Le mosse e le contromosse nella partita per il Quirinale

(Max Weber*  MF-Milano Finanza) – Molti politici e commentatori si fingono scandalizzati per la presunta irritualità del dibattito circa il prossimo inquilino del Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella, con l’ apparente candore che cela una ferrea determinazione, ha affermato il contrario.

Si è definitivamente negato all’eventualità di una sua rielezione, per ribadire che l’ eccezione rappresentata dal secondo mandato di Giorgio Napolitano non deve diventare una regola. Ma ha anche ricordato che mancano otto mesi al termine del suo laticlavio e che quindi ogni ragionamento politico circa la sua successione è non solo legittimo ma doveroso.

Del resto quei commentatori e quei politici che arricciano il naso, sono pronti a sostenere che no, Mario Draghi non può salire al Quirinale perché ha tanto lavoro da fare a Palazzo Chigi e le cancellerie europee ed atlantiche lo vogliono lì fino alla fine della legislatura. Niente di più sbagliato e capzioso.

Entro la fine dell’ anno Draghi avrà, con successo, portato a termine il suo mandato che consisteva nella messa in sicurezza del Paese; innanzitutto sul piano sanitario perché, con la probabile vaccinazione della popolazione scolastica la pandemia sarà di fatto debellata e tutte le attività economiche e sociali saranno ripartite;

il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato inviato alla Commissione, a luglio arriverà la prima tranche, il 13%, dei finanziamenti spettanti all’ Italia e cioè circa 30 miliardi di euro; i provvedimenti relativi alla digitalizzazione, alla semplificazione amministrativa, alla crescita sostenibile stanno per essere adottati; le proposte di legge relative alla riforma della giustizia, alla legge annuale antitrust inizieranno il loro iter entro luglio; così come entro l’ inizio dell’ estate sarà approvata la governance del Pnrr, che dovrà assicurare celerità, efficienza e trasparenza nella gestione dei fondi e dei progetti connessi, da adesso al 2026, anno in cui i soldi dovranno essere completamente impiegati e spesi.

La legge di bilancio, che sarà presentata in autunno per essere approvata entro dicembre, consentirà al presidente del Consiglio di collocare la traiettoria economico-finanziaria del Paese su un sentiero di crescita che metta in sicurezza i conti pubblici; e costituirà l’ ultimo atto del governo Draghi prima della convocazione del Parlamento in seduta comune per l’ elezione del nuovo presidente della Repubblica, che comunque vada costituirà una cesura rispetto all’attuale fase politica.

L’ elezione di Draghi costituirebbe l’ unico e necessario modo per dare continuità al successo dell’ azione del suo governo e assicurare alle cancellerie europee e atlantiche, agli investitori, alla finanza di mezzo mondo che, per almeno sette anni, l’ Italia sarà comunque guidata al meglio.

Infatti, qualora dopo l’ elezione, auspicabilmente alla prima votazione, di Draghi al Quirinale le Camere venissero sciolte, il presidente del Consiglio cui Draghi attribuirà l’ incarico di formare il governo, difficilmente potrà prescindere dalle indicazioni del capo dello Stato; sia per quello che riguarda la formazione del governo che per la prosecuzione del sentiero politico ed economico attualmente intrapreso.

Qualora invece, dopo l’ elezione di Draghi, emergesse la volontà della maggioranza dei parlamentari di percorrere anche l’ ultimo anno della legislatura, cosa non improbabile visto che, per vari motivi, almeno la metà di deputati e senatori non rientrerebbero in Parlamento, potremmo sperimentare un assetto politico indubbiamente interessante.

Il nuovo presidente della Repubblica potrebbe trovarsi nelle condizioni di confermare il suo governo, limitandosi a designare un nuovo presidente del Consiglio di sua fiducia; col consenso dell’ampia maggioranza che lo sosteneva in qualità di capo del governo e che l’ avrebbe votato capo dello Stato, ci potremmo trovare in una situazione istituzionale assai simile all’ attuale Quinta Repubblica francese, in cui il presidente Emmanuel Macron designa il presidente del Consiglio ma rimane la guida effettiva dello Stato (qualcuno ricorda chi è adesso il premier francese?).

Quindi il modo migliore per consentire a Draghi non solo di portare a termine ma di continuare nell’ opera salvifica intrapresa è quello di farlo salire al Colle già dal prossimo gennaio, auspicabilmente con voto unanime delle Camere riunite in seduta comune.

L’ equilibrio e l’ imparzialità, uniti a competenza e senso politico non comuni, con cui sta gestendo brillantemente questa fase così difficile, convinceranno tutte le forze politiche a consegnare a Draghi le chiavi del palazzo del Quirinale, regalando agli italiani e agli osservatori esteri un settennato di speranza, fiducia e solida crescita economica.

*dietro lo pseudonimo si cela un grand commis di Stato