Calabria 2021. Il Pd è nudo e De Magistris lo aspetta al varco

Nella battaglia politica per la Calabria oggi abbiamo una certezza: il Pd è nudo. Così nudo da non avere alternativa a buttarsi tra le braccia di De Magistris, che ha in mano la carta giusta per aspettarlo al varco e tenere in pugno tutti gli impresentabili che fanno parte di questo caravanserraglio: la città di Napoli. Sull’altare della metropoli partenopea i pidioti sacrificheranno giustamente la Calabria e ordineranno ai portatori di voti di “annullarsi” e di sostenere il sindaco di Napoli nella sua lotta per cacciare la peggiore destra italiana dal posto in cui ancora adesso si trova dopo il penoso successo di gennaio 2020, deciso in larga parte anche dal Pd con le sue “non scelte”.

Nicola Irto da Reggio, figlioccio della massomafia e delle capriole di Minniti ma anche dei progetti di gente come Mimmetto Battaglia, Seby Romeo e Ninuzzu De Gaetano avrebbe voluto ricevere un’investitura senza senso, che sarebbe servita soltanto a rialimentare le faide tra capibastone, falsi tesserati e anagrafi allegre degli iscritti. Insomma, il solito menage che da vent’anni a questa parte prevede l’alternanza massomafiosa del sistema, formato da un centrodestra e un centrosinistra solo formalmente avversari ma perfettamente in accordo per depredare il denaro pubblico ed arricchirsi fino allo schifo: Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti, Oliverio, Santelli… Tutte facce di una stessa medaglia massomafiosa. De Magistris significa invece discontinuità e a questo punto ormai tutti hanno capito, anche nel Pd, che non ci saranno più pietosi pupazzi alla Irto per continuare la falsa alternanza che va avanti ormai dalla notte dei tempi.

Oggi il Pd calabrese è una banda tragicomica di dinosauri anacronistici che sanno bene di non contare nulla nell’agone nazionale e che saranno “eliminati” senza nessuna contropartita. Del resto, le facce che sono state scelte per rappresentarlo sono tutte un programma. Stefano Graziano, alias Mario Merola, che in virtù della straordinaria somiglianza con l’artista napoletano, forse anche involontariamente impersona la “sceneggiata” nel senso più retrivo del termine. Nicola Oddati, che, da commissario del commissario, si limita a riunioni carbonare al Nazareno, al pari di un “club privè” per pochi eletti selezionati dove a spogliarsi però è il segretario nazionale di turno, che ovviamente non comanda nulla, schiavo com’è delle correnti… Prima Zingaretti, che ha evitato quasi chirurgicamente la Calabria e adesso anche Letta, che non vede l’ora di levarsi dalle palle la “patata bollente”. A comandare in realtà sono Orlando e Franceschini, che imporranno ai loro galoppini impresentabili calabresi di mettersi a disposizione di De Magistris senza rompere i coglioni. 

Palla Palla, al secolo Mario Oliverio, dopo anni di concezione e gestione padronale del Partito Democratico calabrese, del suo simbolo e delle sue risorse, ha già mandato a quel paese Minniti, Nicola Adamo e la moglie, che essendo stati sputtanati da De Magistris ai tempi di Why Not, si sono battuti al massimo per contrastarlo. Oliverio si è messo a disposizione e al massimo “presenterà” qualche sua “terzafila” che non fa male a nessuno. Del resto, il risultato delle urne del 2020 aveva già detto chiaramente che il Pd avrebbe fatto una “figura” migliore riaffidandosi al “puzzone” piuttosto che sbracare in quella maniera ingloriosa con Pippo Callipo. E oggi Palla Palla si prende la sua vendetta.

Se dovessimo dare un consiglio a De Magistris su come gestire la questione del Pd, gli suggeriremmo di utilizzare il “modello Emilia Romagna” ovvero imporre a questa gentaglia di non mettere il simbolo del partito nelle liste che faranno, ma di “nasconderlo” con liste civiche e con persone che siano dignitose anche se provengono da quella melma. Sarebbe la punizione ideale per una melassa che non ha veramente motivo di esistere e che di fatto qui in Calabria non serve più a nulla.