Tesoro di Alarico, cercasi archeologo… disperatamente: il marchese Bilotti e Marina Mattei

Il marchese Bilotti con la marchesa Dani Secco

Ogni volta che l’archeologo Battista Sangineto va in televisione o rilascia interviste sul tema del tesoro di Alarico, a Mario Occhiuto detto il cazzaro gli si attorcigliano le interiora (o gli stintini, se vogliamo usare il dialetto).

Non sopporta di essere giudicato un cazzaro e, ciò che è peggio, un sindaco neanche ignorante (che sarebbe già un bel risultato) ma deficiente (nel senso che non riesce proprio a imparare neanche la classica “pappardella” che ti danno a scuola).

Occhiuto, allora, per dimostrare che invece è un illuminato e uno che dà del tu ai professionisti della materia archeologica, in queste ore ha deciso di farsi aiutare da un suo caro amico, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona.

Il marchese Roberto Bilotti, 54 anni, è nato negli Stati Uniti ma è figlio ed erede di Enzo Bilotti e nipote del defunto Carlo Bilotti, ideatori del Museo all’Aperto di Cosenza.

Deve la sua fama a una megadonazione, avvenuta una decina d’anni fa, al Comune di Roma: 19 De Chirico stimati 13 milioni di euro! Mica pizze e fichi. Ma il marchese, per conto dell’ Abi, l’ associazione bancaria, si occupa anche del patrimonio artistico degli istituti di credito e da tempo ha messo gli occhi anche su Palermo, città della sua compagna.

Qualche mese fa il marchese Bilotti ha comunicato al sindaco Occhiuto la disponibilità immediata, da parte delle rispettive Fondazioni che curano gli interessi dei defunti autori, a destinare gratuitamente al Comune un pacchetto di opere.

Ma già precedentemente aveva puntato la nostra area urbana. L’amministrazione comunale di Rende ha trasferito il municipio a valle costruendo una nuova sede più funzionale. Il castello dove prima c’era il Comune è rimasto privo di destinazione e così l’amministrazione gli ha chiesto di istituire un museo… a costo zero! E’ nato così il Museo Bilotti Ruggi D’Aragona. Lui, Roberto, si è messo subito all’opera ed ha convinto i suoi fratelli a donare parte della collezione di Enzo Bilotti ed ha coinvolto artisti amici, fondazioni, associazioni. Ma anche… archeologi.

Tra questi, Marina Mattei. Curatore archeologo dei Musei capitolini e direttore scientifico del progetto di studio e valorizzazione dell’Area sacra di Torre Argentina a Roma. Con risultati, a dire il vero, molto scadenti.

Torre Argentina
Torre Argentina

“… Una “giungla” di erbacce e sterpaglie avvolge le rovine dell’area sacra di Torre Argentina – si leggeva poche settimane fa su “Repubblica” -. E i tubi innocenti del cantiere che appare abbandonato da mesi. Della lastra in vetro temperato che da fine ottobre avrebbe dovuto permettere ai visitatori di “camminare nella storia”, sospesi sulle rovine di età repubblicana di fronte al tempio dedicato alla Dea Feronia, ancora non c’è traccia. Così come dell’intervento sul podio del tempio dedicato alla Dea Fortuna Huiusce…”.

Ma se a Roma l’archeologa Mattei finisce sulle pagine di Repubblica e viene ridicolizzata, qui a Cosenza viene vista come una “specialista”… E così, dopo aver distrutto Torre Argentina e incassato bei soldini per allestire il Museo dei Bilotti a Rende, adesso si occupa anche (sputa ca ci indovini!) del tesoro di Alarico.

Marina Mattei
Marina Mattei

In questi giorni, guarda un po’ il caso, Marina Mattei è in città. Megaintervista commissionata da Occhiuto e dal suo amico Bilotti al Quotidiano del Sud e speranze più o meno fondate di aver incassato (finalmente!) un’archeologa al servizio della “caccia al tesoro”. E stamattina su Gazzetta del Sud ecco il contatto ufficiale (perchè noi siamo tutti fessi) con la famosa archeologa.

Così vanno le cose nei palazzi del potere di Mario il cazzaro.