Cosenza, il sogno continua: Mungo “spacca” la partita ed è il migliore in campo

Quando il telecronista di Raisport chiede a Mario Somma chi è stato il migliore in campo del Cosenza, l’ex “cazzaro” del terribile campionato di Peppuccio cita tre calciatori: Camigliano, Palmiero e Mungo. E, per quanto la sua natura di “mattatore de noantri” emerga sempre di più in maniera grottesca anche dalle telecronache (altrimenti commenterebbe la Nazionale e non la Serie C…), il suo giudizio stavolta è abbastanza azzeccato.

Cominciamo da Domenico Mungo, fantasista classe 1993, che Piero Braglia ha reinventato centrocampista centrale del 3-5-2. Da quando il ragazzo si è convinto che può sobbarcarsi senza soffrire troppo anche il lavoro fisico della fase difensiva, il Cosenza ha cambiato passo diventando aggressivo e “alto” nel pressing sugli avversari ed esaltando le doti di velocisti di Tutino e Okereke. Braglia, del resto, già a Trapani aveva commentato entusiasticamente la metamorfosi di Mungo e lo stava “caricando” a dovere ormai da tempo per questa svolta. Il gol di stasera, veramente molto bello per il tocco vellutato e la precisione nel piazzare la palla, è stato la classica ciliegina sulla torta. Mungo come si dice in gergo ha “spaccato” la partita e gli va riconosciuta senza alcun dubbio, a nostro avviso, la palma del migliore in campo.

Agostino Camigliano, invece, finora era stato uno dei giovani meno “reclamizzati” della truppa di Braglia. Il ragazzo, classe 1994, è arrivato in punta di piedi a gennaio per dare manforte a Idda, Dermaku e Pascali ed in teoria avrebbe dovuto fare molta panchina e invece gradatamente si è imposto e si è conquistato con pieno merito il posto di titolare, con grande dedizione e facendo le cose semplici. Bravo sull’uomo e di testa, apprezzabile nel controllo del pallone, è diventato una sicurezza per Braglia, che ormai non ne fa più a meno. Peccato che sia di proprietà del Cittadella ma la sensazione netta è che se il Cosenza dovesse centrare la Serie B, potrebbe rimanere ancora un anno.

Molto più difficile che rimangano in rossoblù, comunque vadano i playoff, i due baby classe 1996 del Napoli ovvero Luca Palmiero e Gennaro Tutino. Il primo è un centrocampista centrale di grandi qualità tecniche con ottima visione di gioco e buona propensione anche alla copertura. Il secondo è un attaccante “esplosivo”, veloce e tecnico, devastante quando parte palla al piede. Non serve essere profeti per anticipare che l’anno prossimo molti club importanti se lo contenderanno.

E gli altri? Tutti largamente oltre la sufficienza: dal gigantesco Dermaku al “francobollo” Idda, dal geometrico Bruccini agli arrembanti Corsi e D’Orazio, all’onnipresente Okereke, che ha avuto il grandissimo merito di iniziare l’azione di contropiede che ha portato al gol di Mungo per finire a Saracco, che ha dato sicurezza a tutta la difesa.