Sistema Rende, Patitucci denuncia Iacchite’

Come abbiamo sempre detto il diritto di replica per noi è sacrosanto. E vale per tutti. A scriverci è Francesco Patitucci, per replicare a quelle che secondo lui sono accuse ingiuste fatte da noi nei suoi confronti.

Di seguito riportiamo integralmente la lettera del signor Patitucci che ci è stata recapitata. E pubblichiamo anche la foto della busta, dalla quale abbiamo omesso la località nella quale è detenuto Patitucci. 

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E’ d’uopo ricordare che noi non abbiamo mai scritto quello che il Patitucci ci imputa nella sua sacrosanta replica, cioè che si è pentito.

Ripetiamo, e per chi vuole può rileggere l’articolo,

http://www.iacchite.com/francesco-patitucci-uno-strano-arresto/

non abbiamo mai scritto che si è pentito, ma abbiamo, come i cronisti devono fare, analizzato quello che ci pare essere uno strano arresto. Ponendo delle riflessioni che pensiamo non abbiano leso minimamente la “dignità” del Patitucci.

A cominciare dalla telefonata giunta al 112 che lo segnala su viale Parco armato, di cui esiste la registrazione. Non ce la siamo inventata mica noi. Questa telefonata chi l’ha fatta? Un infame, uno sbirro, un rivale, chiunque sia stato rimane il dato che tale telefonata è arrivata ai carabinieri.

E la cosa, converrà con noi anche Patitucci, è quantomeno strana. Chi sapeva che a quell’ora Patitucci percorreva viale Parco armato? Solo lui, ed evidentemente qualcuno a cui lui stesso lo ha detto. Non può essere diversamente.

E poi, lo ripetiamo fino alla noia, non siamo stati noi a dire dell’ammanco della bacinella. Ma i suoi stessi amici, a cominciare da Bruzzese, che nero su bianco lo accusa di non aver versato il dovuto nella cassa comune.

Anche qui, non deve prendersela con noi ma coi suoi ex compari che da settimane stanno scaricando tutto sulle sue spalle. E ancora, sul suo faraonico matrimonio, che nessuno mette in dubbio, ci mancherebbe, si sia svolto per amore, la notizia delle “buste” arriva sempre dai suoi ex compari, che dopo il suo arresto hanno fato la fila presso la nostra redazione per fornirci tali informazioni.

Così come la pistolicchia in suo possesso che tutto lascia pensare tranne che ad un’arma di difesa.

Queste considerazioni, che noi reputiamo legittime, fanno parte del mestiere del cronista. Del resto, lei, signor Patitucci, non è certo uno stinco di santo. E siamo sicuri che capirà, se dal momento del suo arresto, molti suoi compari sono andati in paranoia, vista l’aria che tira in città e il continuo pentimento di questo o quel boss.

Chiedendosi anche come mai dopo il suo arresto, avvenuto “singolarmente”, lei è stato subito trasferito altrove. Del resto il suo arresto non è stato eseguito all’interno di un blitz, per cui non si è capita la ragione di un suo immediato trasferimento ad altra sede. Visto che il suo arresto era solo in relazione al porto d’armi. Salvo poi dopo un po’ di giorni del suo arresto, scoprire che lei è il destinatario primo di un provvedimento di custodia cautelare da parte della DDA nell’operazione “sistema Rende”.

Una serie di circostanze cha hanno fatto pensare ai suoi ex sodali che qualcosa non quadra. Ecco, noi abbiamo riportato le titubanze. Spero che questo lei ce lo concederà, signor Patitucci.

Dovrebbe, oltre che a noi, scrivere a Bruzzese che racconta queste cose su di lei. Lo descrive come autoritario e imprevedibile. Oltre che, come ho già scritto, totalmente autonomo rispetto al versamento di somme di denaro nella cassa comune. Nonché attivo nell’ultimo tempo, più del “normale”, a raccogliere questa o quella tangente o il ricavato dello strozzo.

Non lo diciamo noi, ripeto, lo dicono i pentiti, nero su bianco. E presto avrà modo anche lei di leggere tali dichiarazioni. Così da farsi persuaso che noi non ci siamo inventati nulla.

Comunque, dopo i vari avvertimenti che ci sono giunti in questi giorni, compreso l’agguato che ho subito davanti al Bar Due Palme di Cosenza, da parte di due ragazzotti che mi chiedevano conto proprio del perché avevo scritto quell’articolo su di lei, apprendo con piacere che ha cambiato metodi.

Un “approccio”, quello dei ragazzotti, che è finito con qualche schiaffone reciproco, cosa che hanno visto tutti, compresi i titolari del bar, e come tanti altri avvertimenti non abbiamo denunciato. Perchè non andiamo a piangere alla questura, che tra l’altro non ci darebbe neanche ascolto. Anzi ci venderebbero subito al primo malandrino utile. Perché noi non siamo “giornalisti” di grido.

Se avessimo voluto denunciare tutte le minacce che abbiamo ricevuto, vere, non basterebbe un libro di 1000 pagine per contenerle. Ma tant’è. Apprendiamo, invece, con estremo piacere, del suo cambio di rotta, decidendo, questa volta, di avvalersi della Legge.

Infatti nella sua lettera il signor Patitucci ci fa sapere di aver dato mandato ai suoi legali di sporgere querela nei nostri confronti sia alla DDA di Catanzaro che al tribunale di Cosenza. Cosa che è già avvenuta. Bene, signor Patitucci, quello che lei dice ci fa piacere, per una volta almeno non saranno nè le pistole nè gli agguati a risolvere una questione che solo un giudice può risolvere. Un passo avanti culturale di non poco conto.

Insieme a questa lettera il signor Patitucci ci ha inviato i motivi della denuncia a firma del suo avvocato Marcello Manna che noi abbiamo già provveduto a dare ai nostri legali. E che per motivi di giustizia non possiamo pubblicare.

GdD