Repressione, la Calabria insegna: la stampa allineata è finanziata e ottiene “veline”. Gli altri? Tutti indagati…

Qualche giorno fa è accaduto questo: alcuni studenti sono stati fermati ad una manifestazione perché secondo le autorità erano in possesso di oggetti contundenti. Oppure, no. È successa un’altra cosa: una serie di giornalisti e attivisti sono stati fermati perché, da una serie di intercettazioni, risultavano accusati di aver costituito un’organizzazione criminale. Oppure. Sono stati fermati i giornalisti che tentavano di dare le prima due notizie perché hanno pubblicato le misure cautelari o le intercettazioni. Anzi: non è successa nessuna di queste cose, ma potrebbe succedere.

In poco più di un anno questo governo sta portando a termine una serie di riforme ed attacchi ai poteri di controllo che potrebbe rendere uno qualsiasi di questi scenari estremamente verosimile. È il risultato dell’insieme di norme attuate e di “battaglie” portate avanti, da ultima l’intricata vicenda che vede coinvolti i giornalisti de il Domani. Andiamo con ordine.

Il primo attacco è stato contro la magistratura. Chirurgico e preciso. Sia nella forma che nelle possibilità. Non solo si sta portando avanti una riduzione totale di una serie di reati e controlli, dal tanto discusso (e se si vuole anche discutibile) abuso d’ufficio, alle norme sugli appalti. Contemporaneamente le riforme che vogliono introdurre i voti per i magistrati non faranno altro che intimorire e rendere ricattabili magistrati in ansia di ricevere il “buon voto”.

Da notare che questo insieme di provvedimenti non riduce il rischio che li ha motivati: cioè, punire quei giudici che fanno politica con le inchieste. Così si puniranno solo i giudici che faranno politica di parte avversa.

Non solo magistratura. Gli spazi di manifestazione e di dissenso con un insieme di provvedimenti voluti da Salvini con gli anni si sono drasticamente ridotti e super normati. Dicasi lo stesso per i giornalisti che si vedranno il divieto non solo di pubblicare le intercettazioni, ma anche le misure cautelari.

Qui un elenco di intercettazioni pubblicate negli anni da Iacchite’ che probabilmente non potrebbero vedere luce – https://www.iacchite.blog/giustizia-nel-caos-il-gran-casino-delle-leggi-bavaglio-e-delle-intercettazioni-penalmente-non-rilevanti/

Quindi se in una manifestazione, uno sciopero qualcuno venisse indagato e fermato non lo si potrebbe nemmeno scrivere (in questo passaggio De Magistris spiega le conseguenze di tale provvedimento https://fb.watch/qJTq60q_88/ ). Così agisce la repressione, nella notte.

Ovviamente la Calabria è terra di sperimentazione di tali pratiche…

Ecco, quindi, che localmente le autorità si sentono autorizzate a perseguire e indagare gli attivisti de La Base che protestano con dei semplici manifesti. E questo territorio ha già visto applicate forzature del genere: ricordate l’inchiesta contro i No Global di Fiordalisi? Ecco, come finirebbe adesso? Ancora: quando De Magistris fu cacciato, Mastella chiese un maggiore potere gerarchico. Cos’è questo se non un successivo tassello?

Ancora più delicato è quanto sta accadendo ai giornalisti di Domani e alle loro fonti, che è simile a quanto era già successo a Report tempo fa. I giornalisti di Domani ricevono fonti sul ministro Crosetto, sui suoi rapporti commerciali e su altre persone. Ne escono notizie, tutte verificate. E il ministro non reagisce con una smentita (la notizia è vera) e nemmeno con una querela per diffamazione come è sempre più comune. Risponde cercando le fonti, mettendole sotto inchiesta. Di più: se ne trae spunto per minare Procura Nazionale Antimafia (da cui sono uscite le notizie). Un organo che forse andrebbe certamente riformato, ripensato, non abolito.

Ancora una volta la Calabria insegna: la stampa allineata viene finanziata, ottiene sponsor e ottiene le veline dalle Procure. Il resto viene indagata.

Lo schema è simile per tutti i casi: si approfitta di un malfunzionamento, di una stortura per mettere in discussione tutto (abuso d’ufficio, appalti, magistratura). Il mancato controllo o la stortura dell’organo è l’occasione per togliere l’organo stesso ed eliminare del tutto il controllo.

Poi arriva la repressione. Caccia alle fonti (che andrebbero sempre protette) e intimidazione con sproporzione di forze: da una parte il governo, i ministri con le loro commissioni, potere ricattatorio su giudici e autorità e soprattutto con le immunità e dall’altra parte giornalisti, intellettuali e attivisti.