Coronavirus, 26° giorno: se telefonando… al numero verde (di Marco Travaglio)

di Marco Travaglio

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Pronto, numero verde? Sono un professore di matematica in pensione e passo il tempo a leggere i numeri e a confrontarli con quelli di giornali e telegiornali. Tutti dicono che abbiamo un terzo dei morti per coronavirus del mondo, secondi solo alla Cina, ma ancora per poco. Per carità, può darsi che il Covid-19 italiano sia più efficiente dei suoi colleghi del resto d’Europa. Ma vi pare possibile che domenica avessimo 1.809 morti su 20.603 positivi e la Germania 13 su 5.072, il Regno Unito 21 su 1.140, la Francia 120 su 5400 e la Spagna 288 su 7.753? Siamo noi che esageriamo o gli altri che ci prendono per il culo o entrambe le cose insieme?

Pronto, numero verde? Sono un impresario di pompe funebri, momentaneamente chiuso fino a nuovo ordine per divieto di funerali. Il nostro settore è sempre stato fiorentissimo, visto che in tempi normali muoiono in media 1500 persone al giorno, per le più diverse patologie, spesso concomitanti e non sempre terrificanti (8mila morti l’anno con l’influenza, 14 mila con la polmonite ecc.). Ora pare che nessuno possa più permettersi un infartino, un cancretto, una polmonituccia, un incidentello stradale, cose così, e si muoia solo per coronavirus. Mi sapete dire, per favore, il totale di quanta gente muore in questi giorni?

Pronto, numero verde? Sono medico rianimatore e non ho né il tempo né i mezzi per lanciare un messaggio alla nazione. L’emergenza è sotto gli occhi di tutti, ma non perché il coronavirus faccia più positivi e più morti dell’influenza stagionale, anzi ne fa molti meno (ogni anno abbiamo 6 milioni di malati e 8-10 mila morti con l’influenza), quasi tutti fra persone che sarebbero positive o morte con l’influenza se non si fossero prese prima il coronavirus. L’emergenza deriva dal sovraccarico degli ospedali, perché il contagio da virus è più rapido e diffuso, cioè colpisce più persone insieme; e chi finisce in rianimazione per influenza di solito ci resta tre giorni prima di guarire o di morire e poi libera il posto, mentre chi ci finisce per coronavirus ci resta almeno tre settimane prima di guarire o di morire.

Pronto, numero verde? Finora mi sono sempre informato su Libero senza mai dubitare dell’autorevolezza delle sue firme. Nemmeno quando Feltri asserì che Berlusconi era “impotente per assenza di prostata” dunque non poteva andare a letto con la nipote di Mubarak, e subito dopo che quel mandrillo ne castigava “14 alla settimana”. Ultimamente però, dinanzi a titoli lievemente contraddittori come “Prove tecniche di strage” e “Virus, ora si esagera”, ho iniziato a vacillare.

E ieri ho rischiato la labirintite quando, sulla stessa prima pagina dello stesso quotidiano, ho letto i seguenti tre titoli: “Viva Sgarbi. Rispettate chi non teme il contagio”. “Noi stiamo a casa, ci vada pure Conte. Premier non all’altezza, governo nefasto”. “Protezione incivile. Borrelli non è in grado di gestire l’emergenza”. Ho provato a unire i puntini, ma ne è uscito uno sgorbio. Poi, sulla stessa prima pagina dello stesso giornale, mi sono imbattuto in un quarto titolo: “Ecco come funziona il cervello dei cretini. Così si riconosce subito un idiota”. E, all’improvviso, ho visto la luce.

Pronto, numero verde? Sono un milanese onesto, mi spacco la schiena a lavorare, rispetto le leggi e pago le tasse. Ora, dico io, eravamo miracolosamente sopravvissuti a 20 anni di Formigoni e ci siamo beccati Fontana. Ce la stavamo mettendo tutta per scampare al Covid-19 e ci becchiamo Bertolaso, forse perché, oltre alle mascherine, sono finite pure le cavallette. Vi prego, ditemi che è un film da un romanzo di Stephen King.

Pronto, numero verde? Sono un cittadino modello che passa le giornate in casa davanti alla tv. Ora, passi per gli arresti domiciliari. Ma la pena accessoria di vedere Capezzone, Meluzzi e Panzironi che discettano di virologia è facoltativa, o la prescrive qualche decreto?

Pronto, numero verde? Sono un bastardino qualunque. Vi prego, salvatemi! Vivo con una famiglia di nove persone: due genitori, tre nonni e quattro bambini, che mi usano a turno come scusa per andare a spasso. Un incubo: non faccio in tempo a tornare che già mi tocca riuscire: 18 volte al giorno, due per ciascuno. Le gambe non me le sento più, in compenso sto mettendo su dei muscoli da decatleta. E siccome quei dementi temono che raccolga gli sputacchi infetti dall’asfalto, ogni volta che rincasiamo mi fanno il bagno, lo shampoo e i gargarismi con la candeggina (l’amuchina è finita da mo’). Quindi ho la lingua in fiamme e la frezza bianca tipo Cristiano Malgioglio e Paola Marella. Ma il guaio è un altro: siccome i padroni non vogliono guai con la polizia, mi costringono a bere ettolitri di acqua con l’imbuto, così appena esco piscio a comando ed evitano la multa. Così ho una vescica a fisarmonica e una prostata a mongolfiera. È sicuro che ’sto coronavirus possiamo beccarcelo pure noi cani, visto che lecchiamo più di Vespa? No, perché io quasi quasi preferirei.

Pronto, numero verde? Abito a Roma, in via del Tritone, e domenica mattina, mentre prendevo una boccata d’aria sul balcone, mi è passato sotto un tizio barbuto e panzuto che passeggiava mano nella mano con la ragazza. Pareva proprio quello della Lega, come si chiama, ma sì quello che chiedeva di aprire tutto e ora strilla di chiudere tutto. Gli ho urlato: “Ehi, Matteo, che ci fai a passeggio senza mascherina né distanza di sicurezza?”. Mi ha risposto la ragazza: “Tranquillo, signore, ho l’autocertificazione: sto portando a spasso la Bestia”.

Ps. Le telefonate fin qui trascritte sono frutto della fantasia malata dell’autore: lo sanno tutti che il numero verde di emergenza è sempre occupato.