C’è un solo posto dove le leggi dello Stato vengono ignorate, trascurate e interpretate per amici e nemici: la Calabria.
Non si spiega altrimenti come faccia ancora a prosperare Fra’ Remigio Magnelli, ribattezzato così da noi in onore del personaggio squallido e beone descritto da Umberto Eco nel “Nome della Rosa”.
Fra’ Remigio da Varagine, ex dolciniano eretico, stava in convento a rimpinzarsi “la pancia e la verga”. Era un ignorante di potere.
Remigio Magnelli continua incredibilmente a dirigere l’Ufficio personale dell’Asp di Cosenza nonostante la condanna in primo grado inflittagli dal Tribunale di Cosenza il 15 luglio scorso. Un anno di reclusione per abuso.di ufficio. Cosa aveva fatto Remigio?
Secondo il tribunale aveva attestato falsamente che non vi erano professionalità interne al fine di favorire l’assunzione illegittima di Michele Fazzolari.
La legge 39 del 2013 parla chiaro: chi è stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione deve essere retrocesso. Quindi, dovrebbe essere il dott. Alberto Siciliano, incensurato, a ricoprire quel ruolo.
Nessuno, però, osa.toccare Magnelli. Non lo ha fatto Filippelli e non lo fa Mauro, che sottovaluta troppo la delicatezza del suo ruolo.
E che fa l’avvocato Silvia Cumino, responsabile anticorruzione dell’Asp? Ha segnalato il caso a Cantone, com’è suo dovere? Mantenere al suo posto un dirigente che, secondo una sentenza di primo grado, ha detto il falso è grave.
Dottor Mauro, il dl 39/2013 è chiaro. Non indulga più del necessario.
Poi, le paliate arrivano all’improvviso e sono dolori.