Cosenza, la storia racconta: Sonzogni che si avverano

da Cosenza Sport – 11 maggio 2009 – 

di Edoardo

“Quest’anno, dovremo aggiornarci di più. Che della Serie C non se ne sa mai niente”. Il mio amico Attilio per telefono era stato lapidario. Giugno 1997, scuola appena finita: fimmine, interrogazioni e pallone i discorsi. Di questa cosa (semi) sconosciuta chiamata terza serie, noi, avevamo soltanto un pertugio piccolo così nel catasto confusionario delle nostre memorie di pargoli. Troppo lontana la mitologica ascensione del 1987-88 e papà che mi porta allo stadio per la prima volta e Gianni Di Marzio e l’uomo Del Monte che ha detto B e la trasferta di Monopoli e la Reggina dietro il culo. “Noi”, d’altronde, che negli anni Novanta eravamo adolescenti, la famosa generazione “X”, quella orfana dei partiti e delle grandi idee, aggrediti dalla massificazione e dall’ex massone della P2 arrivato al governo, eravamo di bocca buona.

Il Cosenza in Italia lo conoscevano tutti. E la seconda serata nel giorno del Signore, alla “Domenica Sportiva”, mica era raro vedere i Lupi giaccaecravatta in braccio a mamma Rai. Ovviamente, era più fresca la cocente annata appena trascorsa. E chiru luardu i Lantignotti che ci aveva bucato a Padova. Attilio, lui che c’era stato, in quella chiamata mi raccontò pure dell’amaro, agghiacciante ritorno dei mille: le lacrime di Marulla, Lucarelli ca era nu signore. 

Insomma. prima partita casalinga e non andiamo oltre il pari con la Battipagliese, sole che picchiava che manco. “Noi non siamo salernitani”, avevano alzato uno striscione con questo messaggio i tifosi ospiti, salvo poi cantare “chi non salta è cosentino” al ritorno, quando vincemmo grazie ad un incredibile Mazzoli. Come? Noi siamo il Cosenza Calcio e arrivano questi rovinati a guastarci la festa? Eh sì, perché quell’anno, non so perché, si respirava entusiasmo. Vuoi che un po’ l’entusiasmo l’avevamo perso per via di annate vergognose nei cadetti, fra partite dubbie, malavita, la tragedia di Catena, l’omicidio di Denis Bergamini…

Vuoi che ci eravamo sbarazzati di una certa famazza dello spogliatoio: Alessio (e i paccari raccolti), Bonaiuti, Voria, Circati… Abbiate pazienza, con questa gente, il copione finale era già bello e scritto. L’iniezione di facce nuove ebbe davvero l’esito della scossa.

Certo, Giuliano Sonzogni, quando arrivò, non lo conosceva nessuno, ma proprio nessuno. Eppure il suo fu il più bel calcio giocato da uomini con la maglia rossoblù addosso ed il lupo al petto. I migliori, due ragazzi. Uno dai natali esotici, di Maracaibo, e l’altro di Cosenza, che in Sila avevamo partecipato allo stesso torneo! Massimo Margiotta diventerà il capocannoniere del torneo. Stefano Morrone la stella della squadra e purtroppo quella del calciomercato: in Serie A, ahinoi, avremmo potuto arrivarci insieme. Ma anche il cuore di Vincenzino Riccio, la follia di Soviero, la classe di Bega, le diagonali di Apa, la velocità di Tatti, le “paschettate” di Paschetta e la fasciatura di Montalbano. S’era fatto male al braccio e poi la medicazione non se l’era più tolta fino a fine campionato: si dice che portasse bene.

Aniello Parisi e Mimmo Toscano, inoltre, vi dicono qualcosa? Oltre a qualche scazzo, immancabile, tra il mister e fronde di dirigenza e tra il mister e un calciatore. Fatto sta che la ricetta è buona. Ambiente, squadra, risultati e curva. Tanta curva sud. Dove le divisioni si rimarginano e il gruppo si rifonda con un’anima unica. Il nuovo striscione “Nuclei Sconvolti” che abbracciava finalmente quei gradoni che l’avevano visto nascere 15 anni prima, ha marchiato la mia percezione di supporter. E non solo. Perché 16 anni si “viaggiano” una volta sola. Senza dimenticare “Tam Tam”. Che dico, dimenticare non si può “Tam Tam”. Non è possibile. E’ palestra di scrittura, è pensatoio che ti apre la testa, è voglia di emulazione, come raccontava Claudio Dionesalvi della Nuova Guardia, che cercava di assimilare linguaggi e feticci dei primi Sconvolti.

Beh, “Tam Tam” nell’anno della rinascita festeggia i suoi dieci anni di vita e si regala una veste grafica da giornale vero, registrato in Tribunale. Le firme sono di prestigio assodato per la città, anche se qualcuno oggi si finge intellettuale. Il numero “0” lo tengo conservato come una reliquia. era il 21 dicembre 1997, copertina “A volte ritorniamo”. L’unica cosa storta, quel maledetto derby di Coppa Italia di Serie C. Due a uno all’andata alle due del pomeriggio al “Ceravolo”, uno a zero in casa sotto il diluvio universale. Eliminati. E mannaia, eravamo una serie sopra noi! Pazienza, la gioia della promozione cancellerà tutto, o quasi. La seconda partita stagionale la vinciamo a Gualdo Tadino. Tre pappine a zero. La scalata comincia da lì. Praticamente sempre in testa, impressionante. Tanto che il famoso film della rimembranza va così veloce che tutti i risultati non li ricordo. Ricordo l’inizio e ricordo la fine. Cosenza-Turris e la coreografia con centinaia di stendardi marchiati “NS” con la pampina enorme. Anche quello, conservato.

Che anno, quell’anno! Per la città che rinasce con Giacomo Mancini sindaco e si atteggia a capoluogo europeo, per il tifo, la squadra, per me…

PRESENZE E RETI

APA 11; BEGA 26; CONSAGRA 4; DI GENNARO 1; FLORIO 5 (1); FRESTA 29 (6); FURIANI 8; LOGARZO 28 (1); MALAGO’ 18; MANCA 6; MARCATTI 9 (1); MARCHETTI 2; MARGIOTTA 33 (19); MAZZOLI 23 (3); MONTALBANO (33); MORELLO 15; MORRONE 18 (1); MOSCARDI 30; PARISI 20 (1); PASCHETTA 29; PIEROTTI 2; RICCIO 34; SOVIERO 33; TATTI 26 (6); TOSCANO 26 (4).