Toronto come Portapiana: “Salutami a zia Angiulina…” (di Franco Panno)

di Franco Panno

In una gelida serata a Toronto, capitai in un ristorante, piccolo, accogliente. Si chiamava Dino’s pasta. Entrai infreddolito, avevo perso il bus che mi avrebbe portato dai miei parenti, che avevo opportunamente seminato. Non ne potevo più di polpettoni, parmigiane e paste al forno. Diamine ero in America. Ma il freddo mi buttò tra le braccia di quel piccolo ristorante. Mi guardai intorno, sembrava di stare in una trattoria di paese. Non una parola d’inglese, tutti italiani che parlavano il loro dialetto d’origine. Ma questa me l’ero cercata. Arrivò un cameriere anziano, mi squadrò per bene e disse “La tua fisionomia non mi è nuova, tu devi essere il figlio di…il nipote di….tua nonna era….”. Menzionò oltre i miei, tutte le persone del mio luogo d’origine. Annuii con stupore, e confermai. Nemmeno la CIA avrebbe potuto fare meglio. Quel simpatico Signore col papillon tricolore, proveniva dal borgo dove erano nati i miei. Parlò tanto, chiedeva in continuazione di questo e di quello, di persone che conoscevo appena. Era arrivato in Canada da ragazzo e c’era rimasto. Rimase un po’ con me mentre mangiavo, tanto per cambiare spaghetti e polpette. Mi disse con franchezza che non sarebbe più tornato in Italia, l’ultima volta che c’era stato, tutto era cambiato, non si ritrovava più in quel borgo ricco d’umanità un tempo.
Si offrì d’accompagnarmi, impietosito dal mio spaesamento, viveva nella stessa zona dei miei parenti a Saint Clair, quartiere italiano. Ero andato in Canada per trovare i Grandi laghi, Comandante Mark e i Rangers, trovai un Signore che mi salutò dicendomi “Salutami a zia Angiulina…”

Non era la zia del Grande Blek
Angelina, Louis Prima
Buona giornata