Cosenza, gli incarichi (esterni) non finiscono mai: 16mila euro al figlio di Sconza

Lucio Sconza

Continua senza sosta l’attività di elargizione di incarichi esterni per gli amici degli amici al Comune di Cosenza. Praticamente non passa giorno senza che Occhiuto non dia mandato ai suoi dirigenti di fiducia di nominare qualcuno che deve ricevere favori dal cazzaro più truffaldino d’Italia.

In questi giorni è stato beneficiato un altro famoso “bell’i papà” del cerchio magico del sindaco ovvero Andrea Sconza, figlio di Lucio, già dirigente comunale nominato illegittimamente da Occhiuto e artefice e protagonista di mille intrallazzi per coprire il deretano al cazzaro. Il rampollo di Sconza si è assicurato un fantastico incarico da 16mila euro quale “addetto al servizio di prevenzione e protezione” in materia di sicurezza sul lavoro. Scriviamo fantastico perché tutti sapete che questo “servizio” in pratica si distingue per una particolarità: non serve a nulla!

Spesso e volentieri infatti documentiamo bellissime immagini di operai che stanno sui tetti senza nessun tipo di protezione nei cantieri degli amici di Occhiuto (in questo caso di Pianini) e ovviamente nessuno denuncia e nessuno fa nulla. Adesso, per ratificare il tutto, abbiamo anche il figlio di Sconza e così tutto diventa “legale”. Quasi come bere un bicchiere d’acqua. Lucio Sconza è uno dei collaboratori più stretti e più fedeli di Mario Occhiuto. Il loro legame è di lunghissima data e risale addirittura agli anni Novanta.

Sconza, tanto per essere più chiari, è stato il primo manager della sanità cosentina, in quota Ccd (poi Udc, il partito a cui ha sempre fatto riferimento anche la famiglia Occhiuto), nel 1995. Ed è stato proprio lui a dare il via alle note vicende del Palazzo della Sanità, mai realizzato eppure così prodigo di “soldini” per Tonino Gatto e Mario Occhiuto.

Sono passati gli anni e Sconza e Occhiuto hanno sempre più cementato quel rapporto professionale ma anche di amicizia. E quando Mario ha conquistato Palazzo dei Bruzi, non ci ha pensato due volte a chiamarlo alla sua corte. Da esterno, ovviamente. E gli ha affidato la direzione del Primo dipartimento di Palazzo dei Bruzi. Tradotto in soldoni, significa che Sconza controllava il personale, l’avvocatura e l’applicazione delle norme sulla trasparenza.

Lo ha fatto diventare, dunque, un vero e proprio “pezzo da novanta” e la sua riverita firma era necessaria per autorizzare qualsiasi pagamento legato ai processi nei quali era coinvolta l’amministrazione comunale. Oltre che per ratificare tutti gli intrallazzi del sindaco per consulenze, incarichi, affidamenti e chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto per consentire il “capolavoro dei capolavori” ovvero la contumacia del Comune quando i creditori di Occhiuto rivendicavano in maniera sacrosanta i loro soldi. 

Era così importante avere la firma di Lucio Sconza che Mario Occhiuto, chiamandolo alla sua corte, ha violato la legge 150/2009 così come il Tuel e il dlgs 165/2001, che disciplinano il conferimento degli incarichi dirigenziali esterni. L’amministrazione comunale di Cosenza, insediatasi nel giugno del 2011, ha violato sistematicamente le suddette leggi procedendo a nomine dirette di diversi dirigenti. Uno di questi, Lucio Sconza appunto, era addirittura in congedo ed è stato anche rinnovato nell’incarico, in totale spregio alla legge Madia, che vieta ai pensionati di ricevere incarichi nella pubblica amministrazione.

Oggi Sconza non frequenta più il Comune (almeno per… lavoro) ma si gode la sua ricca pensione e, nel frattempo, ha risolto anche un po’ di problemi per foraggiare il figlioletto, che incasserà 16mila euro senza colpo ferire dando così un po’ di ossigeno alle casse del capofamiglia… Povera Cusenza nostra!