Cosenza 2016, Mazzuca-Presta: il primo incontro non si scorda mai

Forse la troppa vicinanza a Carletto Guccione lo ha reso un tantinello antipatico. L’equazione è semplice: se se la fa con Carletto che si sa chi è, e come è arrivato dove si trova, leccando e inciuciando, anche lui deve essere della stessa pasta.

Tradotto: chi va con lo zoppo impara a zoppicare. E’ così che molti cosentini vedono il consigliere uscente Giuseppe Mazzuca, del PSE. Ma iscritto anche al PD. 10 anni in consiglio comunale. Mai nessun incarico amministrativo. Vicino a Paolini da sempre, e tra i sostenitori più incalliti dello stesso. Fautore della spaccatura con la Santa Civica Alleanza, a seguito all’esclusione di Paolini come candidato del PD.

Mazzuca, insieme a Cipparrone, rappresenta l’ala dura paoliniana, quelli che volevano le primarie, negate dalla “cupola” romana. E per questo si è giunti alla rottura. Paolini e sostenitori hanno abbandonato il tavolo, sbattendo la porta, la sera dell’incoronazione di Presta come candidato a sindaco. Un tradimento, l’ennesimo per Paolini, che questa volta non è andato giù.

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Giuseppe, come è avvenuto per le regionali del 2014, quando riuscì nell’impresa di portare tutte le anime del centrosinistra su uno stesso palco, era stato incaricato di ripetere il miracolo, anche per le prossime amministrative a Cosenza. Ma questa volta non è riuscito a portare a casa il risultato. Forse pensava che l’amico Carletto, su cui Giuseppe contava come punto di forza politico, lo avrebbe aiutato in questo, continuando a sostenere Paolini e le primarie, anche in “sede” romana.

Invece Carletto, com’è sua consuetudine, a Roma si metteva agli ordini di Lotti, e a Cosenza raccontava balle agli altri sulle sue finte battaglie romane. Noi lo avevamo sgamato subito a Guccione, dicendo che mai e poi mai avrebbe sacrificato il suo futuro politico per Paolini. E così è stato. Situazione di cui hanno dovuto prendere atto anche Mazzuca, Cipparrone e Sacco, quando il dado è stato tratto.

Da allora i rapporti tra Mazzuca e Guccione si sono raffreddati. Al punto che lo stesso Mazzuca si è dimesso dalla struttura del consigliere Guccione. Segno evidente che non è poi lo stesso di Guccione. Poteva restare dov’era e continuare ad incassare uno stipendio tranquillo tranquillo. Invece ha scelto le dimissioni. Cosa rara a queste latitudini. Una decisione quella di Mazzuca che annulla l’assunto di partenza: si può anche andare con lo zoppo, ma non è detto che tutti imparino a zoppicare.

Da qualche giorno Giuseppe è al centro di una discussione su una eventuale ricomposizione tra i consiglieri schierati con Paolini, e il candidato a sindaco Lucio Presta. Ancora una volta è affidato a lui il compito di sondare se ci sono le possibilità di ricucire uno strappo che potrebbe favorire, come avvenuto in passato, il candidato a sindaco di centrodestra. Che non è Occhiuto, questa volta. E sappiamo tutti il perché.

Giuseppe parte da un dato che accomuna tutto il centrosinistra, Presta compreso: battere la destra e riconquistare il Comune. E proprio ieri, per una casualità, nonostante il ciclone, un primo incontro tra i due è avvenuto. Presta e Mazzuca, nella sede di Amo Cosenza, davanti a una tazza di tè, si intrattengono per oltre mezz’ora.

Discutono del futuro della città e della situazione che si è venuta a creare in seguito alla spaccatura. Un incontro cordiale all’insegna della stima reciproca. Presta ci tiene a dire che non è certo lui la causa di tutto questo. Perché sin dal primo momento è stato chiaro: non partecipo a primarie di nessun partito. Io mi candido e chi condivide quello che dico è ben accetto. E se qualcuno impropriamente lo ha tirato per la giacca affibbiandogli questo o quel inciucio, per farsi candidare a sindaco del PD, lui non può farci niente.

Le voci restano voci, se non suffragate da fatti. Men che meno si è mai espresso negativamente nei riguardi di Paolini, di cui apprezza lo stile e la coerenza. Per Mazzuca, una premessa quella di Presta, che è musica per le sue orecchie. E con altrettanta cordialità spiega le ragioni del loro dissenso all’azione politica fin qui messa in campo dal PD. Quello che loro contestano è il metodo usato per far fuori Paolini, non la figura di Presta. Avrebbero preferito misurarsi sul campo piuttosto che avere una candidatura “imposta” dall’alto.

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Niente preclusioni, dunque, per l’ex consigliere Mazzuca, sul nome di Presta. La questione, a suo dire, è di sola natura politica. Non di spartizioni o altro. E su questo si può iniziare a discutere. Un obiettivo comune c’è, battere gli avversari di destra, e anche su questo si può lavorare. Ma bisogna fare in fretta a decidere da che parte stare, perché il tempo è poco. La questione si dovrà risolvere entro pochi giorni, e la riflessione è già partita.

Una prima interlocuzione, quella tra Presta e Mazzuca, che lascia intravedere qualche spiraglio per la ricomposizione. E’ ovvio che il tutto, questa volta, viste le tante prese in giro che il gruppo Paolini ha subito in questi anni, dovrà essere ratificato a Roma. E c’è chi dice che l’accordo sia stato già concluso.

GdD