Rende, il Polifunzionale per non vedenti sarà l’ennesima incompiuta?

Se a Cosenza abbiamo il “percorso tattile ad ostacoli” e le problematiche annesse in materia di disabilità (delle quali vi abbiamo già parlato), nella vicina Rende le cose non vanno certo meglio. Anche qui andrebbe fatto un lavoro serio per l’abbattimento delle barriere architettoniche; oltre ad un rifacimento delle strade strapiene di buche, mattonelle disconnesse e marciapiedi malandati, che ostacolano il percorso dei non vedenti.

Ogni tanto, poi, anche a Rende spariscono i chiusini. Lo scorso maggio a tal proposito, ricordiamo il triste episodio di un uomo non vedente che è caduto nel vuoto di un tombino aperto, riportando non solo gravi danni fisici, ma anche morali. L’uomo, infatti, è rimasto sotto shock per non aver avuto la possibilità di rendersi conto di cosa stesse succedendo a causa della sua cecità.

E c’è la questione del discusso “Polifunzionale di alta specializzazione per l’integrazione sociale dei ciechi pluriminorati” in costruzione da tempo, nel quartiere Villaggio Europa. L’edificio dovrebbe ospitare: un centro oftalmico, un centro filotecnico, un centro amministrativo, il centro per l’autonomia e la mobilità, un centro accompagnamento disabili, residenze per studenti non vedenti, residenze per anziani non vedenti, una palestra sportiva e riabilitativa, una piscina riabilitativa, un auditorium, una sala multimediale, una biblioteca braille, un bar ristorante, aule informatiche e aule per la formazione professionale.

Interamente autofinanziato dall’Unione Ciechi ed Ipovedenti (per una spesa di 800mila euro per realizzare il primo plesso che doveva già essere inaugurato), il centro non ha pesato per niente sulle casse comunali rendesi, né su quelle regionali. Ora però la costruzione si è arrestata a causa della mancanza di fondi.

Sarebbero necessari altri 2 milioni e mezzo di euro per completare l’opera, ma né la Regione né il Comune di Rende si sono pronunciati per dare un sostegno.

Ricordiamo la legge 284/1997 che ha concesso finanziamenti alle Regioni per la realizzazione e la gestione di centri per l’educazione e la riabilitazione visiva da attuare mediante convenzione con centri specializzati, per la creazione di nuovi centri dove questi non esistano ed il potenziamento di quelli già esistenti.

Per il polifunzionale di Rende tale legge non è stata considerata.

In particolare nell’art. 1 e 2 si legge:

  1. Alle iniziative per la prevenzione della cecità e per la realizzazione e la gestione di centri per l’educazione e la riabilitazione visiva è destinato, a decorrere dall’esercizio 1997, uno stanziamento annuo di lire 6.000 milioni. 

  2. Lo stanziamento di cui all’articolo 1 è destinato, quanto a lire 5.000 milioni, alle regioni per la realizzazione delle iniziative di cui al medesimo articolo, da attuare mediante convenzione con centri specializzati, per la creazione di nuovi centri dove questi non esistano ed il potenziamento di quelli già esistenti.

Come accade in Italia per altre questioni, il quadro che oggi abbiamo rispetto all’applicazione della Legge 284 è quanto mai variegato. Ci sono Regioni che hanno accolto in pieno lo spirito della legge (ovviamente non la nostra) e hanno cercato di portare a termine un programma di capillare presenza dei Centri di riabilitazione. Altre hanno avallato l’esistente. Altre ancora hanno fatto un programma che è rimasto sulla carta e non ha trovato alcun riscontro nella realtà, come nel caso del nostro centro a Villaggio Europa.

Eppure le colate di cemento a Rende aumentano e le speranze di veder completato un centro importantissimo per i non vedenti diminuiscono.

Questo perché i finanziamenti finalizzati, che da tempo hanno perso il loro vincolo di destinazione, sono finiti negli indistinti fondi sanitari regionali e recentemente hanno registrato una riduzione vicina all’azzeramento.

Ecco quindi l’obiettivo da perseguire non solo per i centri, ma soprattutto per le organizzazioni: battersi per il recepimento della riabilitazione visiva per i ciechi e gli ipovedenti nelle normali strutture di servizio garantite ai cittadini, reclamando quindi i diritti che spettano a tutti i disabili visivi.

Valentina Mollica