo scomputo per ben due volte dei lavori autorizzati, peraltro eseguiti senza alcun controllo antimafia sulle imprese incaricate; la mancata verifica delle lavorazioni eseguite e la mancata disamina delle fatture presentate; la mancata adozione del provvedimento di decadenza del locatario per mancato adempimento degli obblighi contrattuali quale, ad esempio, la mancata costituzione della polizza fideiussoria a garanzia dei canoni locatizi.

La Commissione d’accesso riconosce pertanto nell’operazione un esempio di mala gestio del patrimonio pubblico tramite la quale si è finiti con il favorire la Dodo Srl, con socia Simona Donato, compagna di Ariosto Artese, l’imprenditore fratello del vicesindaco destinatario di misura cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa che sulla base delle risultanze dell’operazione Reset. è asservito al gruppo di criminalità organizzata dei cosiddetti “italiani”.

La stessa Commissione d’accesso, del resto, ha potuto riscontrare come, più in generale, la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Rende non risulti rispondente ai principi di economicità e buona amministrazione, di cui all’art.97 della Costituzione. In particolare l’Amministrazione Comunale, nell’esercizio della funzione di indirizzo di cui è titolare, non risulta aver adottato direttive e atti di indirizzo nei confronti delle strutture amministrative per la realizazione dell’obiettivo prioritario della vendita dei beni del patrimonio disponibile dell’ente locale, ovvero, in mancanza o nelle more della sua realizzazione, la valorizzazione attraverso la loro messa a reddito da locazione o mediante l’effettiva destinazione al perseguimento di finalità sociali, pregiudicando in tal modo la possibilità per l’Ente di ricavare dall ‘impiego di tali beni le utilità che essi sono in grado di generare.

Solo nell’anno 2021 risulta approvato il piano di valorizzazione e alienazione dei beni patrimoniali e solo nel maggio del 2022 l’Ente ha provveduto a costituire, per soli 6 mesi, un ‘apposita posizione organizzativa in grado di gestire il servizio. L’omissis, il funzionario prepostovi ed al quale alla scadenza dei sei mesi non è stato prorogato l’incarico, ha fornito un impietoso quadro della situazione inerente le unità residenziali evidenziando “la presenza di soggetti che occupano gli immobili sine titulo, ovvero con contratti scaduti da molti anni e con morosità per canoni non corrisposti all’Ente”. Analoga criticità viene segnalata, poi, relativamente agli immobili con destinazione sociale e commerciale, la maggior parte dei quali viene descritta in “disuso o inagibile”.

L’Organismo d’indagine osserva che la posizione di vertice rivestita dal sindaco (articolo 50, comma 2 del Testo unico enti locali), impone un obbligo generale di conoscenza delle questioni più rilevanti e di intervento, volti ad evitare comportamenti persistentemente inerti nell’avvio e nella prosecuzione di azioni dirette alla riscossione coattiva dei crediti derivanti dai canoni di locazione non riscossi; diversamente, ciò potrebbe cagionare per l’ente locale non solo la perdita effettiva e irreversibile dei crediti medesimi (per intervenuta prescrizione), ma anche la perdita di chances di conseguire l’effettivo soddisfacimento dei crediti vantati.
Tutto ciò soprattutto se, come fondatamente osservato dalla Commissione d’indagine, la non corretta gestione del patrimonio immobiliare consente a soggetti con pregiudizi di polizia di ottenere indebiti arricchimenti a scapito della collettività.