Ho conosciuto il dottore Carlo Zanolini quando ha lavorato al Cosenza Calcio e ne conservo uno splendido ricordo di medico impegnato e “tifoso” e so bene che è sempre stato uno dei medici più bravi in servizio all’Annunziata. Prima di lui ho conosciuto suo padre Ruggero, un imprenditore che aveva l’accento del Nord ed è stato tra i primi a “finanziare” squadre di bambini e di ragazzi, in una delle quali giocavo anch’io. Parliamo dunque di una famiglia con grandi valori.
Oggi Carlo Zanolini vive la difficile realtà dell’Annunziata e, giustamente dal suo punto di vista, non ha gradito l’ultimo articolo del nostro Pasquale Rossi, che ha toccato con mano come si vive una notte al Pronto Soccorso. Ne è nato questo botta e risposta che è da leggere tutto d’un fiato perché concepito da due persone LIBERE che esprimono LIBERAMENTE il loro pensiero
(g. c.)
Caro signor Rossi, deduco, dal suo articolo, di una sua frequentazione recente del Pronto Soccorso dell’Annunziata, relativa a problemi di salute di un suo conoscente… poi operato … Mi spiace farle notare che:
non tutti i medici infermieri e tecnici dell’azienda sono stati assunti perché raccomandati;
che la struttura ospedaliera si regge grazie al sacrificio quotidiano di centinaia di persone, umili, forse con scarsa cultura (le rammento che la forza lavoro ha una età media di 50 anni !) spesso poco educati ma che fronteggiano, da soli (le ricordo che siamo al 50 % dell’organico !) 350 accessi quotidiani al Pronto Soccorso, spesso per sciocchezze;
che il territorio (ASP) non filtra nulla, né a livello dei cosiddetti spoke che in sede di medicina di base;
che il piano di rientro ha impedito, per 8 anni, l’espletamento dei concorsi, e che solo adesso alcuni di essi sono stati espletati, sanando, peraltro parzialmente, moltissimo personale precario (anche ultra decennale !);
che ancora mancano ( ? ) un numero spropositato di direttori di Unità Operative Complesse, con tutto ciò che ne consegue;
che la cittadinanza, chiamata all’appello più volte dal personale dell’azienda, si è ben guardata dal partecipare ai nostri scioperi e alle nostre battaglie lasciandoci soli, come Lei del resto … e potrei andare avanti ancora per ore.
Il suo dovere di giornalista, a mio modesto parere, richiederebbe una attenta valutazione dei fatti, una verifica sul campo, una inchiesta seria ed approfondita, con numeri, delibere, dati, prestazioni, un incontro con la dirigenza e poi la stesura dell’articolo, laddove sarebbe tenuto, per come ci insegna il grande giornalismo americano, alla neutralità, lasciando al lettore la valutazione dei fatti e un giudizio di merito finale.
Ma tant’è, Lei si erge a censore di tutto e di tutti utilizzando vocaboli roboanti, ingiurie, ricordando che la maggior parte dei medici dell’ospedale vivacchiavano a Piazza Kennedy, da lei etichettati come i più scarsi ! Questo è fare il giornalista neutrale? Colui che racconta i fatti e lascia al lettore il giudizio finale?
Sa cosa le consiglio, signor Rossi? Vada a vivere al Nord, a Milano, dove la classe medica, per lo più di origine meridionale, gestisce la sanità ! Vada al Nord dove però alcune strutture ospedaliere operavano malati per patologie inesistenti ma molto renumerative, lucrando e rubando centinaia di migliaia di euro ai cittadini e, badi bene, spesso meridionali, attraverso la mobilità passiva ( lo sa cosa significa ? ).
Lo sa che forse qualcuno ci vuole ancora in piano di rientro per questo motivo ? La prossima volta, caro sig. Rossi, la prego di essere meno eclatante, a pesare bene le parole che usa nei suoi articoli, di accertare con competenza le sue informazioni e di intervistare sul campo gli addetti ai lavori. Forse, allora, capirà il senso di frustrazione, di rabbia, di sofferenza che ogni giorno noi operatori patiamo aprendo il giornale e leggendo di notizie che ci riguardano.
Noi da soli e voi da soli non andremo da nessuna parte. Lei dovrebbe, come cittadino responsabile, farsi promotore di iniziative atte al miglioramento delle strutture sanitarie, di proposte di cambiamento, di stimolo alla meritocrazia e alla competenza e non solo di facili, incomplete e strillate frasi ad effetto.
La saluto ….sperando di vedere pubblicata la mail …. al suo prossimo articolo!
Carlo Zanolini
Gentile dottor Zanolini, capisco il suo dispiacere e, ancor di più, la sua frustrazione per le cose che ho scritto, ma sono contento che abbia trovato il coraggio civico di scriverlo pubblicamente.