Crotone, il villaggio dove tutti i potenti si proteggono a vicenda

RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE

A Crotone si vive come un piccolo villaggio messicano, con il tenente Garcia, Don Diego, il servo muto (ma non sordo) Bernardo, e i nobili Caballeros.
Uno di quei villaggi dove il potere è in mano a una manciata di antiche famiglie.
Capita che una scuola abbia il cognome di un primario dell’Ospedale che è anche Capo Dipartimento, Presidente dell’Ordine dei Medici da più di venti anni, eletto dai quattro Caballeros riuniti in seduta una volta l’anno, e ad anni alterni uomo dell’anno nel giornaletto locale.Capita che il Presidente non tolleri le critiche, e che sia molto permaloso.
Capita che un medico/imprenditore/affarista proprietario di una clinica odontoiatrica convenzionata sia anche proprietario di aziende casearie, vinicole, agriturismo e infine titolare della clinica che da qualche mese è il fiore all’occhiello della Sanità nel paesotto, sulla quale stanno per piovere milioni di freschi pesos per i poveri peones malati, e che il riccone sia marito di una ex politica in ascesa, ora fuori dai radar.

Rompere il cerchio magico è impossibile. La forza dei signorotti locali e dei loro vassalli sta nella reciproca protezione, nel conoscere l’uno le magagne dell’altro, nel patto del silenzio.

Il villaggio non può alzare la testa. E’ il suo destino di colonia. E se ci prova vengono chiamate in aiuto piccole figure che ai locali sembrano giganti.
Cuochi di bettole che giudicano chef stellati, giocatori di serie C che pontificano sul campionato maggiore, chirurghi da appendicite che relazionano su argomenti che conoscono dai libri, dirigenti rifiutati altrove che si gonfiano e fanno la ruota perché qui, chi può smentirli?
Ma tutto serve ai feudatari del villaggio.

Seconda parte

E’ gente che pone il senso della propria esistenza in questo piccolo paese. Il loro ruolo è vitale, enorme, solo in questo puntino di città. Nessuno di loro può aspirare a diventare protagonista altrove. Il professionista è nato qui, oppure ci è capitato perché non ha trovato altro.
Qui vincono sempre gli stessi, e le elezioni si comprano e vendono per poco: una visita medica o un esame gratuito, un posto di netturbino, qualche cena regalata.
In un posto così è facile far diventare una bega tra medici gelosi una congiura di palazzo. Quale poi sia il fatiscente “palazzo”, tra i tanti che si sgretolano in paese, è ancora da vedere.

E i protagonisti ci sono tutti: lo straniero venuto da lontano a portare la civiltà, i signorotti gelosi dei loro privilegi e impauriti dal vento di novità, i tanti “Garcia” che costruiscono false prove e le vendono agli amici, gli stipendiati col sombrero che si vedono negata la pennichella e l’atavico ruolo di dottore del paese, e che, inetti e paralizzati, chiedono aiuto ai luminari della città, che per loro sono la scienza, ma per il resto del mondo sono nulla.

C’è l’oscuro personaggio il cui titolo inglese nessuno sa scrivere, che era tanto bravo all’università, che arriva come per magia a ricoprire il suo ruolo, che sogna di tornare alla sua “capitale” (a solo 50 km) con la patente di quello che ha catturato il “cattivo”.
Eh sì, quello che accade a Crotone è così intricato e carico di simbolismi, così facile da adattare a un film o a una novella, che ha superato la cronaca, che è diventato la metafora dei peccati di una cittadina e del suo capoluogo.
Di un posto dove tutti i potenti si proteggono, dove non può esserci uno meglio di me, dove si abita nello stesso condominio e si va allo stesso lido, dove oggi mi aiuti e domani vedrai, un posto a tuo figlio lo trovo sicuro.
I popolani sanno tutto, ma per loro è sempre stato così.
Ed è inutile che si ribellino. Anche se loro ed i loro figli vengono colpiti nel bene più grande: la salute. Perchè nonostante nell’aria immobile ora si possa ascoltare il loro grido, sempre più forte, dall’altra parte c’è solo spazzatura che rotola.
Ai nemici di Zorro interessa solo un posto al caldo nel microcosmo di questo sfortunato capoluogo.

2 – (fine)