Stefano Rodotà e la sua Cosenza: dalla politica e dal Telesio al tifo per i Lupi

Un anno fa la morte di Stefano Rodotà, giurista e politico cosentino, che ha dato lustro al nome della nostra città nel corso della sua attività. Oggi sarebbe felice del Cosenza in Serie B. 

Stefano Rodotà era nato il 30 maggio del 1933 a Cosenza da una famiglia piccolo-borghese di San Benedetto Ullano (Shën Benedhiti), comune arbëreshë in Calabria ubicato sulle pendici interne della Catena Costiera a 25 km dal capoluogo bruzio, discende da una illustre famiglia italo-albanese che ha annoverato fra il XVII e il XVIII secolo intellettuali difensori della minoranza etnica e religiosa arbëreshë.

Il padre, insegnante di matematica di origine albanese poi iscritto al Partito d’azione insegnava alle medie, dava ripetizioni a Giacomo Mancini, il futuro leader socialista; uno zio divenne segretario locale della Dc. La politica, insieme allo studio, è sin da subito una passione divorante.

Rodotà ha frequentato a Cosenza il liceo classico Bernardino Telesio. Era imparentato anche con Donna Vittoria Vocaturo, seconda moglie di Giacomo Mancini, al quale Stefano Rodotà era molto legato.

GLI ANNI GIOVANILI, IL PARTITO D’AZIONE E IL PARTITO RADICALE

Così la Stampa ne ricordava gli anni giovanili. “Ha una passione politica antica, sin dagli anni dell’adolescenza, quando correva nella notte all’edicola ad attendere l’uscita del mitico Mondo di Mario Pannunzio. Bambino, nella piccola casa del padre, che era un semplice insegnante di matematica di origine albanese, in quella Cosenza in cui si sciolse il Partito d’azione, passavano personaggi del calibro di Riccardo Lombardi e Ugo La Malfa. Passione politica divampata subito, nell’animo del giovane Stefano, che s’iscrive al partito radicale di Pannunzio, che conosce insieme a Luigi Spaventa e Tullio De Mauro su presentazione di Elena Croce ma poi rifiuta di candidarsi in Parlamento per il partito di Pannella. Radicale nella difesa del principio di uguaglianza, in Parlamento Rodotà entra come indipendente nelle liste del Pci“.

Achille Occhetto, Stefano Rodota’ e Giorgio Napolitano durante il convegno del P.D.S. Roma, 18 febbraio 1992. ANSA ARCHIVIO/MASSIMO CAPODANNO

RODOTA’ PRESIDENTE: “ROMA O INTER? TIFO PER IL MIO COSENZA!”

Ecco cosa scriveva il sito ufficiale del Cosenza Calcio nel 2013 quando Stefano Rodotà è arrivato vicino ad essere eletto presidente della Repubblica. 

In queste ore Cosenza, oltre che per i Lupi, trepida anche per uno dei suoi figli che non solo è in lizza per diventare capo dello Stato ma è anche schierato dalla parte giusta, nel senso che non è appoggiato dalla “Casta” ma da chi si oppone con forza al suo strapotere.

Stefano Rodotà è nato a Cosenza (su Twitter si ironizza anche sulle sue lontane radici rintracciabili nella comunità albanese di San Benedetto Ullano e si afferma che è ‘nu ghiegghiu, come diciamo in dialetto), ha 80 anni ma non li dimostra, ha attraversato tutte le stagioni della sinistra italiana e, per chi non lo sapesse, prima ancora di diventare il centravanti di sfondamento della squadra grillina, è sempre stato un grande appassionato di calcio.

Stamattina, in uno degli articoli di punta sulla corsa per il Quirinale pubblicato dal “Corriere della Sera”, il professore Rodotà ha riempito di gioia noi cosentini e irriducibili tifosi del Vecchio Lupo.

Riportiamo, di seguito, lo stralcio dell’intervista che ha rilasciato al “Corsera” ieri sera.

“… E lui, alle 8 della sera, risponde tranquillo al telefono di casa: «Guardi, io ora mi vedo la partita perché sono un grande appassionato di calcio». Roma o Inter? «Tifo per il Cosenza, che però milita in serie D girone I…».

Sapevamo di questa passione per il calcio di Stefano Rodotà ma non è da tutti “rinnegare” squadre di grande tradizione per dare lustro alla squadra della tua città, per giunta caduta in bassa fortuna. Perchè è proprio nei momenti più difficili che si vede il vero tifoso.

Che dire? In bocca al Lupo, professore Rodotà.

Stefano Rodota’ durante l’iniziativa culturale “La Repubblica delle Idee” al teatro Petruzzelli di Bari, il 20 aprile 2013.
ANSA/LUCA TURI