Berlusconi, Milano 2 e la ‘ndrangheta: quei soldi mai restituiti a Paolo De Stefano alias “Il Conte”

C’è una certa curiosità e una grande attesa in Calabria per quello che emergerà fuori dalla puntata di stasera di Report, che sarà dedicata alla ‘ndrangheta e alle sue ramificazioni. E finalmente si riprende un vecchio canovaccio ovvero quello dei rapporti della criminalità organizzata calabrese con Silvio Berlusconi.

“Il rapporto di Silvio Berlusconi con la Calabria – annuncia Report sulla sua pagina FB – risalirebbe agli anni Ottanta quando l’imprenditore lombardo stava costruendo Milano 2. Giù in passato vari mafiosi hanno raccontato del sostegno dato da alcune famiglie di Cosa Nostra (in particolare Stefano Bontate e i fratelli Graviano) alle operazioni immobiliari che Silvo Berllusconi stava portando avanti all’epoca in Lombardia…”.

GIUSEPPE GRAVIANO, BOSS MAFIOSO: “Mio nonno viene invitato a investire dei soldi al Nord…”.

GIUDICE LOMBARDO: “In quale campo e per realizzare che cosa?”

GIUSEPPE GRAVIANO: “Nell’edilizia, perché il contatto è con Silvio Berlusconi, a mio nonno avevano chiesto 20 miliardi e di tutto quello che si faceva il 20% era di mio nonno…”.

GIUDICE LOMBARDO: “Dove avvenne il primo incontro con Silvio Berlusconi?”

GIUSEPPE GRAVIANO: “Se non erro all’Hotel Quark”. 

Nello stesso processo (cosiddetto ‘Ndrangheta stragista, ndr) in cui il boss Graviano ha confermato gli investimenti di Cosa Nostra nelle attività di Berlusconi, un pentito calabrese, Nino Fiume, ha raccontato per la prima volta di investimenti fatti dalla ‘ndrangheta nel progetto Milano 2 di Silvio Berlusconi.

NINO FIUME: “Perché Paolo De Stefano (sua moglie) aveva la contabilità e doveva avere i soldi da Milano 2, che li aveva investiti ai tempi di Bontate e questi palermitani non gli restituivano mai i soldi…”.

In cordata con la mafia siciliana avrebbe dunque investito i soldi delle cosche calabresi in Milano 2 anche Paolo De Stefano, uno dei più importanti capi della storia della ‘ndrangheta. Il boss calabrese, che all’epoca era introdotto negli ambienti più esclusivi di Milano, avrebbe messo il denaro nel progetto di Berlusconi ma non gli sarebbe stato mai restituito.

NINO FIUME: “Lui con alcune persone… non è che era Paolo De Stefano a Reggio Calabria… lui addirittura al Nord utilizzava altre macchine e si faceva chiamare con un altro nome, “Il Conte”… aveva l’autista con la Jaguar, il sarto personale a Milano in via Montenapoleone “Tincati”… e in questo circuito la moglie diceva sempre: “Era meglio che si metteva in società con Berlusconi, che sta investendo nelle costruzioni… Hai visto Berlusconi? Si è fatto i soldi e vive… invece lui aveva investito i soldi e con glieli avevano nemmeno tornati indietro…”.