La riscossa del tenero Enzo

Mo ha saputu parlà. Finalmente quello che si presenta oggi in questo tour de force mediatico ai lettori e agli ascoltatori, è un Paolini che sa parlare.

Posato, riflessivo, preparato, insomma da qualche giorno a questa parte pare che Enzo abbia azionato il cervello. I neuroni iniziano a girare per il verso giusto. Parla che è una bellezza. E’ sciolto, loquace, discorsivo. Cunchiusu.

Come Occhiuto, Enzo si sta girando tutte le redazioni. Radio, televisioni, giornali, blog per spiegare la sua dolente posizione. Tira la somma delle sue esperienze col PD, Paolini, o meglio, nel suo caso sarebbe giusto dire “esperienze con alcuni uomini e donne del PD”, è il bilancio è triste, avvilente, mortificante. Per Enzo, si capisce.

Lo hanno preso in giro come si fa con un Jugali qualsiasi. Al limite della dignità. Gente viscida che francamente, e lo dico fuori d’ironia e di retorica, a Paolini non gli può neanche allacciare le scarpe. Un signore al loro confronto. D’altronde, a vedere le cose come sono andate, che gli si può rimproverare nel comportamento a Paolini, in questa ennesima sola della candidatura che gli hanno dato? Niente.

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Perché lui si è comportato lineare, si è proposto all’inizio (più di un anno fa) ed è stato accettato da Madame Fifì e Guccione che lo hanno presentato ufficialmente al Royal Hotel e, giustamente, su questa strada è andato avanti. Certo, gli possiamo rimproverare di essere un ciongiuluni che ancora una volta ha abboccato all’amo di Madame Fifì, che già se lo era venduto nel 2011, ma non certo un lestofante, un intrallazzatore, uno scorretto, un accoltellatore alla spalle seriale come le persone di cui si circonda. Ma Enzo ci tiene talmente tanto a fare il sindaco che ancora una volta ha scelto di fare accordi con il diavolo. Anche questo gli possiamo rimproverare (nel senso politico): quello di affidarsi ogni volta a “persone socialmente pericolose”. Il perché di queste sue scelte azzardate, rischiose, solo lui può saperlo. Io ho una mia tesi che ho già esposto.

Oggi Enzo parla chiaro. Accusa il PD di tradimento. Di aver stipulato un accordo, quello di fare le primarie, con lui, e di non averlo mantenuto. Chiede chiarezza sul perché della sua esclusione. Non in politichese, come fa Magorno e company, ma le reali motivazioni che hanno indotto i suoi maggiori sostenitori della prima ora (Aiello, Madame Fifì, Oliverio) a cambiare idea sulla sua persona. Deve essere successo qualcosa di grave.

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Sì, la questione che Presta è sponsorizzato da Renzi, tiene e ci mancherebbe, lo abbiamo detto sempre, ma non può essere la sola. Il quartetto di deputati che di fatto ha blindato la candidatura di Presta deve sapere qualcosa che Enzo non sa, per mollarlo così in malo modo.

O meglio, qualcosa che Enzo spera non avvenga e che lo induce a credere che non parlarne sia la miglior forma per esorcizzare il mostro. Deve esserci qualcosa di sotto e di grave per comportarsi ancora una volta in questo modo nei suoi confronti. Altrimenti come spiegare l’ennesima infamità, ad opera sempre dagli stessi personaggi, messa in atto con tanto cinismo e spregio della persona?

Non certo per farlo passare, come nel caso di Occhiuto dopo la sfiducia, come una vittima, penso io. Perché qui la risposta sta in due ipotesi: o questi deputati sono dei deficienti che non ti dico, dediti alla pratica dell’autolesionismo, oppure sanno i fatti loro.

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Si vede che imbarcarsi Paolini, per loro, in questo momento non è cosa. Se così pensano, vuol dire che c’è qualcosa che bolle in pentola. Perché se non fosse così una soluzione per apparare con Enzo, vista anche la sua propensione a discutere, si sarebbe trovata.

Invece, nonostante “l’amicizia” che li lega, i quattro hanno serrato la porta, senza pensarci su due volte, lasciandolo al freddo e al gelo. Senza pietà. Senza compassione.

Scaricato come un sacchetto di monnezza in una discarica abusiva. E questo, nonostante la mia avversione politica per lui, non se lo meritava. Almeno non in questo modo.

Ora tocca a te Enzo, cacciarti qualche sassolino dalla scarpa, se vuoi. E per questo mettiamo a tua disposizione la nostra testata, per parlare dei retroscena che tu insieme a loro hai vissuto. Come si dice: fa cumu t’è statu fattu, ca unn’è mai peccato. Vedi tu. Sai dove trovarci.

GdD